“Squallido malaffare in capo a chi del pubblico potere sembra aver fato, e non da ora, mercimonio economico”. Il riferimento è ad Alberto Di Marzo, sindaco di Pantelleria arrestato ai domiciliari con l’accusa di corruzione aggravata. Di Marzo è stato sospeso dalla carica dal Prefetto di Trapani. Per lui è un ritorno al passato perché è stato già arrestato nel 2002, quando anche allora era sindaco, con l’accusa aver compiuto estorsioni a danno di imprenditori in un contesto dove – secondo la Squadra Mobile di Trapani - “un gruppo di potere usava metodologie di tipo mafioso” per gestire l’isola di Pantelleria. In tasca la mattina del suo arresto gli trovano fogli di carta con cifre e nomi, che per gli inquirenti erano una sorta di libro mastro delle estorsioni. Di Marzo finisce sotto processo e viene condannato in primo grado a 3 anni e 4 mesi. In appello viene assolto perché “non ha commesso il fatto”. Ma il Comune non si salva, viene sciolto per mafia. Tutto poi torna come prima, nel 2010 Di Marzo si ricandida e sale di nuovo al municipio.
Nelle vicende dei giorni nostri ci sono aspetti inusuali, per quelli che possono essere i consueti fatti di corruzione. Non è il solito caso di mazzette. Anche la Procura si sorprende.
Tutto parte da Ernesto Emmolo, imprenditore di Alcamo nel settore edile. Emmolo e Di Marzo sono amici di vecchia data. I rapporti di lavoro tra i due risalgono alla prima sindacatura di Di Marzo.
Sono tanti i lavori fatti dalle ditte di Emmolo nell’isola. Durante la precedente sindacatura di Di Marzo la CoSeC di Emmolo realizza dei lavori di urbanizzazione in contrada Kazen. Un lavoro da 3 miliardi di vecchie lire. Tanti soldi, considerando quello che può essere il tessuto economico di un’isola come Pantelleria. Ai Pm Emmolo racconta di aver consegnato al sindaco una mazzetta da 120 milioni di vecchie lire per quel lavoro. Già, perché, Emmolo, nel settembre 2011 va dai Pm e racconta tutto. Si auto accusa di essere un corruttore, finisce anche lui nel registro degli indagati, e accusa Di Marzo di essere il corrotto. Il fatto scatenante però non è l’appalto di dieci anni prima. È più una questione di famiglia.
Emmolo ha un figlio, Dario, fa l’ingegnere idraulico. Dopo la rielezione di Di Marzo a Pantelleria, Emmolo si reca sull’isola. Sono vecchi amici, tra loro si parlano francamente. L’imprenditore alcamese chiede al sindaco di far assumere il figlio al Comune in un ruolo tecnico dell’ente adeguato alla sua qualifica, non sarebbe stata una cosa definitiva. Serviva soprattutto per fare curriculum. Il padre non racconta niente al figlio, che la procura descrive come persona “mite ma scarsamente duttile”. Non avrebbe accettato le mosse del padre. È il 10 giugno 2010, sono passati appena dieci giorni dall’insediamento di Di Marzo a sindaco dell’isola, quando Emmolo gli porta i soldi: 10 mila euro. Di Marzo non è soddisfatto e sapendo che la famiglia di Emmolo è titolare di una gioielleria ad Alcamo gli chiede in più un gingillo per la moglie. Un ciondolo contornato da rose “coronè” da 800 euro. Cosa non si fa per l’amata. Emmolo glielo porta e dopo un po’ il figlio viene assunto al Comune di Pantelleria, senza la necessità per l’ente. Il tutto sarebbe stato solo un anticipo. Per far diventare il figlio dirigente-capo settore occorrevano altri 40 mila euro, spiega Emmolo agli inquirenti.
Ma questi non verranno mai dati, perché nel frattempo le cose si complicano. L’ingegnere appena assunto non è un granché a lavoro. Gli scontri col suo superiore, il geometra Gambino, sono all’ordine del giorno. Una situazione che spinge Emmolo padre, sollecitato dal figlio, a parlare con Di Marzo che trasferisce l’ingegnere in un altro settore, poi gli riduce le competenze, ancora lo fa tornare al settore d’origine. Cerca di riparare anche ai suoi errori. Non sa a chi dare conto: al suo staff o al raccomandato? Ai dipendenti comunali il motivo dell’assunzione dell’ingegnere apparve subito chiaro, come raccontano ai Pm lo stesso Gambino e la vice segretaria comunale Rotondo. Non solo i dipendenti comunali ma anche la popolazione di Pantelleria si fece l’idea. A dire della Rotondo l’inettitudine di Dario Emmola venne subito alla luce, tant’è che Gambino propone di sorvegliarlo per evitare che combinasse impicci. Come poi succede. Racconta Rotondo che faceva un uso frequente e disinvolto delle procedure di somma urgenza. Nel frattempo a luglio 2011 scadeva il contratto iniziale per l’ingegnere alcamese. Il sindaco, racconta ai pm Emmolo padre, chiede altri soldi per l’assunzione definitiva. L’imprenditore alcamese si arrabbia, lo stipendio del figlio è anche troppo basso. Il patatrac arriva ad agosto, al ritorno dalle ferie. Perché Dario Emmolo riceve una prima contestazione sull’anomala richiesta di finanziamento da 7 milioni di euro fatta alla Regione per i lavori al depuratore. Una seconda gli arriva perché si sarebbe messo in ferie senza averlo concordato con i suoi superiori. A questo punto è troppo. Il licenziamento è alle porte. Di Marzo glielo comunica. Emmolo padre va in Procura e vuota il sacco.
Francesco Appari