Racconta la sua storia, i rapporti col sindaco Di Marzo, arrestato per corruzione. Le mazzette che gli ha dato in passato, quelle più recenti. L'assunzione del figlio come funzionario al Comune di Pantelleria. Riferisce anche la vox populi, quel sistema malato nell’isola. Sa bene Emmolo che si sta anche accusando da solo.
Dopo qualche giorno parte per Pantelleria. Ad aspettarlo c’è il sindaco Di Marzo. Non va sull’isola impreparato, ha con sé un registratore. Ovviamente parlano della situazione dell’ingegnere. A breve si aprirà il procedimento per il licenziamento ed Emmolo padre non è molto felice della cosa: un licenziamento di quel tipo lascerebbe una macchia indelebile sulla carriera del figlio. Anche Di Marzo se ne dispiace: “un provvedimento del genere…potrebbe…molti concorsi pubblici pongono questa condizione, di non aver avuto provvedimenti, quindi questo, praticamente, lo metterebbe nelle condizioni di non poter partecipare a concorsi pubblici…e questo è veramente un danno notevole”. A questo punto Di Marzo propone la soluzione: l’ingegnere si deve dimettere. Di Marzo parla dei debiti fuori bilancio che ha provocato Emmolo figlio, “cavolate” le chiama. Non si può fare nient’altro però. Il procedimento è avviato e solo le dimissioni possono essere una discreta via d’uscita. Di Marzo parla delle “lobby” dentro il Comune, di un gruppo incontrollabile. “Questa Rotondo (vicesegretario generale del Comune, ndr) fa parte sicuramente di un gruppo incontrollabile”. Per Di Marzo è anche in combutta con il geometra Gambino. Non ci sono altre soluzioni, Emmolo parlerà col figlio per convincerlo a dimettersi.
Poi gli avanza la richiesta che non ti saresti mai aspettato in una storia di ordinaria corruzione. “Per la correttezza che ci distingue, no? Se questo si dimette un po’ di soldi me li torni indietro?”. “Certo! - risponde il sindaco – Mezza parola, non abbiamo bisogno noialtri di… mezza parola”. Emmolo vuole la conferma, per lui e per gli inquirenti all’ascolto: “cioè, tu come impegno d’onore tu, mi ritorni i soldi?”. “Ma stai scherzando? E insomma, dico, che siamo quaquaraquà?”. “Cioè… tu mi ritorni i soldi che ti ave…che ti avevo dato…giusto Albè?”. Di Marzo cerca di pararsi: “però non dobbiamo parlare di soldi dati…eh,eh… noialtri non ne dettimo solti. Non ci siamo dati soldi”.
A Pantelleria l’imprenditore di Alcamo ci va tre volte nel giro di poche settimana. Sempre col registratore addosso. Al secondo incontro con Di Marzo l’apparecchio non funziona, riesce comunque a riferire il contenuto della conversazione. Tornano a parlare della situazione del figlio. Di Marzo rinnova il consiglio di far dimettere l’ingegnere. Emmolo lo sollecita a restituirgli i 10 mila euro dati un anno prima. Il sindaco di Pantelleria poi assume un atteggiamento strano, riferisce Emmolo ai pm. Inizia a fare cenno ad un documentazione urbanistica in vista di una vendita immobiliare di cui sarebbero stati interessati i parenti dell’imprenditore. Un discorso totalmente nuovo, mai sentito. Di Marzo appare più sospettoso. Non si sa mai, tira fuori la storia del documento per poter magari giustificare il motivo degli incontri con Emmolo. Il sindaco successivamente chiede al segretario comunale Manlio Scafidi i documenti per rendere la storia più credibile.
Al terzo e ultimo incontro il registratore funziona. Si vedono vicino l’aeroporto. Di Marzo tira fuori il certificato non richiesto, non prima di alcune considerazioni meteorologiche: “sì…sì…no, acqua mette stiorno!...allura qua c’è il certificato di destinazione urbanistica…chiddru dell’aria ddra”. Emmolo annuisce, sta per un po’ al gioco. Di Marzo gli fa vedere i certificati, e con l’altra mano gli mette in tasca la busta. Gli restituisce i soldi. In tutte le normali storie di corruzione una cosa così non si era mai vista. “Tutti su Albè? Eh?”. “Meno mille”, abbassa la voce Di Marzo. “Mancano Mille?”. “Uhm! uhm!”. Di Marzo gli restituisce 9 mila euro a fronte dei 10 mila ricevuti. I due tornano poi a parlare della situazione dell’ingegnere. Deve essere convinto che rassegnare le dimissioni da dipendente al Comune di Pantelleria è la scelta giusta dopo tutto ciò che ha combinato. Emmolo torna a dire a Di Marzo: “chiuso il rapporto economico con te, abbiamo chiuso, mi hai ritornato i soldi, chiuso il rapporto con mio nipo…con mio figlio, va bene! In caso che voi lo licenziate amici più di prima nella speranze che nel proseguo della tua amministrazione possa avere la possibilità di lavorare con voi, se c’è questa possibilità c’è, se non c’è non c’è, l’importante è che noi la chiudiamo affettuosamente…”. Amici come prima, si fa per dire. Di Marzo ha la puzza sotto il naso. Anche perché, nella passata inchiesta che l’ha coinvolto era stato lui stesso a proporre ai carabinieri di mettersi una cimice addosso e registrare i colloqui con gli imprenditori Messina, implicati assieme al sindaco nell’operazione di dieci anni fa. Ironia della sorte adesso è lui ad essere registrato. Di Marzo tenta si farsi furbo, coprendo i discorsi scottanti con altri che non c’entravano niente. Fino all’ultimo, quando dice a Emmolo che continua a riferirsi allo scambio di soldi: “ma scusa un attimo, ma io dico un prestito è un prestito e si restituisce…”. Nei precedenti colloqui non era ma stato fatto cenno a prestiti.
I dialoghi tra Ernesto Emmolo e il sindaco Di Marzo sono di primaria importanza per la Procura. Ma non sono i soli elementi che accusano il sindaco pantesco. I Pm ascoltano anche i funzionari del Comune, Gambino e Rotondo. Per le gravi condizioni di salute non riescono a sentire Vito Emmolo, nipote dell’imprenditore che l’ha accompagnato a Pantelleria per un incontro col sindaco. Ascoltano invece Matteo Bucaria, imprenditore trapanese. Bucaria è stato indicato da Emmolo come titolare di una delle tante aziende che durante la precedente amministrazione Di Marzo si sono aggiudicate diversi appalti. La stessa amministrazione e lo stesso sindaco – scrive il Gip – al quale Emmolo, a suo dire, ed il fratello Francesco (oggi defunto) avevano versato tangenti. Il racconto di Bucaria sarà molto importante per dipingere il sistema malato di Pantelleria.
Francesco Appari