Quando si verifica un incidente che si rivela fatale per la vita, è sempre difficile farsene una ragione. Gli incidenti, purtroppo, accadono e sono assurdi, stroncano vite, famiglie, e scioccano intere comunità cittadine.
Passati, però, i primi naturali momenti di dolore, ci si dimentica delle cause degli incidenti, della poca prevenzione che si fa, delle campagne di sensibilizzazioni pressoché inesistenti, salvo ripiombare nell’angoscia e nella consapevolezza che qualcosa si deve fare solo quando accade l’irreparabile.
Una considerazione diversa, però, è necessaria farla stavolta. Se nell’incidente di Romeo la fatalità sembra avere il sopravvento, anche se ogni incidente è attribuibile quasi esclusivamente ad una condotta errata dall’auto o della moto, ad un errore umano quanto accidentale che sia. Nel secondo caso di Via Vecchia Mazara, c’è qualcosa che non torna. Ho visto il luogo dell'incidente, non bisogna essere dei periti per capire certe cose.
La questione è semplice. Su quella strada, come in tantissime altre arterie marsalesi, i pali della luce sono ai margini inesistenti della carreggiata. Sono praticamente all’interno di questa, e spesso nascosti dall’erbacce. Tutto ciò è sicuramente un ostacolo alla circolazione, e un palo è l’ elemento più pericoloso che possa trovarsi davanti ad un’auto o a una moto (sia che il suo conduttore indossi o meno il casco, e questo va sempre indossato e ben allacciato, le conseguenze in genere sono gravissime). Solo in alcuni punti, nella zona più a nord della strada (come potete vedere nelle foto qui sotto ) si trovano sui marciapiedi, che in quel caso delimitano la carreggiata.
Quei pali, insomma, è lecito o meno che siano lì? In una strada, che già sappiamo essere una delle più pericolose della città e teatro di gravissimi incidenti, anche mortali, come in questo caso. Visto che la strada in questione è delimitata da muri, perché i pali non vengono installati dietro? Rispondere al quesito, su cosa sarebbe accaduto se il palo si fosse trovato al di là del muretto è impossibile. Con i se e con i ma non si risolve nulla, e non si ridona la vita al povero Andrea.
Ma troppi se si aggiungono a questo. Se i guard rail non ci fossero stati, dove hanno causato la morte di motociclisti, che, anzichè trovare riparo, sono stati uccisi dalla barriera di metallo. Se ci fosse stata l’illuminazione su quei viadotti - e in Italia è successo parecchie volte - dove molte persone hanno perso la vita, perchè cadute nel vuoto, dopo un semplice guasto all’auto, per cercare di mettersi in salvo. E se i sottopassi fossero stati fatti a regola d’arte, non avremmo avuto decine di morti annegati in auto, per un violento temporale autunnale.
Quando si tratta di queste vicende, siamo sempre allo stesso punto nel nostro paese, con nessuna responsabilità in campo. Come se quelle strade, gallerie (a proposito, la galleria dello scorrimento veloce Birgi-Marsala è nuovamente al buio, ma nessuno si è premurato di sistemare immediatamente l’impianto d’illuminazione) guard rail, pali, muretti, viadotti al buio e sottopassaggi, fossero stati progettati, appaltati e costruiti dal destino… e non dagli enti preposti, con tanto di controlli che dovrebbero avere come unico obiettivo la sicurezza pubblica.
La vita di Andrea, come quella di Vincenzo, e tutte le altre che si sono spente sulle strade marsalesi, non possono essere dimenticate e soprattutto devono servire da monito per la sicurezza stradale. Tutti: Istituzioni, forze di polizia, famiglie, associazioni, scuole, dovrebbero mobilitarsi per questa che deve essere una battaglia di civiltà. Perché non è da paese civile quello che accade sulle nostre strade.
Carlo Rallo