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16/07/2012 06:19:42

Il nostro viaggio dentro il carcere di Marsala

Questa frase, tratteggiata con la grafia acerba di chi non ha confidenza con la scrittura, fa bella mostra in un foglio di carta A4 appeso in una parete della prima cella del carcere di Marsala, in piazza Castello. La nostra redazione ha chiesto ed ottenuto tramite l'avvocato Diego Tranchida, presidente della Camera penale di Marsala, una visita all'interno della casa circondariale per capire quali sono le condizioni reali della struttura, dei detenuti e del personale che lavora al suo interno. Siamo stati accompagnati dal capo degli agenti di Polizia Penitenziaria Baldassare Di Bono, dal cappellano del carcere Jean Paoul Barro, dall'avvocato Tranchida e dal presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, Gianfranco Zarzana. Con noi c'erano anche i colleghi del Giornale di Sicilia e de La Sicilia.

E' buffo pensare che fino a qualche mese fa Marsala doveva avere due carceri, uno in funzione ed uno in costruzione. Il decreto legge firmato il 6 Maggio scorso dal Ministro degli Interni Severino ha tagliato una serie di nuove costruzioni penitenziarie, incluso il nuovo carcere di Marsala, ed ha disposto anche la chiusura della vecchia casa circondariale, dove i detenuti scontano residui di pena per sentenze passate in giudicato o sono in attesa di giudizio. La spending review che ha salvato il Tribunale e la Procura di Marsala non ha intenzione di abbassare la guardia sulle nostre patrie galere.

 

Cosa ne pensano i detenuti? "Io ho 31 anni, entro ed esco dal carcere da quando ne avevo 18 - racconta Salvatore (nome di fantasia) - ma adesso voglio ricominciare una nuova vita. Sono ancora giovane e qui sto scontando vecchie pene residue. Mi trovo bene, la televisione si vede benissimo da quando c'è il digitale terrestre. Prima stavo rinchiuso a Trapani e nella cella c'erano gli scarafaggi grossi, quelli rossi delle fogne. Certi giorni c'erano anche i topi e d'inverno non funzionavano i riscaldamenti. Qua è tutto a posto ".

Il nostro carcere dispone in totale di otto celle, con posti da nove e da sei. Dovrebbe contenere 37 detenuti ma in questo momento sono presenti 48 reclusi, con un margine di tolleranza che può arrivare fino a 60. Le celle della sezione ordinaria si trovano al primo piano della struttura. Per arrivarci contiamo 18 gradini, un metal detector e quattro cancelli di sicurezza. L'atrio è grande, in pratica si tratta dell'antico chiostro del castello.

Salvatore divide la cella con altri otto detenuti. E' la prima di tutte. Le brandine sono sistemate in fondo alla stanza, quasi 30 metri quadrati. Nella parte alta della parete frontale c'è un'apertura foderata con le grate per far entrare l'aria e qualche spruzzo di luce: lo dimostra il colore del prezzemolo coltivato in cella, è più giallo che verde. L'arredamento è completato da una serie di "stipetti" con la formica giallo-arancione, per conservare gli effetti personali. Sono ordinati questi detenuti. Un piccolo disimpegno separa la cella dal cancello blindato. A sinistra c'è il bagno mentre nella parete destra ci sono due vecchi bastoni per le scope incastonati nel lato lungo per appendere ciabatte, pantofole e scarpe. Improvvisato e funzionale, come il posacenere. "Al Pagliarelli di Palermo il posacenere costa 1 euro - ricorda Salvatore - ma qua non lo vendono e quindi ce li costruiamo noi, perchè in fondo siamo geniali". Salvatore strizza l'occhio e spiega come si assembla un posacenere da carcere: bisogna prendere cinque pacchetti di sigarette vuoti e avvolgerli singolarmente con la carta stagnola presente all'interno. In un pacchetto, quello destinato a diventare la base del posacenere, viene inserita una saponetta: questo permetterà alla superfice superiore della base di mantenersi sempre "umida ma non troppo" in modo da spegnere le sigarette senza bruciarla. Gli altri quattro pacchetti vengono disposti lateralmente e il gioco è fatto.

Ore 9:00, tutti nell'atrio. Il muro contiguo con la via Amendola è stato affrescato con un tema caraibico da un ex detenuto, lo stesso che ha dipinto Spiderman, gatto Silvestro e altri personaggi dei cartoni animati nella sala colloqui dove si ricevono i familiari. I detenuti possono trascorrere quattro ore all'aperto, cinque d'estate. Ci guardano di striscio ma si abituano presto alla nostra presenza e ritornano a quella che sembra la loro attività principale, il calcio balilla. La popolazione carceraria in quell'esatto frangente si può suddividere in tante cerchie concentriche: giocatori attivi di calcio balilla, giocatori che aspettano il loro turno, tifosi suggeritori, tifosi a gesti, osservatori, disinteressati che preferiscono rimanere in cella a guardare il digitale terrestre.  Soltanto un detenuto sfugge a queste categorie: lineamenti da messicano, baffi curati e auricolari collegati al lettore mp3. Cammina spedito sul lato corto dell'atrio, avanti e indietro, avanti e indietro, ancora avanti e ancora indietro. Alcuni detenuti, ci spiega l'ispettore Di Bono, preferiscono camminare a passo sostenuto durante le ore d'aria per bilanciare il tempo in cui stanno fermi in cella. Oggi ne abbiamo visto uno, alcuni giorni sono cinque, a volte dieci.

Nell'atrio, oltre alle quattro docce fresche di ristrutturazione, i detenuti hanno a disposizione una stanza multidisciplinare per le attività rieducative che funge da cappella, biblioteca e palestra con panca e manubri. Al posto dei pesi ci sono delle bottiglie d'acqua con il cemento dentro, così si possono allenare tutti. L'atrio del carcere è la parte centrale dell'edificio, attorno ad esso si sviluppano gli uffici e le stanze dedicate ai servizi per i detenuti. C'è la barberia con un angolo riservato per la telefonata settimanale, il presidio medico con poltrona da dentista, la sala per il prelievo del Dna, una lavanderia nuova di zecca gestita dai due detenuti e una cucina industriale dove altri due detenuti cucinano per tutti.

22 gradini separano il primo piano dal secondo. Un'ala è formata da cinque stanze per i detenuti in isolamento e una doccia in comune. Un altro lato è riservato per gli alloggi dei detenuti in semi-libertà, che lavorano e ritornano in carcere per trascorrere la notte, mentre un intero corridoio è destinato agli uffici per le attività del Tribunale.

La visita dura 90 minuti, l'impressione è positiva. I limiti strutturali ci sono, ma nulla che possa impedire una permanenza dignitosa e funzionale ai detenuti. Nonostante gli spazi ristretti, nel nostro carcere si posso tenere le udienze per la convalida dell'arresto, gestire tutte le attività che seguono la detenzione di una persona mentre il carico di lavoro permette un approccio diretto con i detenuti e facilita le possibilità di recupero dei soggetti. Purtroppo la spending review vale per tutti, per il Ministro Severino come per il Sindaco Adamo così come valeva già nel lontano 1239 per l'imperatore Federico II di Svevia: aveva ordinato al Giustiziere della Sicilia di non spendere nessuna somma per i castelli di Trapani, Marsala, Mazara e Sciacca. Per evitare che le strutture cadessero in rovina la manutenzione sarebbe stata affidata ai cittadini. Ma anche questa volta, quasi 800 anni dopo, sembra che i cittadini marsalesi non se lo possano permettere.