Il progetto è ambizioso, fare nascere una cittadella dentro la città. Una cittadella ideale così come desidereresti che fosse la tua città”. Il tutto tra le case di Birgi, i cui abitanti giovedì sono stati chiamati a partecipare per approvare le linee guida al Borgo della Pace, che nell’ottica della cittadella sarebbe un po’ il punto nevralgico. Per comprendere meglio come procedere alla costituzione della cittadella della pace, una delegazione della Fondazione, guidata dal suo uomo simbolo Massimo Grillo, ha fatto visita a Nomadelfia che ispira più di altre il percorso della Fondazione verso la cittadella della pace. Come funziona Nomadelfia l’hanno proprio detto loro: ”Nella cittadella vivono 350 persone, sono tutti membri della comunità che, compiuti i 21 anni, decidono liberamente di aderire al modello di vita, definito "proposta", che punta a un ritorno alla "chiesa delle origini". In Nomadelfia non si utilizza denaro e i nomadelfi che ottengono guadagni fuori dalla comunità li versano a questa che provvede poi a dare a ognuno i beni di cui necessita. Il disabile o l'anziano non vengono assistiti solo dalla famiglia, ma dalla comunità stessa. L'educazione obbligatoria ai bambini viene data da membri della comunità durante l'anno, mentre gli esami annuali sono sostenuti da questi come privatisti. I nomadelfi si occupano della azienda agricola, degli allevamenti, del caseificio, delle attività artigianali e nessuno è retribuito. Le famiglie vivono in abitazioni di 20/25 persone, tra i quali tanti bambini accolti”. Non si tratta di un nuovo paese, specificano dalla Fondazione. Ma sembra proprio una Comune, con sfumature di socialismo utopistico di secoli fa, ma marcatamente religiosa. E con un albergo nuovo di zecca.
Ma veniamo al Borgo della Pace, perché, come dicevamo, nella cittadella ideale rimane punto centrale e di forza. Un po’ di storia. L’inaugurazione del Borgo della Pace è avvenuta la scorsa estate, dopo anni di polemiche e trattative. La storia del Borgo della Pace inizia nel 2005 quando la Fondazione Francesco D’Assisi, vicina a Massimo Grillo, si mette alla ricerca di un appezzamento di terreno in cui dar vita ad un “centro polifunzionale destinato sia alla formazione che alla ricettività: un luogo di incontro tra cittadini, per la formazione di una cultura più responsabile, volta a favorire la promozione di una “cittadinanza etica” e la salvaguardia dell’ambiente”, come era stato descritto dai suoi ideatori. Più semplicemente un albergo.
E’ stato costruito in una delle zone più belle del nostro territorio, nella riserva dello Stagnone, a pochi passi dal mare. E tutto con soldi pubblici, perché nella finanziaria del 2005 la Fondazione ottiene 800 mila euro di contributi proprio per il borgo. Tra i voti favorevoli anche quello di Massimo Grillo, allora deputato Udc. trovati i soldi bisognava trovare il posto dove costruirlo. Viene così individuato un lotto di terreno in vendita in zona Ettore Infersa, a 20 metri dal mare, con un progetto per la costruzione di un albergo annesso, redatto dalla ditta Badalucco. Trovato. In consiglio comunale l’approvazione dell’opera si ottiene velocemente, in silenzio equasi con unanimità. La costruzione del Borgo ha suscitato negli anni tante polemiche, principalmente per la sua posizione critica. Vicino al mare, nel bel mezzo della riserva. In una zona in cui non si potrebbe costruire nemmeno un capanno. Fa niente. Una volta terminato, si cerca di capire come renderlo più redditizio. Allora viene spinta più decisamente l’idea di adibirlo ad albergo. Non ci vogliono guadagnare, dicono, solo prendere le spese per il mutuo. Quale mutuo? “Quello per ristrutturarlo” dicono dalla Fondazione. Ma come, non era nuovo?
Grillo e moglie, comunque, l’estate scorsa si mettono a cercare qualcuno che si occupi della struttura, che prenda le prenotazioni e faccia il lavoro di front office. L’affare viene proposto a Gaspare Vaccari dell’Hotel Mozia: con appena 40.000 euro annui può gestire tutto il Borgo, tranne una stanza che dovrà rimane a disposizione della Fondazione. Dopo il rifiuto di Vaccari per i costi troppo alti, viene trovato l’accordo con Carlo Crocicchia. Che è bravo, accoglie bene la clientela, e gli piace il suo lavoro. Bene. “Ho lasciato Milano per venire a vivere e morire qui – dichiara– ero in zona, ho aperto le finestre e ho visto in un colpo solo le vigne, Mozia, lo Stagnone e le Egadi, e ho pensato che questo fosse il Paradiso”. Crocicchia però non c’è più. Non è più lui a gestire l’albergo della pace. Come mai? Semplice scadenza del contratto, dice. “Avevo fatto un pensiero e una proposta sulla possibilità di continuare a lavorare al Borgo perché ritengo abbia delle potenzialità ma la Fondazione non ha ritenuto economicamente sostenibile il progetto” ha detto Crocicchia.
Il borgo quindi non sarà più un albergo? Sbagliato, perché proprio dalla Fondazione arriva la conferma che rimarrà una struttura ricettiva. Inoltre pare che stiano cercando un nuovo gestore vista l’interruzione del rapporto con Crocicchia. “Sui costi, precisiamo che la Fondazione ha ricevuto un contributo dal Ministero dell'Economia ed ha contratto un mutuo per ultimare ed arredare la struttura – ha dichiarato Silvia Rinaldo del Cda della Fondazione -. Gli eventuali utili saranno destinati ai progetti di solidarietà per le famiglie più bisognose che la Fondazione assiste presso la Casa di Francesco che opera a Marsala dall'ottobre del 2009”.