Ecco uno stralcio del saluto che ha fatto al termine della celebrazione, a nome di tutti i preti della Diocesi, il vicario Liborio Palmeri:
Caro confratello, a te, più anziano di me certo per età, ma forse più giovane di me, per temperamento ed energia, a te è toccato diventare segno martiriale della nostra affaticata Chiesa di Trapani. Quel colpo che hai ricevuto oltraggiosamente e vigliaccamente nel sonno, tu inerme, tu anziano, tu onesto, ha raggiunto tutti noi. In te siamo stati colpiti tutti, è stata colpita ancora una volta la nostra Chiesa, un po' di morte ha raggiunto anche noi. In questi anni troppo ha sofferto il corpo della nostra Chiesa, e quest'ultima bastonata ci è apparsa insopportabile. Ma sentendo quelle parole di sfiducia tu ci avresti rimproverati, dolcemente però, con quel sorrisetto ironico che ti mettevi ogni tanto. Eri ottimista, sempre. E ci avresti detto: Semen est sanguis christianorum. E' un seme il sangue dei cristiani. Dunque abbiamo fiducia: chi ha ucciso il tuo corpo, non ha ucciso la tua anima. Compito nostro è invece difendere la terza vita che ti rimane, caro confratello nostro, quella sociale, il buon nome, la fama di un ministero esercitato con bontà e generosità, a servizio di tutti, soprattutto i poveri e i bisognosi. Come in questi giorni in tanti hanno testimoniato, giovani, anziani, uomini, donne, anche sui mezzi di informazione. Vorremmo, pertanto, che si fermasse chi gioca a fare ipotesi che niente hanno a che vedere con la trasparenza del tuo operato, che nessuno si permettesse di aprire "filoni di indagine" presenti sono nella loro testa e nella loro maldicenza. Ringrazio invece per quanta sensibilità, delicatezza, rispetto hanno mostrato i carabinieri, in particolare il comandante provinciale colonnello Fernando Nazzaro e tutte le forze dell'ordine intervenute, per la prontezza d'azione dei magistrati, il procuratore Marcello Viola e il sostituto Massimo Palmeri. Da loro speriamo di ricevere presto una notizia: che chi ti ha ucciso è stato scoperto e affidato alle mani della giustizia umana. E a chi, in modo così barbaro e incosciente, ti ha ucciso, mandiamo l'unica invettiva possibile ad un cristiano: che sia divorato dal rimorso, che conosca il dolore immenso e salutare del pentimento.
09,00 - E' stato assassinato mentre dormiva Don Michele Di Stefano, il parroco di Ummari ucciso nella notte tra lunedì' e martedì. Aveva 79 anni.
La sua morte resta avvolta nel mistero, anche se dall'autopsia, effettutata dal professore Paolo Procaccianti, emergono alcuni elementi: innanzitutto l'agguato nel sonno, con Padre Michele che non ha avuto alcun gesto di reazione, e probabilmente non si è accorto di nulla. Poi, secondo il direttore dell`Istituto di medicina legale del policlinico di Palermo, è stato colpito «alcune volte», con un «corpo contundente» nella zona cranio-encefalica. Nessun colpo di pistola, dunque: qualcuno ha preferito massacrarlo, forse con un bastone. Perchè? Sicuramente non per rapina. Il portafoglio di padre Di Stefano non è stato trovato, ma lui non lo utilizzava. "Portava con se solo qualche spicciolo" dicono i familiari. "Era sempre con i soldi contati, perchè aiutava chi poteva in ogni occasione" dicono i suoi parrocchiani, ancora scossi.
Ieri sono continuate le indagini, con tutti i mezzi più sofisticati. Un elicottero ha sorvolato la zona, per capire se dai campi dietro Ummari ci fosse qualche elemento utile. Sono stati perquisiti diversi casolari, interrogati i familiari e i vicini. Ma nella notte tra lunedì e martedì nessuno ha visto o sentito nulla. In chiesa non ci sono segni di effrazione, anche perchè padre Michele era solito non chiudersi a chiave: insomma, chi voleva poteva entrare. L'assassino lo sapeva? «Stiamo seguendo diverse piste», spiega il procuratore capo Marcello Viola.
Al vaglio degli investigatori anche le immagini di alcune videocamere che sono state piazzate in alcuni negozi della zona della chiesa. ieri sera la salma è stata trasferita a Calatafimi dove oggi alle 9.30 saranno celebrati i funerali nella chiesa del Crocifisso.
Don Michele Di Stefano, 79 anni, era sacerdote da 48 anni. Era stato ordinato presbitero nella sua città a Calatafimi dal vescovo Francesco Ricceri nel 1965, è stato parroco per 43 anni nella frazione di Fulgatore. Compiuti 75 anni ha continuato il suo ministero pastorale di parroco dedicandosi alla parrocchia "Gesù, Giuseppe e Maria" di Ummari. Per molti anni è stato assistente dei lavoratori di Azione Cattolica e assistente spirituale della Coldiretti provinciale, ruolo al quale dedicava molte energie.
La Diocesi di Trapani nell’invitare tutti i fedeli a partecipare alle esequie, "esprime con dolore il rammarico del corpo ecclesiale per la modalità con cui alcuni mezzi d’informazione hanno usato la tragica notizia della morte di don Michele richiamando vicende passate della Diocesi, componendo dietrologie e collegamenti tra l’altro smentiti dalle evidenze, e che nulla hanno a che fare con il fatto in se. Vorremmo ricordare don Michele per quello che egli è stato: un uomo e un sacerdote ricco di relazioni e interessi, vicino alla gente, che ha rinunciato anche a tante comodità per restare vicino al suo popolo, scegliendo di vivere in canonica.
Questa sua testimonianza è il suo testamento soprattutto ai presbiteri della Diocesi e a tutti i presbiteri che , nel quotidiano esercizio del loro ministero pastorale, diventano parafulmine del disagio sociale ed esistenziale e che spesso, soprattutto nei luoghi più isolati come nei quartieri cosiddetti “difficili”, si confrontano con realtà complesse in cui spesso rimangono isolati o, comunque, alla mercé della violenza"