E' terminato con quattro condanne e un'assoluzione, emesse dal gup Annalisa Amato del Tribunale di Marsala, il processo con rito abbreviato a cinque persone coinvolte nell'operazione antidroga dei carabinieri di Castelvetrano «Bronx 2». Tra i condannati (pena inflitta: quattro anni e quattro mesi di carcere, con 18 mila euro di multa) c'è anche il 26enne attore palermitano Francesco Casisa. Cresciuto nel quartiere Zen, Casisa era già stato arrestato nel 2008 e poi condannato per fatti di droga. Fu anche accusato di rapina. Allo Zen faceva il parcheggiatore abusivo, fin quando il regista Emanuele Crialese non lo fece debuttare con il film «Respiro». Ha, poi, recitato nei film «Nuovomondo», «Il fantasma di Corleone», e «Amaro amore» e nelle fiction tv «Paolo Borsellino» e il «Capo dei capi». Adesso, vive in Francia con una cineasta. Sul suo capo pende il divieto di dimora in Sicilia. L'attore è accusato di aver fornito la droga (cocaina e hashish) poi spacciata in diversi centri della Valle del Belice: Partanna, Santa Ninfa, Salemi e Vita. Gli altri tre condannati sono il 23enne Giuseppe Di Stefano (4 anni, 6 mesi e 20 giorni di carcere e 18 mila euro di multa), Maurizio Cangemi, anch'egli di 23 anni (3 anni e 6200 euro di multa) il 26enne Francesco Di Stefano (un anno e 2 mesi e 3200 euro). L'unico assolto è stato Antonino Falletta, 32 anni, difeso dall'avvocato Gianni Caracci. In luglio, davanti al gup Amato, avevano patteggiato altri sei imputati, condannati a pene tra un anno e 4 mesi e due anni e otto mesi.
VIOLENZA. La condanna a sette anni di carcere è stata invocata dal pubblico ministero Antonella Trainito per un mazarese di 52 anni, Giuseppe L., processato in Tribunale con l'accusa di violenze e molestie sessuali su una giovane nipote di tredici anni.
Gli avvocati Stefano Pellegrino e Arianna Rallo nella loro arringa hanno sostenuto che alla base della denuncia ci sarebbe una lite di natura economica tra l'imputato e il cognato, padre della ragazza che, secondo l'accusa, avrebbe subìto ripetuti abusi sessuali. Una lite che sarebbe scaturita dalla contesa sulla proprietà di un'abitazione.
PISTOLETTATE. Rischia di dover tornare presto dietro le sbarre il 51enne marsalese Francesco Rallo, meccanico con precedenti penali, che l'1 settembre 2008, nella sua abitazione di contrada Paolini, esplose alcuni di pistola contro il 42enne pregiudicato Salvatore Peraino. A Rallo la Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni e 10 mesi di carcere subìta, per tentato omicidio, sia in primo che in secondo grado. Il 27 ottobre 2010, a condannarlo, con rito abbreviato, fu il gup Annalisa Amato. La sentenza fu, poi, confermata dalla Corte d'appello di Palermo. Il meccanico fece fuoco al culmine di una animata discussione per una questione economica relativa alla compravendita di un'auto. Una lite nel corso della quale il Peraino, prima di essere ferito (ad un braccio), avrebbe puntato il coltello alla gola dell'avversario, provocando un taglio superficiale. Teatro di un pomeriggio da Far West fu la strada che da contrada Paolini va verso Matarocco. Interrogato dai carabinieri dopo l'arresto, Rallo disse di avere premuto il grilletto della sua pistola 7.65, arma regolarmente detenuta, per difendersi. Entrambi i protagonisti della lite finirono in manette. Per Peraino le accuse furono di lesioni, minaccia aggravata e porto abusivo di arma da taglio. Finito sotto processo per tentata estorsione, lo scorso 6 maggio, il Tribunale derubricando l'accusa in minaccia aggravata, ha condannato il pregiudicato, difeso da Diego Tranchida, a un anno e 10 giorni di carcere.