E' pronto il nuovo piano di rimodulazione dei posti letto negli ospedali siciliani, alla luce dei tagli previsti dalla spending review.
Stando al piano, nell'Isola attualmente sono attivi 15.036 posti letto per pazienti "acuti" di cui 3.596 nelle strutture private Ed ancora, ci sono 1.879 per "post-acuti". Con l'avvento della spending review, i numeri, cambiano: 14.118 posti letto per "acuti" e 3.294 per "post-acuti". Numeri che consentono di rispettare il tetto imposto dalla legge Balduzzi di 3,1 posti per "acuti" ogni mille abitanti.
La Regione, però, può fare aumentare i posti per "post-acuti", che sono 0,3 per mille abitanti contro i 0,7 previsti dal decreto Balduzzi. Il piano dell'assessorato porterà così a una trasformazione dei posti letto per "acuti" in posti per riabilitazione e lungodegenza. Stando ai numeri in possesso della commissione Sanità all'Ars, dovrebbero essere tagliati almeno 1.500 posti letto per "acuti": circa 1.000 nel pubblico e almeno 500 nel privato.
Barbara Cittadini, presidente regionale dell'Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) che in Sicilia conta 56 strutture, ha ancora una volta ribadito «non solo che non saranno accettati tagli di posti letto, perché la Sicilia rispetta i parametri del decreto Balduzzi, ma anche che eventuali rimodulazioni della tipologia di posti per "acuti" dovranno essere concertate».
E si apre, infine, un'altra vertenza: quella degli infermieri che protestano contro un decreto 30/9/13 art. 4 emanato dall'assessorato alla Salute "Guida per il paziente che si ricovera in ospedale" e che, secondo i paramedici, scredita la figura dell'infermiere.
Il coordinatore regionale di Cni e Fsi (Coordinamento nazionale infermieri e Federazione sindacati indipendenti), Calogero Coniglio, ha scritto all'assessore alla Salute, Lucia Borsellino, chiedendo a nome di migliaia di infermieri siciliani di «revocare il decreto. Il provvedimento attribuisce inopportunamente e contra legem alla classe infermieristica ruoli e compiti funzionali totalmente incompatibili e discordanti con la normativa che disciplina le competenze dei professionisti sanitari. La gravità dell'inesattezza rischierebbe di divenire un caso unico nazionale. Noi infermieri collaboriamo con i medici e siamo complementari, ma non siamo né secondi né subordinati a loro. La nostra formazione universitaria e il nostro profilo professionale non invadono nessun campo».