E’ finito con l’assoluzione e la prescrizione per la maggior parte degli imputati il processo scaturito dall’operazione della Guardia di Finanza denominata “Energia Pulita”.
Il Tribunale di Marsala ha emesso la sentenza sgonfiando le accuse mosse ai 13 imputati. Un po’ perché è passato tanto tempo, e la prescrizione si è fatta viva. Un po’ per la bravura degli avvocati a smontare le accuse. Soltanto tre sono stati condannati. Ossia Antonino Scimemi, Giuseppe De Cesare Sala, condannati a un anno e quattro mesi di reclusione e Salvatore Renda, un anno e due mesi, per tutti pena sospesa. Per loro il reato è minimo, ben meno grave rispetto alle accuse che gli erano state mosse. La condanna infatti arriva per un'evasione fiscale relativa al modello unico presentato dalle società nell'ottobre 2006.
Per gli altri imputati e le altre contestazioni i giudici hanno decretato una serie di assoluzioni con la motivazione de “il fatto non sussiste” per altri invece è intervenuto il “non luogo a procedere” per prescrizione del reato. Il processo nasce dall’operazione del 22 ottobre 2007 che sfociò nell’emissione di otto misure cautelari. I salemitani Antonino Scimemi, di 55 anni e Salvatore Renda, di 52 anni, Giuseppe De Cesare Sala, di 47 anni, di Gibellina e Paolo Nassano, di 57 anni, di Ameglia (SP) finirono allora agli arresti domiciliari. Obbligo di dimora nel Comune di residenza, invece, era stato disposto per il siracusano Sebastiano Cocola, di 73 anni, Anna Mari Johansen, di 44 anni, di Milano, Salvatore Angelo, di 61 anni, di Imola e Antonino Bendici, di 44 anni, di Salemi. Gli altri imputati del processo erano i fratelli marsalesi Fabio e Giacomo Hopps, di 57 e 65 anni, noti imprenditori del settore turistico alberghiero e vinicolo, Francesco Sorrentino, di 62 anni e Marco Torselli, di 51 anni.
L’accusa rappresentata dal Pm Antonella Trainito aveva chiesto condanne tra i 3 e gli 8 anni di carcere dal pm Antonella Trainito. La pena più severa era stata invocata per Scimemi, mentre 7 anni e 4 mesi sono stati chiesti per De Cesare Sala, di Gibellina (TP), 7 anni per Salvatore Renda, 6 anni e 8 mesi per Paolo Nassano, di Ameglia (SP), 5 anni per Francesco Sorrentino, 4 anni per Anna Mari Johansen, 3 anni ciascuno per Sebastiano Cocola, di Siracusa, e Salvatore Angelo, di Imola.
Le accuse erano quelle di associazione a delinquere finalizzata alla truffa all’unione europea. Al centro dell’inchiesta c’erano dei finanziamenti europei percepiti per la realizzazione di impianti industriali per la produzione di energia attraverso le biomasse (trasformazione di scarti di macellazione, carcasse animali, rifiuti vegetali e ospedalieri). Per Procura di Marsala e Fiamme Gialle, la truffa avrebbe fruttato all'organizzazione oltre 20 milioni di euro. Secondo gli inquirenti per la realizzazione delle aziende sarebbero stati utilizzati soltanto fondi pubblici, azzerando il rischio di impresa. Le aziende in questione erano la “Energia Pulita” e la “Heron” che vennero anche sequestrate. Le due società erano anche imputate nel processo e sono state assolte. Adesso le due aziende possono tornare ai proprietari. Le accuse erano tante, appunto, e molto pesanti. “È emersa un'unica verità – commenta l’avvocato Francesco Salvo, difensore di De Cesare Sala, Renda, Bendici e Angelo - e cioè che i soldi del finanziamento pubblico erano stati utilizzati per realizzare gli stabilimenti, già funzionanti all'epoca del sequestro. La giustizia è una macchina lenta ma prima o poi arriva”.