A Marsala alcuni ex giocatori dell'Olimpia, squadra di calcio giovanile fondata in città nel 1949 da Andrea Parrinello, hanno costituito un gruppo di lavoro per ricostruire la storia di quella famosa squadra e per ricordare degnamente la figura del mitico Don Andrea. I componenti di questo gruppo - Salvatore Lo Grasso, Emanuele Parisi, Totuccio Cardinale e Rino Bonomo – rivolgono un appello a tutti coloro che hanno giocato nelll'Olimpia, e a tutti quelli che hanno seguito come appassionati sportivi quella gloriosa società, a mettersi in contatto con loro al fine di contribuire con i rispettivi ricordi ad ampliare il quadro delle conoscenze. Lo scopo specifico del gruppo di lavoro è quello di pervenire ad un pubblico riconoscimento per Don Andrea Parrinello, un grande personaggio sportivo che dal dopoguerra fino agli anni 70 ha rappresentato il principale punto di riferimento per tutti i giovani marsalesi che si sono avvicinati al modo del calcio, creando un vivaio di giovani calciatori che si sono affermati sia nei tornei giovanili che in molte squadre dilettanti e professioniste. Sono state tante le generazioni di giovani che oggi, diventati adulti, lo ricordano con affetto e gratitudine per avere insegnato loro, oltre al calcio, i valori indispensabili per vivere una vita di uomini liberi, onesti e leali.
Questi sono i contatti e mail dei componenti il gruppo di lavoro:
Salvatore Lo Grasso salvatorelograsso@libero.it
Emanuele Parisi emanuele.parisi_2009@libero.it
Totuccio Cardinale totuccioc@libero.it
Rino Bonomo rinobonomo@gmail.com
La redazione di www.marsala.tp24.it comincia, da oggi e per ogni domenica, a pubblicare i vari racconti di quegli ex allievi, raccolti da Totuccio Cardinale, che giocò nell'Olimpia dal 1962 al 1964 nel ruolo di stopper e di libero.
Episodio raccontato da Enzo Costa, nato a Marsala il 01.03.1939. Ha giocato nell’Olimpia dal 1955 al 1957
Mi raccontava mia madre che pochi mesi dopo essere venuto al mondo, è deceduto mio padre. Quella Santa donna mi ha allevato e cresciuto come meglio non poteva. La figura del padre, da quando esiste l’umanità, è stata fondamentale, determinante. Il destino ha voluto che io ne facessi ameno. Per cui nella mia memoria, purtroppo, non esiste alcun ricordo, nessun episodio rimasto impresso trascorso con lui, come generalmente accade alla maggior parte degli uomini. Certamente non si contano i sacrifici che mia madre avrà fatto e le difficoltà che sicuramente avrà affrontato. Basti pensare al difficile periodo del 1939/40, In cui si svolgeva la seconda guerra mondiale, come era difficile procurarsi da vivere e fortissima la paura dei bombardamenti. La responsabilità di quella donna era enorme. Per fortuna nel Maggio del 1945 il conflitto si è concluso e cominciarono gli anni della ricostruzione e della pace. All’età di 14 anni abitavo nei pressi della Via Mazzini, a pochi isolati dall’Istituto Salesiano; all’epoca meglio conosciuto “Casa della Divina Provvidenza” dove trascorrevo tutti i pomeriggi settimanali e l’intera giornata della Domenica. Insieme con tanti mie amici smisi di frequentare campi di calcio improvvisati fra le macerie e i ruderi che la guerra aveva provocato. Un giorno, che ancora benedico, mi venne a cercare un uomo di mezza età. Don Andrea Parrinello, una persona che si interessava a scoprire giovani che, secondo lui, avevano talento e perciò s’impegnava ad insegnare loro il gioco del calcio. Accettai l’offerta con grande entusiasmo. Erano, finalmente, finiti i tempi in cui, per giocare al pallone, distruggevo le scarpe che mia madre con sacrifici mi comprava. Come primo anno dovetti, però, accettare di giocare in una squadretta satellite dell’Olimpia, cioè la Proletaria. Dove con la guida di Don Andrea imparai le prime vere tecniche del buon calcio. L’anno successivo, finalmente, fui ammesso nella squadra dell’Olimpia dove giocai fra i ragazzi e, per due anni ancora, fra gli Juniores fino all’età di 18 anni. Naturalmente vincendo sempre il campionato. Don Andrea era una persona straordinaria, molto più di un allenatore. Si affezionava con naturalezza ai ragazzi, dava sempre e soltanto buoni consigli. Raccomandava continuamente che il gioco del calcio era una cosa importante ma, prima di tutto dovevamo considerare il rispetto verso il prossimo in genere, verso i genitori, gli anziani, persino verso gli avversari e ancora lo studio, il lavoro, l’amicizia. Pur non avendo possibilità economiche quell’uomo premiava spesso i ragazzi con poche centinaia di lire, specialmente i più bisognosi. Di più non poteva fare. Le sue continue raccomandazioni erano quelle di non rispondere alle provocazioni, non solo in campo, anche e soprattutto nella vita quotidiana. Raccomandava sempre di saper scegliere le amicizie e che bisognava stare sempre attenti alle insidie che potevano colpire all’improvviso. Era chiaro che alludeva alle tentazioni a cui i giovani, in ogni epoca, sono potenziali prede e spesso vittime. Dopo l’Olimpia ho giocato con il Mazara in promozione e nel Ribera. In seguito ho intrapreso, con discreto successo, la carriera dell’arbitro. Gli anni, della mia giovinezza, che ricordo maggiormente sono quelli trascorsi nell’Olimpia.
Marsala, lì 01/07/2013 Enzo Costa
Nella foto a sinistra Don Andrea Parrinello con il capitano del 1963, Giuseppe Colicchia (detto Montuori).