Regione Siciliana ancora al centro degli scandali. E' stata scoperta una banda chegGrazie all'alterazione delle coordinate bancarie, riusciva a deviare il denaro, che invece di andare alle aziende erogatrici di servizi finiva nelle tasche della banda. Indisturbati hanno potuto mettere le mani su quasi 800mila euro
Alla fine per loro sono arrivate le manette. . All'alba di ieri sono scattati quindici arresti. Tredici ordinanze sono state notificate ad altrettanti funzionari e dipendenti regionali e due ad imprenditori che avevano rapporti con alcuni dei personaggi sott'inchiesta. L'operazione anticrimine è stata chiamata in codice "Iban".
L'obiettivo degli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Alessandro Picchi, ha radiografato il comportamento del funzionario regionale Emanuele Currao, 46 anni, nato a Palermo e residente a Sciacca, in provincia di Agrigento.
Il raggiro è stato scoperto in seguito alle denunce presentate alla magistratura dall'ex dirigente della Formazione, Ludovico Albert, e dal dirigente regionale Marcello Maisano. Gli inquirenti hanno accertato che, grazie alla completa mancanza di controlli interni, a Currao e ai suoi complici sarebbe bastato sostituire gli Iban dei legittimi beneficiari di pagamenti dovuti dalla Regione con quelli dello stesso Currao o di altri imprenditori. Tra i tredici finiti agli arresti domiciliari spicca il nome del funzionario regionale, oggi in pensione, Concetta Cimino, 67 anni, originaria di Caltanissetta, già qualche anno fa indagata dalla Procura di Palermo nell'ambito di una inchiesta su corruzione al termine della quale, però, era stata scagionata.
Con il meccanismo dell'Iban truccato è stato appurato che ingenti quantitativi di denaro pubblico, dovuti a soggetti che avevano fornito materiali o prestazioni all'ente, finivano nelle tasche dei componenti dell'organizzazione. Fondamentale il ruolo dell' ex dirigente, Concetta Cimino: avrebbe fornito password e credenziali di accessi ai sistemi informatici della Regione. Tra i beneficiari dei fondi pubblici anche un imprenditore, Mario Avara, che aveva costruito una casa a Currao a Sciacca.
In altri casi, come quello del pagamento di un viaggio fatto in America Latina da alcuni funzionari nell'ambito del progetto Pacef Urbal III per la valorizzazione della donna nel Sudamerica, il progetto sarebbe stato un altro. Il viaggio sarebbe stato pagato due volte all'agenzia che l'aveva organizzato. La prima attraverso un accredito lecito, la seconda con un decreto ingiuntivo che sarebbe stato richiesto dallo stesso Currao e il cui importo - per un ammontare di 42mila euro - sarebbe stato girato sul conto corrente del dirigente. Incredibile pure l'episodio della distrazione di 200mila euro di cui era creditrice la Regione Veneto che sarebbero stati accreditati da Currao ad una società appaltatrice dell'assessorato alla Formazione grazie all'alterazione dell'Iban.
Dagli accertamenti dei carabinieri sono saltati fuori pure una truffa nell'attribuzione degli straordinari e appalti per forniture di servizi irregolarmente aggiudicati a parenti di un cassiere e di un consegnatario regionali. In questo modo nessuno ha potuto accorgersi del raggiro per un lungo periodo di tempo. Ma c'è una ragione per la quale un gruppo di dipendenti regionali infedeli è riuscito sia riuscita ad accaparrarsi tanti soldi pubblici: l'assenza di controlli da parte degli organi ispettivi della Regione.
Questi gli altri arrestati: Marco Inzerillo, 50 anni, funzionario regionale; Gualtiero Curatolo, cassiere regionale, 47 anni; Maria Concetta Rizzo, 51 anni, istruttore direttivo regionale; Maria Antonella Cavalieri, 52 anni, istruttore direttivo regionale; Federico Bartolotta, 61 anni, istruttore direttivo regionale; Vito Di Pietra, 43 anni, collaboratore regionale; Giuseppina Bonfardeci, 51 anni, istruttore direttivo regionale; Giampiero Spallino, 43 anni, collaboratore amministrativo regionale; Carmelo Zannelli, 46 anni, collaboratore amministrativo regionale; Michele Ducato, 54 anni, funzionario direttivo regionale; Marcella Gazzelli, 48 anni, collaboratore amministrativo regionale e Antonio Filingeri, 51 anni, imprenditore. Currao e Avara sono in carcere.
L'inchiesta ha preso le mosse quando l'ex dirigente del Dipartimento, Ludovico Albert ed il collega Marcello Maisano, si sono visti recapitare una diffida per mancato pagamento di 100 mila euro da una società che aveva effettuato delle prestazioni per contro della Regione. È stato effettuato un accurato controllo ed è venuto a galla il motivo: il pagamento era stato fatto all'Iban di un soggetto diverso dalla ditta creditrice e si è pure scoperto che il titolare del conto era l'imprenditore Mario Avara. I due dirigenti hanno scavato in profondità e hanno scoperto altro: ad Avara erano arrivati altri "regali" da parte della Regione.
Non è stata trovata la prova che, per consentire l'illecito, la dottoressa Cimino abbia intascato denaro, ma gli investigatori sono certi che la dirigente oggi in pensione era al corrente delle irregolarità già rilevate dalla commissione di esperti istituita dalla Regione siciliana per le rendicontazioni. Malgrado questo, non solo non ha svolto alcuna indagine ma avrebbe consentito a Currao di deliberare e di firmare per suo conto diversi mandati.
«Il nocciolo - ha dichiarato il procuratore di Palermo Francesco Messineo - sta tutto nell'assenza di controlli. Siamo certi che la Regione, in cui è in corso un corso un virtuoso processo di rinnovamento, si porrà il problema».
Per il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che ieri mattina si è complimentato al telefono con il colonnello Pierangelo Iannoitti, «ancora una volta la giustizia fa emergere la verità. Grazie alle forze dell'ordine e alla magistratura. Grazie a quei dirigenti e funzionari esemplari, che stanno lavorando in collaborazione col governo e con le forze dell'ordine per fare luce su queste vicende».
«Apprendo le dichiarazioni del mio predecessore in merito agli arresti e sinceramente non posso nascondere una sensazione di sorpresa rispetto a quanto ha affermato - ha sottolineato Anna Rosa Corsello, direttore generale del Dipartimento Formazione Professionale della Regione siciliana - È vero, la denuncia di questo sistema è a firma del mio predecessore, ma è avvenuta dopo otto mesi dalla sua presa d'incarico. Nei mesi precedenti forse non si era accorto di nulla».