Il 25 Novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Istituita il 17 novembre 1999 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per dar voce a un dramma di portata mondiale che si consuma spesso dentro le mura domestiche (ma anche altrove), senza distinzione di ètà, ceto sociale e paese di origine, ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica perché la donna sia rispettata come persona e mai resa oggetto o, peggio, mercificata. I dati nazionali ci dicono che le donne tra i 16 e i 60 anni sono 6.743.000 (secondo l’Oms) e sono vittime di abusi sessuali o fisici; circa un milione hanno subito stupri o tentati stupri. Dall’inizio dell’anno fino ad oggi i femminicidi compiuti sono stati 100, secondo il Telefono Rosa, e la violenza subita è avvenuta perché donne. Per il 34 per cento dei casi la violenza proviene dal proprio compagno e per il 24 per cento da un conoscente o da un estraneo, ma poche sono le donne che denunciano l’accaduto, appena che il 7 per cento. Quello che è ancor più grave è che le vittime hanno un’età media tra i 30 e i 40 anni, così come gli assassini.
Secondo i dati forniti dallo Sportello di ascolto“Diana”, con sede nel Tribunale di Trapani, per prevenire e contrastare la violenza di genere, da ottobre 2009 a oggi, si sono presentati 70 utenti di cui 15 maschi. Da una ricerca condotta, qualche mese fa, nello stesso sportello, dalla neo laureata Daniela Ricciardi, supportata dalla prof.ssa Bartholini, risulta che le donne subiscono violenze trasversali. Nove su dieci, di quelle intervistate, hanno subito violenze fisiche (schiaffi, calci, tentativi di strangolamento o soffocamento…), dieci su dieci, violenze psicologiche, sette su dieci, violenza economica, tre su dieci anche quella sessuale: rapporti non desiderati, con richiesta di atti sessuali umilianti.
Quest’atteggiamento proviene da una cultura che ancora mette in secondo piano il ruolo della donna e denota come la “questione femminile” richieda, ancora oggi, uno scatto di orgoglio e di dignità perché non si può morire, fisicamente e moralmente, per un principio acclarato di sopraffazione e di prevaricazione da parte di chicchessia: la donna è la sintesi della bellezza, della creatività, dell’amore, della gioia e va rispettata e sostenuta come creatura, figlia, madre e sposa.
A Trapani e in provincia il fenomeno sta per prendere ogni giorno più coscienza attraverso una mobilitazione generale perché le donne sappiano che non sono sole. Una rete di sportelli aperti in diversi paesi, Trapani, Buseto Palizzolo e… recentemente ad Alcamo e Favignana, deve dire basta a qualsiasi forma di violenza, soprattutto se contro i minori e al femminile.
Le iniziative promosse in questa Giornata sono parecchie. A Marsala la Commissione Pari Opportunità, di concerto con l’Amministrazione Comunale e le Associazioni ha organizzato “Qualcosa di rosso”, un corteo che giungerà a P.zza della Repubblica, ove saranno ricordate le donne vittime di violenza. Alle ore 10,00 al Complesso Monumentale S. Pietro, si svolgerà un incontro-dibattito con gli studenti delle scuole superiori. A Trapani nella mattinata sarà dato ampio spazio al problema e presentato il progetto“Gli altri siamo noi” da parte dell’Associazione Diritti Umani “Contro tutte le violenze”. Nel pomeriggio i sindacati, riuniti al Palazzo Riccio di Morana, daranno vita a un momento di sensibilizzazione al fenomeno. Alle ore 16,00 il Luglio Musicale, assieme al Comitato delle donne, ha organizzato, presso la sede, un concerto: “A suon d’arpa contro la violenza - Gli arpisti compositori dell’800”.
I risultati si vedono: «Sempre più uomini e donne - afferma Aurora Ranno – s’impegnano affinché le mentalità cambino, le vittime non siano più colpevoli e la società cessi di classificare come “naturali” una vasta gamma di violenze solo perché la vittima è una donna. Le istituzioni sono più sensibili alle problematiche psicologiche e sociali connesse alle violenze di genere. La rete interistituzionale si sta radicando sul territorio della nostra città e fuori dimostrando che è possibile, facendo “rete”, conquistare spazi, risorse, competenze da destinare al sostegno delle vittime di violenza e ai programmi di sensibilizzazione».
Salvatore Agueci