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02/12/2013 06:30:00

Omicidio Anastasi, continua il processo a Trapani per gli "amanti diabolici"

 Continua in corte d'Assise a Trapani il processo per l'omicidio di Maria Anastasi. Nel processo sono imputati il marito, Salvatore Savalli, e l'amante Giovanna Purpura. Avrebbero ucciso la donna a picconate, nelle campagne tra Trapani ed Erice, al termine di una vivace discussione. L'amante Purpura, infatti, coabitava con Savalli e la sua famiglia, riducendo, secondo le testimonianze fin qui raccolte, la povera Maria in uno stato di schiavitù.  "E' un'amica in difficoltà economiche" gli disse il marito quando la portò in casa insieme ai suoi due figli. Ma tutti sapevano che non era vero.

Dopo l'omicidio i due hanno anche tentato di dare fuoco al cadavere della donna, che era incinta. Un omicidio di grande crudeltà, avvenuto nel 2012, e del quale si è occupata di nuovo la trasmissione di Retequattro Quarto Grado la settimana scorsa in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. 

Nell'ultima udienza, intanti, è stato ascoltato il maggiore Carlo Romano, comandante della Sezione biologia del Reparto Investigazini Scientifiche dei carabinieri. Ha riferito che sugli indumenti di Giovanna Purpura,  non ci sono tracce di sangue della vittima. Ciò significa che, quando Maria Anastasi venne colpita Purpura era certamente ad una distanza tale da non essere investita dagli schizzi di sangue. Tracce ematiche, riconducibili alla vittima, sono state trovate sulle scarpe e su un paio di bermuda indossati da Salvatore Savalli, marito di Maria Anastasi. E' un punto a favore di Purpura, che ha sempre sostenuto di non aver partecipato, materialmente, al delitto. Lei e Savalli si accusano a vicenda.  Per i Pm Sara Morri ed Andrea Tarondo, sono entrambi colpevoli.

La prossima udienza è prevista per il 12 dicembre.

Purpura, originaria del Palermitano, ha sempre negato ogni coinvolgimento nel delitto e ha accusato Savalli. Ha riferito nel corso degli interrogatori che l'amante voleva liberarsi della moglie per andare a vivere solo con lei. Maria Anastasi dunque costituiva un ostacolo da eliminare.  Giovanna Purpura ha riferito di avere tentato di salvare la rivale ma di non avere potuto fare nulla per fermare l'amante. Una versione che non ha convinto però gli inquirenti. Anche lei, dopo l'arresto dell'amante, è finita in manette con l'accusa di concorso in omicidio.

La morte di Maria si sarebbe potuta evitare con l'intervento preventivo delle forze dell'ordine. "Noi cercavamo di fare qualcosa - dice Loredana, la sorella - ma lei difendeva sempre Salvatore, nonostante la picchiasse in continuazione". La figlia maggiore, Annarita, aveva provato anche a denunciare il padre, la figlia minore era svenuta a terra dopo che il padre aveva tentato di strozzarla: non le hanno creduto.  Maria era innamorata del marito, "ma lui - dice l'altra sorella, Manuela - non l'ha mai amata". "Mia madre ha sopportato per tanti anni qualsasi angheria - ha detto Annarita a Retequattro - e non l'ha denunciato perchè lo amava troppo e aveva paura che le levassero i figli. Lo difendeva sempre...". E lui invece? "Alzava le mani, tutti i santi giorni. Io a cinque anni mi sono fatta a venire a prendere da mio nonno e sono andata a vivere con loro, poi ho provato a ritornare a casa due anni fa. E già il giorno dopo ha cominciato a picchiarmi, a tirarmi addosso sedie, chiavi, bottiglie, tutto... e me ne sono andata di nuovo. Io sono andato a denunciarlo ai carabinieri, raccontando tutto quello che ci aveva fatto, e poi è venuta mia mamma e ha negato tutto. I carabinieri mi hanno detto: prova a ritornare a casa. Ma io sono tornata dai miei nonni, e non li ho visti per un anno".