F.G., 68enne ex vigile urbano di Marsala, è stato condannato a sette anni di carcere per molestie sessuali nei confronti della figlia della sua ex compagna, all'epoca dei fatti minorenne. Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe rivolto attenzioni morbose anche al figlio avuto con la compagna. Ma da quest'ipotesi di reato è stato assolto.
F.G., difeso dagli avvocati Stefano Pellegrino e Maurizio D'Amico, è stato, inoltre, condannato al pagamento di un risarcimento danni di 25 mila euro alla parte civile, il cui legale è Giovanni Sinatra. Nel corso del processo, svoltosi a porte chiuse, una zia della giovane «abusata» avrebbe confermato le accuse mosse nei confronti dell'imputato. La ragazza avrebbe subito palpeggiamenti e un tentativo di violenza sessuale. L'indagine, coordinata dal pm Dino Petralia, scaturì da una denuncia della madre della giovane presunta vittima. Per l'imputato il pm Nicola Scalabrini aveva chiesto 9 anni di reclusione.
DI BARTOLO. Giuseppe Di Bartolo, ex patron dell'Alcamo Calcio, è stato condannato a tre anni e due mesi di reclusione. Era imputato per bancarotta fraudolenta. Assolto il suocero, Francesco Milazzo, presidente della squadra di calcio, al centro dell'inchiesta giudiziaria. Di Bartolo, infatti, era accusato di avere distratto fondi della società. Tra il 2004 ed i 2007 avrebbe effettuato continui prelievi di denaro dai conti bancari utilizzando le somme per fini personali. Non si tratta di cifre di poco conto. Secondo la Procura l'Alcamo calcio aveva messo su utili per 600.000 euro. E il suocero di Di Bartolo, Milazzo, che ruolo aveva. Sempre secondo l'accusa, sostenuta dal pm Belvisi non era altro che un prestanome. Il vero dominus era il genero. Il presidente della società, invece, si limitava a staccare i biglietti al botteghino. Il magistrato aveva chiesto la condanna di Di Bartolo a quattro anni di reclusione e l'assoluzione di Francesco Milazzo.
TRUFFA. Quattro persone di Campobello di Mazara sono state assolte dal giudice monocratico del Tribunale di Marsala dall'accusa di truffa allo Stato. Tra loro anche Natale L'Ala, nipote e omonimo del boss. Anche se, curiosità, per un errore all'anagrafe, tra zio e nipote cambia l'apostrofo: Natale Lala.
La vicenda risale 2005, quando Natale Lala 63 anni, titolare di un'azienda agricola, incassa contributi pubblici per circa 30 mila euro per la realizzazione di un uliveto con impianto di irrigazione. Secondo l'accusa, però, le fatture emesse da chi ha fornito quanto necessario alla realizzazione dell'impianto non sarebbero state regolarmente pagate. Il giudice Riggio ha stabilito che il fatto contestato «non sussiste», assolvendo così, oltre a Lala, anche Giovanni Luppino, di 49 anni, Domenico Di Prima, di 31, e Saverio Petruzzo, di 69. Quest'ultimo legale rappresentante della «Eurotop 2000 srl». A difendere gli imputati sono stati gli avvocati Biagio Di Maria, Giuseppe Pantaleo e Maria Luisa Petruzzo.