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08/01/2014 07:57:00

Processo per usura a Mirabile, parla il Capitano Lupo, della Guardia di Finanza di Marsala

 ’Se alla scadenza fissata non veniva effettuato il pagamento, le parti offese emettevano ulteriori assegni. Nel caso in cui non c'era la provvista, l'assegno veniva protestato o avviate attività per la riscossione coattiva, con il pignoramento dei beni. Oppure se protestato, il beneficiario della somma doveva rilasciare assegni di altre persone per dilazionare il prestito. Queste stesse persone diventavano, in questo modo, diretti debitori dell’imputato’’. E’ quanto ha dichiarato, in Tribunale, il capitano Roberto Lupo, comandante della Compagnia della Guardia di finanza di Marsala, nel corso del processo che vede imputato, per usura ed estorsione, il 54enne Paolo Mirabile, uno dei più noti commercianti marsalesi operante nel settore dei prodotti per l’agricoltura. L’attività commerciale è in contrada Pispisia, in un grande immobile che un tempo fu ‘’molino’’ di grano. Il processo è scaturito da un’indagine delle Fiamme Gialle. Mirabile fu posto agli arresti domiciliari nell’aprile 2013. Tornò in libertà circa sei mesi dopo. Secondo l’accusa, da alcuni clienti il commerciante avrebbe preteso, nell’ambito di complicati rapporti economici, somme notevolmente superiori a quelle realmente spettanti. La partita si giocherebbe tutta su una serie di carte (fatture, etc.) che costituiscono la chiave di volta dei rapporti tra presunto usuraio e chi l’ha denunciato. A Mirabile si contesta di aver approfittato delle difficoltà economiche di alcuni imprenditori agricoli, pretendendo interessi mensili del 10 per cento. A fronte di prestiti di denaro, avrebbe chiesto in garanzia assegni bancari, cambiali o fideiussioni. Otto le parti civili: tra queste, anche le associazioni antiracket e antiusura di Trapani e Marsala, rispettivamente rappresentate dagli avvocati Giuseppe Novara e Giuseppe Gandolfo. Al presunto usurario sono stati sequestrati otto immobili, autoveicoli e quote societarie per un valore complessivo di 809.000 euro. Nel corso di una perquisizione, inoltre, erano stati sequestrati titoli, cambiali e assegni per circa 430 mila euro. <Ma il signor Mirabile è stato molto collaborativo nei nostri confronti’’ ha detto il capitano Lupo in Tribunale. L’11 marzo la prossima udienza. ‘’Nessun tasso usuraio – dice, però, l’avvocato difensore Stefano Pellegrino, che assiste Mirabile assieme a Diego Tranchida e Giacomo Pipitone - le denunce da parte delle presunte parti offese sono scattate solo quando il mio assistito è ricorso al mezzi legittimi per recuperare i crediti dovuti’’.

COMMISSIONE MEDICA E FALSA CIECA. Comincia oggi il processo a Marsala cinque medici accusati di avere contribuito a far riconoscere la pensione d`invalidità ad una ``falsa cieca`` che tra il 2006 e il 2008 ha percepito 78 mila euro dall`Inps. Ad essere processati davanti il Tribunale di Marsala sono i quattro componenti della commissione che visitò la donna: Saverio Urso, di 57 anni, Gaspare Lucio Casano, di 64, Andrea Farina, di 60, e Francesco Salvatore Pellegrino, di 59, nonché un altro oculista, Salvatore La Valle, 60 anni la cui consulenza per gli inquirenti avrebbe contribuito con maggior decisione al riconoscimento della ``falsa invalidità``. Alla sbarra vi sarà poi la fasulla non vedente, Giuseppa Rita Amato, di 74 anni. Le accuse a vario titolo contestate sono falso, truffa aggravata e induzione in errore per il reato di falso. A condurre l`indagine è stata la Guardia di finanza. ``La commissione medica - ribatte però l`avvocato difensore Stefano Pellegrino - aveva disposto la sospensione della pensione. Poi, fu il giudice del lavoro su ricorso della donna a disporre l`erogazione``.

POLIZIOTTI.  Una «cimice» piazzata dai carabinieri su un'auto ha messo due poliziotti del Commissariato di Mazara nei guai con la giustizia. La microspia, infatti, oltre a monitorare i movimenti del proprietario del mezzo, o di chi l'aveva in uso, ha anche registrato quanto accaduto ad un posto di blocco effettuato dai due poliziotti, che non hanno sequestrato l'auto (una Fiat Panda) nonostante questa fosse priva di copertura assicurativa, né multato il conducente per la mancata revisione e per il fatto di circolare malgrado il fermo amministrativo disposto dall'Agenzia delle Entrate. Per omissione d'atti d'ufficio e falso ideologico in atto pubblico in concorso, comincia oggi il processo al  sovrintendente Vito Pecoraro, di 51 anni, e l'assistente Vincenzo Dominici, di 44.
 A Pecoraro e Dominici, in servizio alle Volanti, si contesta il fatto di non avere adottato alcuna sanzione, nonostante, secondo l'accusa, abbiano riscontrato le gravi infrazioni. Alla guida dell'auto c'era Vittorio Misuraca. A bordo anche una donna, con la quale i due uomini delle forze dell'ordine, prima di dare il via libera, avrebbero parlato e scherzato. Il falso ideologico in atto pubblico viene contestato in quanto i due poliziotti «nell'esercizio delle loro funzioni - si evidenzia nell'avviso conclusione indagini preliminari - omettendo di annotare nel foglio di servizio di avere sottoposto a controllo l'autovettura Fiat Panda e di avere accertato le violazioni, attestavano falsamente fatti di cui il suddetto foglio di servizio era destinato a provare la verità». L'episodio risale al 19 aprile 2012. I due imputati, che adesso rischiano anche un procedimento disciplinare da parte del ministero dell'Interno e la sospensione dal servizio, sono difesi dagli avvocati mazaresi Walter Marino e Vincenzo Bonanno.