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09/01/2014 07:52:00

Violazione della sorveglianza speciale. Assolto a Marsala Rosario Esposto

 L’ex ingegnere capo del Comune Rosario Esposto è stato prosciolto dal gup dall’accusa di violazione degli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale. Uno status che gli era stato imposto dai giudici dopo essere tornato in libertà, nel maggio 2012. Avendo scontato circa sei anni e mezzo di carcere (degli otto ai quali era stato condannato) per associazione mafiosa e turbativa d’asta. Reati per i quali (assieme all’intestazione fittizia di beni) era stato arrestato il 31 ottobre 2005, nell’ambito dell’operazione antimafia <Peronospera III>. A difendere Esposto è stato l’avvocato Paolo Paladino. Dietro le sbarre, dunque, il 67enne ex funzionario originario di Baucina (Pa), ma marsalese d’adozione, è rimasto un anno e mezzo in meno rispetto agli 8 ai quali era stato condannato. E ciò in virtù ai meccanismi che regolano la detenzione in Italia. Con i magistrati ha sempre tenuto la bocca chiusa su eventuali possibili complicità di cui avrebbe potuto aver goduto all’interno del Comune o responsabilità di altri dirigenti. Lo sconto di pena è frutto anche di <buona condotta> dentro le mura del carcere. Il suo arresto, nell’autunno del 2005, provocò quel terremoto politico che un paio di settimane dopo sfociò nell’autoscioglimento (invocato a gran voce dal sindaco Galfano) del Consiglio comunale, tra i cui banchi, nel 2001, era approdata la figlia Tiziana (Nuovo Psi). La decisione di scendere in politica, seppur attraverso la figlia, secondo alcuni, potrebbe essere stata <la goccia che ha fatto traboccare il vaso>. L’inchiesta <Peronospera III> consentì ai magistrati della Dda di alzare il tiro e scoprire un <intreccio fra politici, imprenditori e boss mafiosi per il controllo degli appalti pubblici>. All’indagine, coordinata dai pm Massimo Russo e Roberto Piscitello, un contributo determinante fornirono anche il pentito Mariano Concetto, ex vigile urbano e soldato di Cosa Nostra, e l’ex consigliere comunale dell’Udc Enzo Laudicina. A quest’ultimo e all’ex deputato regionale <Norino> Fratello furono notificati avvisi di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa e per turbativa d’asta. Entrambi, poi, patteggiarono la pena. Tra gli appalti <pilotati>, quello per la realizzazione di un lotto del nuovo cimitero di Cutusio (aggiudicato alla <Sicilstrade> in cambio di <una tangente di 50 milioni di lire a Esposto>). Vi furono anche tentativi di condizionare le elezioni comunali del 2001. Interessanti, infine, le dichiarazioni del pentito di mafia Antonio Patti. <Degli appalti – dichiarò l’ex killer nel corso del processo - si occupavano Tano D’Amico e Stefano Genco, che al Comune conoscevano un ingegnere. D’Amico e Genco si interessavano per fare avere appalti o cantieri di lavoro ad alcuni imprenditori, tra cui Busetta, Pace e Messina. Chi vinceva l’appalto versava, poi, del denaro che finiva nella cassa della famiglia mafiosa. Non erano obbligati a pagare, ma erano contenti di farlo, così non succedeva nulla nei loro cantieri>.