Non c'è stata alcuna tentata estorsione nei confronti del senatore Nino Papania. Sono le conclusioni a cui è arrivato il Gup del Tribunale di Trapani, il dottor Cerosimo, che ha emesso ieri la sua sentenza circa il caso delle bombe carta lanciate contro la segreteria dell'ex senatore del Pd ad Alcamo. Per l'accusa gli attentatori avrebbero reagito così perchè Papania aveva promesso loro dei posti di lavoro in cambio dei voti alle elezioni, e poi non aveva mantenuto l'impegno. Per il giudice invece questa ipotesi non è riscontrabile. Pertanto gli imputati, Domingo Mistretta, Amato sono stati condannati a due anni, ma solo per il "porto" della bomba carta e per il danneggiamento. Soddisfatto l'avvocato Lauria che che ha evidenziato come non ci fosse alcuna relazione tra l'esplosione del petardo davanti la segreteria del senatore e la richiesta di posti di lavoro ipotizzata dal P.M, ipotesi non emersa durante il processo. Il Pm aveva chiesto la condanna a tre anni e quattro mesi. Durante il processo è intervenuto anche Papania, che ha dichiarato di non conoscere gli imputati, se non di vista. Papania dice di non aver mai fatto promesse di posti di lavoro, e di non aver mai subito pertanto pressioni ed intimidazioni.
Da alcune intercettazioni emergerebbe che i presunti estorsori dell'ex senatore sarebbero stati invitati a votare per Bonventre dietro la promessa di posti di lavoro alla "Aimeri Ambiente", società di smaltimento dei rifiuti.
L'avvocato Vincenzo Catanzaro, legale dell'ex senatore, aveva anticipato che l'eventuale somma sarebbe stata devoluta in beneficenza. Secondo il giudice, però, a Papania e non spetta alcun risarcimento.