Comincia oggi il processo nei confronti di un marsalese, D.L., che, a quante pare, ha litigato con il titolare del locale a "luci rosse" che voleva far abortire, per poi farla prostituire, la ragazza di cui si era invaghito. L'accusa nei confronti dell'imputato è di lesioni personali.L’accusa è di aver ferito al sopracciglio sinistro, lanciandogli contro il suo casco da motociclista, il titolare di un night club. La ragazza con cui aveva avviato una relazione sentimentale, una sudamericana che adesso vive in Spagna (A.G., di 22 anni), lavorava come cameriera al "Bocca di rosa". Il locale fu chiuso lo scorso 26 maggio dai carabinieri, che arrestarono (domiciliari) sia Francesco Panico che la moglie, la 35enne tagika Oksana Vodyants'ka, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. La coppia tornò, poi, in libertà per la cessazione delle esigenze cautelari. Secondo l'accusa, nel locale di Digerbato diverse ragazze straniere ballavano in costumi succinti o in biancheria intima per poi prostituirsi dietro i privè.
OMICIDIO COLPOSO. Un anno ed un mese di reclusione, con la concessione della sospensione della pena, e la sospensione per un periodo di due anni della patente di guida. È stata questa la pena inflitta, dal giudice Franco Messina, a Francesco Giuliano, ventinove anni, di Trapani, che era stato chiamato a rispondere di omicidio colposo.
Il 6 gennaio del 2009, infatti, mentre viaggiava alla guida di una Citroen Saxo, insieme con un amico, il giovane aveva perso il controllo del mezzo finendo contro un palo, lungo la strada statale 113, nei pressi dello svincolo di Ballata, nelle campagne trapanesi. Francesco Giuliano era rimasto ferito mentre l'amico, Giampaolo Bologna, di diciannove anni, era deceduto a seguito delle gravi ferite riportate. Giuliano è stato anche condannato a risarcire i familiari dell'amico, costituitisi parte civile.
TRUFFA/1. «L'imputato è accusato di truffa aggravata. Non poteva essere citato direttamente a giudizio. Era necessaria un'udienza preliminare». Lo ha sostenuto, davanti al giudice Riggio, l'avvocato Ignazio Bilardello, difensore del 40enne Giacomo Di Girolamo, ex responsabile locale del gruppo dei promotori della Mediolanum, accusato di appropriazione indebita e truffa aggravata in concorso, nonché di falso in scrittura privata. E il giudice ha accolto la richiesta di «nullità» della citazione a giudizio. La Procura dovrà chiedere il rinvio a giudizio. Con Di Girolamo, alla sbarra anche il fratello Stefano e Caterina D'Amico. L'ammontare della truffa è di oltre 20 mila euro.
TRUFFA/2. Truffa aggravata è il reato contestato a quattro marsalesi finiti sotto processo. Alla sbarra sono Roberto Gandolfo Ferrara, Marianna Pellegrino, Giovanni Genna e Stefano Ingarra. Secondo l'accusa, «per trarne profitto, consistente nell'aver ottenuto l'assunzione presso la ditta Csi Italia srl, attestavano falsamente, nelle dichiarazioni rilasciate al Centro per l'impiego di Marsala, lo stato di disoccupazione o di aver percepito redditi inferiori a quelli realmente percepiti, traendo così in errore il titolare della ditta al quale causavano un danno economico dovuto all'iniziale indebito riconoscimento delle agevolazioni di sconto contributivo e al conseguente obbligo di restituzione delle somme percepite indebitamente». I fatti risalgono agli anni 2006-2007