Si era innamorato di una giovane connazionale, sottraendola, pare, ad un giro di prostituzione. E per questo fu ridotto in fin di vita, massacrato a colpi di spranga e pietre, e lasciato in un lago di sangue nel suo letto. Vittima della feroce aggressione, avvenuta il 25 luglio 2010, in contrada Bosco, fu l’allora 31enne romeno David Costel, trovato dalla fidanzata, Viorica Priop, adesso 35enne, con il volto sfigurato e materia cerebrale fuori dal cranio. Una scena raccapricciante. Le indagini dei carabinieri condussero, poco dopo, all’arresto di due dei protagonisti (pare, almeno cinque) della spedizione punitiva: Daniel Andronache Gheorghita, di 24 anni, e Andrei Alexandru Lungu, di 21, bloccati dai CC dopo un inseguimento condotto con l’ausilio di un elicottero lungo l'autostrada Salerno-Reggio Calabria e già condannati. Ma l’esponente di spicco del gruppo sarebbe il 32enne Nichita Vasile, per il quale, adesso, il pm Francesca Rago ha chiesto una condanna a 7 anni di carcere. L’accusa è tentato omicidio. Dalle indagini dei carabinieri è emerso che movente dell’aggressione si inquadrerebbe nel ‘’racket dello sfruttamento della prostituzione’’. Inoltre, sull’Audi A6 con la quale Gheorghita e Lungu stavano fuggendo verso la Romania i carabinieri trovarono e sequestrato cinque chili di marijuana. Oltre ad un coltello, una mazza da baseball (forse, utilizzata per l’aggressione a Costel), un computer portatile e alcuni telefoni cellulari. A difendere Nichita Vasile è l’avvocato Alessandro Casano, per il quale, però, a carico dell’imputato ‘’non ci sono prove’’, ma ‘’solo le dichiarazioni della parte offesa, che più volte ha cambiato versione’’. A dire l’ultima parola sarà il Tribunale (presidente del collegio giudicante è Gioacchino Natoli).
VIOLENZA. Un uomo di 61 anni di Trapani F.L.P., è stato condannato dal Tribunale ad otto anni di reclusione per violenza sessuale. Vittima la figlia, che ha subito le violenze del padre sin dall'eta di tre anni. La piccola è andata a vivere con i nonni, poi, a 12 anni, alla morte della nonna, è tornata a vivere a casa, subendo ulteriori abusi. Quattro anni dopo si è sposata, ma il marito è finito in carcere. E' tornata a vivere con i suoi, ma, ricevendo ancora violenza, è andata a vivere con i figli presso una comunità, subendo minacce dal padre. L'imputato, sentito dai giudici nel corso del processo, ha respinto ogni accusa e invece ha lasciato intendere che la figlia covava rancore nei suoi confronti. Dopo la morte del marito voleva andare a vivere, presso l'abitazione dei genitori, con un ragazzo, con il quale nel frattempo aveva intrapreso una relazione. Ma il padre si era rifiutato di accogliere il suo nuovo compagno. L'uomo ha inoltre detto che a chiamare al telefono la figlia non sarebbe stato lui ma l'altro figlio. L'uomo è stato anche condannato a risarcire la figlia, costituitasi parte civile, versando in suo favore la somma di cinquantamila euro.
FALSA CIECA. Comincia oggi a Marsala il processo per cinque medici accusati di avere contribuito a far riconoscere la pensione d`invalidità ad una ``falsa cieca`` che tra il 2006 e il 2008 ha percepito 78 mila euro dall`Inps. Ad essere processati davanti il Tribunale di Marsala (prima udienza fissata per l`8 gennaio prossimo), saranno i quattro componenti della commissione che visitò la donna: Saverio Urso, di 57 anni, Gaspare Lucio Casano, di 64, Andrea Farina, di 60, e Francesco Salvatore Pellegrino, di 59, nonché un altro oculista, Salvatore La Valle, 60 anni la cui consulenza per gli inquirenti avrebbe contribuito con maggior decisione al riconoscimento della ``falsa invalidità``.
Alla sbarra vi sarà poi la fasulla non vedente, Giuseppa Rita Amato, di 74 anni. Le accuse a vario titolo contestate sono falso, truffa aggravata e induzione in errore per il reato di falso. A condurre l`indagine è stata la Guardia di finanza. ``La commissione medica - ribatte però l`avvocato difensore Stefano Pellegrino - aveva disposto la sospensione della pensione. Poi, fu il giudice del lavoro su ricorso della donna a disporre l`erogazione``.