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31/01/2014 06:40:00

Marsala, romeno assolto da tentato omicidio. Il Pm aveva chiesto sette anni

Era accusato di aver fatto parte del ‘’commando’’ (si pensa quattro o cinque uomini) che il 25 luglio 2010, in contrada Bosco, pestò a sangue, riducendolo quasi in fin di vita, il romeno David Costel, oggi 34enne, poi trovato con il volto sfigurato e il cranio spaccato. Una scena orribile quella che si presentò agli occhi della fidanzata della vittima della feroce aggressione. Uno dei presunti componenti del commando fu, poi, individuato dagli inquirenti nel 32enne Nechita Vasile, anch’egli romeno, per il quale il pm aveva invocato la condanna a sette anni di carcere. Il Tribunale, però, ha deciso di assolvere l’imputato. Evidentemente, non c’erano prove sufficienti per decretare la condanna. Subito dopo il fatto di sangue, le indagini dei carabinieri avevano condotto all’arresto di due dei protagonisti della spedizione punitiva: Daniel Andronache Gheorghita, di 24 anni, e Andrei Alexandru Lungu, di 21. Entrambi, poi condannati. La colpa di Costel sarebbe stata quella di essersi innamorato di una giovane connazionale, sottraendola, pare, ad un giro di prostituzione. E per questo fu ridotto in fin di vita, massacrato a colpi di spranga e pietre, e lasciato in un lago di sangue nel suo letto. Daniel Andronache Gheorghita e Andrei Alexandru Lungu furono bloccati dai CC dopo un inseguimento condotto con l’ausilio di un elicottero lungo l'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Sull’Audi A6 con la quale Gheorghita e Lungu stavano fuggendo verso la Romania i carabinieri trovarono e sequestrarono anche cinque chili di marijuana. Oltre ad un coltello, una mazza da baseball (forse, utilizzata per l’aggressione a Costel), un computer portatile e alcuni telefoni cellulari. A difendere Nichita Vasile è stato l’avvocato Alessandro Casano, che nella sua arringa ha sostenuto che a carico dell’imputato non c’erano prove certe, ma ‘’solo le dichiarazioni della parte offesa, che più volte ha cambiato versione’’.

OPERAZIONE PARKAR. Una condanna e due assoluzioni per due alcamesi e un partinicese, accusati di spaccio di droga a conclusione di un'operazione della polizia di Alcamo e Partinico, avvenuta nell'aprile del 2010. "Operazione Parkar" venne denominata l'inchiesta che portò in carcere 13 persone, dieci delle quali già processate col rito abbreviato o col patteggiamento. La sentenza è stata emessa idai giudici del Tribunale di Palermo. Tre anni e mezzo sono stati inflitti all'alcamese Roberto Vitale, 29 anni, difeso dall'avv. Massimiliano Russo. Assolti Azize Lokhoudi, 33 anni, nato ad Alcamo e residente in contrada Faranda, (difeso dall'avv. Antonino Vallone) e Daniele Coppola, 44 anni, di Partinico, assistito dall'avv. Cinzia Pecoraro. La polizia appurò che la rete dello spaccio era molto ampia con base operativa ad Alcamo e con vendite in numerose città tra cui Castellammare e Trapani e in alcuni Comuni del Palermitano. 

OMICIDIO COLPOSO. E' finita sotto processo per omicidio colposo la 45enne marsalese Francesca Ferrera, che il 15 novembre 2011 era al volante della Fiat Punto che secondo l'accusa investì, provocandone la morte, un uomo di 87 anni, Francesco Sciacca. L'anziano finì a terra mentre attraversava, a piedi, la statale 188 per Salemi, spingendo un piccolo carrello con il quale trasportava materiale edile di risulta. Sciacca perse l'equilibrio, cadde e battè la testa sull'asfalto. Trasportato, privo di sensi, al Pronto soccorso del vicino ospedale «Paolo Borsellino», fu subito giudicato «in pericolo di vita». Il decesso avvenne il giorno dopo.

Sulle lamiere della sua auto però non è stato rilevato «alcun segno di contatto» con la vittima. Ad affermarlo, davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo, sono stati i due vigili urbani che effettuarono i rilievi: Tommaso Trapani, coordinatore della squadra infortunistica e Antonino Pellegrino. In aula, i due vigili hanno dichiarato di essere intervenuti sul luogo dell'incidente dopo un'ora, quando ormai l'auto era stata spostata e il ferito era stato trasportato all'ospedale. Rispondendo, poi, alle domande dell'avvocato difensore Giovanni Galfano, hanno dichiarato di non avere rilevato alcuna traccia di frenata, né di aver rilevato sull'auto dell'imputata graffi, scalfiture o deformazioni provocate da un possibile contatto con la vittima o con il suo carrello.

ESTORSIONE. Avrebbe tentato di estorcere denaro all'ex moglie. Un brasiliano di 29 anni anni è stato rinviato a giudizio dal gup di Trapani, Emanuele Cersosimo, per tentata estorsione, minacce e molestie. Le indagini furono avviate dopo la denuncia presentata 5 anni fa dall'ex moglie. La donna, una giovane trapanese, ha riferito di essere perseguitata dall'ex. Il processo si aprirà il 17 settembre 2014 dinanzi al giudice monocratico.