Un marsalese e due ericini sono stati condannati dal Tribunale di Marsala per furto di cavi di rame e interruzione di pubblico servizio. Cinque anni di carcere e una multa di 600 euro sono stati inflitti al 56enne Francesco Marino, abitante in contrada Cutusio, mentre due anni e 300 euro di multa sono stati decretati per gli ericini Roberto Jovino, di 44 anni, genero di Marino, e Vito Roccia, di 31. Gli imputati erano accusati anche di ricettazione e riciclaggio. Da questi reati, però, sono stati assolti. La banda fu sgominata dai carabinieri con l’operazione <Cuprum> (maggio 2013). L’interruzione di pubblico servizio, a causa dei cavi enel tranciati e rubati, era avvenuta nei territori di Marsala, Erice e Valderice. I tre Comuni si sono costituiti parte civile, ma il Tribunale non ha accolto le loro richieste di risarcimento danni. Delle circa 40 balle di cavi di rame rubate, 23 furono trovate nell’abitazione del Marino. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra il 2010 e il 2013. Il pm Trainito, al termine della requisitoria, aveva chiesto 8 anni per Marino e 3 ciascuno per Iovino e Roccia. Nata sull’asse Erice San Giuliano – Marsala, la banda operava in diversi centri della provincia. Nove, nel maggio 2013, furono le misure cautelari (4 arresti in carcere, uno ai domiciliari e 4 obblighi di presentazione alla pg) eseguite dai militari al comando del capitano Carmine Gebiola. L’indagine fu avviata a seguito dell’arresto, il 27 marzo 2013, in contrada Spagnola, di Roberto Iovino e del 21enne Daniele Di Pietra. I due patteggiarono la pena e così poterono subito tornare in libertà. Senza perdere tempo, però, si rimisero subito all’opera. Programmando altri furti. Non sapevano che a quel punto le loro mosse notturne erano seguite ‘’in diretta’’ dai carabinieri. Sull’auto di Iovino, un’Audi 4, utilizzata per trasportare l’oro rosso rubato, era stato piazzato un gps. Disposte, inoltre, intercettazioni telefoniche e ambientali. Fu così possibile monitorare l’attività dell’organizzazione, scoprirne i membri e coloro che poi acquistavano la refurtiva (a 5 euro al chilo). Tredici i furti cristallizzati nelle attività di intercettazione. Alcuni commessi in abitazioni ed esercizi commerciali. Quattro i furti tentati tentati. L’indagine è stata condotta dal Norm e dalla stazione di Santi Filippo e Giacomo.
Processo a quattro tunisini accusati di avere rapinato prostitute africane. Avrebbero rapinato alcune prostitute africane che, in attesa di clienti, stazionavano lungo la strada di contrada Ferla che dalla statale 115 per Mazara conduce verso l’ex distilleria Concasio. E’ questa l’accusa mossa a quattro tunisini finiti sotto processo davanti il Tribunale di Marsala. Alla sbarra degli imputati sono Ben Alì Zouhahir, di 30 anni, Nazih Ohman, di 28, Handi Akari, di 32, e Ratik Bazine, di 37. I fatti contestati sono relativi agli anni tra il 2008 e il 2011. Secondo l’accusa, i quattro nordrafricani avrebbero più volte sottratto le borsette ad alcune prostitute di colore. Rubando anche l’auto (una Fiat Punto) ad un loro cliente. Le indagini furono svolte dai carabinieri della stazione di Petrosino. Nella prima udienza del processo, a rispondere alle domande del pm Francesca Rago è stata una delle ragazze vittime delle rapine. La giovane ha confermato le accuse, riconoscendo in foto uno degli imputati.
"Maga" condannata a Trapani. Una sedicente maga di Alcamo, Domenica Ruggero, 69 anni, trapanese, è stata condannata a sette mesi e a una multa di 400 euro per truffa. Avrebbe lasciato credere ad uomo di essere vittima di un malocchio chiedendogli il pagamento di denaro per liberarlo dal maleficio.Le indagini erano state avviate 4 anni fa a seguito di una denuncia presentata da un alcamese. L'uomo ha riferito di avere frequentato per 18 mesi lo studio della maga. La donna avrebbe preteso per ogni incontro dai 100 ai 200 euro per un totale di 8000 euro.