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05/02/2014 03:02:00

Cacciaviti d'oro alla clinica "Villa Sofia" di Palermo...

 Cacciaviti in uso nelle sale operatorie ospedaliere pagati 4.700 euro cadauno. In un reparto dell'ospedale palermitano di "Villa Sofia" ne sarebbero stati acquistati circa 15, manici inclusi, per una spesa complessiva di 70mila euro. Ed il reparto in questione è la Chirurgia plastica che, dallo scorso gennaio, è al centro di un'attività della magistratura che sta indagando, dopo la denuncia del primario, su cartelle "gonfiate" per ottenere sostanziosi rimborsi.
Anche l'azienda sanitaria "Villa Sofia-Cervello" ha nominato una commissione interna che è stata sollecitata dal commissario straordinario, Giacomo Sampieri.
I cacciaviti "d'oro" sono strumenti che alcune ditte del settore sarebbero pronte ad offrire in comodato d'uso se dovessero aggiudicarsi forniture di impiantistica che riguardano la chirurgia maxillo-facciale. La vicenda dei cacciaviti, sui cui costi di mercato sono in corso accertamenti, è emersa nell'ambito dell'indagine della Digos e dei carabinieri del Nas.
Il primario del reparto, Matteo Tutino, ha denunciato presunte irregolarità che avrebbe riscontrato all'indomani del suo insediamento. Subito dopo il tradizionale passaggio di consegne, il dottor Tutino ha trovato un incremento di 800mila euro tra il budget del 2011 e quello del 2012. Il medico ha compreso immediatamente che qualcosa non funzionava e ha esaminato tutti i registri del suo reparto.
La denuncia del medico ha fatto il paio con un esposto presentato lo scorso luglio dalla nuova caposala della Chirurgia plastica che aveva trovato all'interno di un armadio materiale sanitario inutilizzato e parzialmente scaduto, farmaci per medicina estetica, tossine botuliniche e acidi per peeling.
Il dottore Tutino non si è limitato ad indossare il camice bianco e la mascherina da chirurgo. Tra un intervento chirurgico e l'altro ha indossato i panni di un provetto Sherlock Holmes esaminando con la lente d'ingrandimento tutto ciò che ha riguardato l'aspetto economico-amministrativo del reparto. Un lavoro che è stato fatto con l'appoggio del commissario straordinario dell'azienda, che è stato informato costantemente di tutti i passaggi compiuti dal medico. Nel mese di aprile, il primo segnale: la serratura della stanza del dottor Tutino è stata danneggiata con la colla, segno che il medico-investigatore aveva toccato fili che non si dovevano scoprire. Ma Tutino è andato avanti: ha fatto l'inventario della strumentazione in dotazione al reparto aggiungendo, nella relazione consegnata ai suoi superiori, che i cacciavite inventariati sono utilizzati nel solo reparto di Chirurgia plastica, mentre in un altro settore ospedaliero sono stati concessi in comodato d'uso. La Digos sta esaminando con attenzione tutta la documentazione al riguardo.
In sede di denuncia anche una circostanza: dal giorno del suo insediamento, il 21 gennaio 2013, sino allo scorso 31 gennaio, non sono stati ordinati nuovi materiali come placche e viti. Secondo quanto risulterebbe dai registri sulle forniture, invece, negli anni precedenti erano stati fatti regolari acquisti di materiali come placche, viti e cacciavite. Acquisti indirizzati urgentemente al servizio delle camere operatorie. Gli utensili sarebbero stati richiesti ad una specifica ditta in quanto, come si evincerebbe dagli ordinativi d'acquisto, «dispositivi analoghi non permettono un analogo intervento terapeutico o diagnostico e quanto oggetto della presente richiesta assurge a produzione unica ed esclusiva».
Insomma, nel reparto diretto oggi da Matteo Tutino sarebbero emerse anomalie che soltanto gli inquirenti possono risolvere. «Abbiamo istituito una commissione che sta esaminando tutta la documentazione del 2012 anche negli altri reparti - ha dichiarato il commissario straordinario, Giacomo Sampieri - e stiamo verificando la correttezza di tutti gli atti».