“I cittadini sono con me, la gente mi crede”. E’ diventato ormai un ritornello esibito in ogni conferenza stampa. “I cittadini sono con me. I cittadini sono con me”. All’infinito. Ogni appuntamento con i giornalisti, è occasione per il sindaco di Marsala Giulia Adamo di ripeterlo, dirlo con convinzione. Portando una sfilza di cose ammucchiate in questo anno e mezzo di amministrazione. La giustificazione di tutto. Il parere del cittadino, che anche oggi, secondo Adamo, è con il sindaco. “Ne è sicura?”. “Certo”. Lo ha ripetuto anche ieri, a Palermo, nel “sobrio” Grand Hotel Wagner, dove incontrava i giornalisti per parlare dell’indagine sulle spese pazze all’Ars che coinvolge anche lei. All’ex parlamentare regionale di Pdl, Pdl Sicilia, Misto, Udc, vengono contestate spese per 500 mila euro.
Una conferenza stampa che arriva a una settimana di distanza dall’interrogatorio davanti ai pm della Procura di Palermo che hanno aperto l’indagine sulla rimborsopoli siciliana.
Accompagnata dal suo staff e dagli addetti stampa del comune di Marsala: “Li ringrazio, si sono presi una giornata di ferie per starmi accanto”.
Giulia Adamo parte spedita. E comincia con il benedire l’inchiesta. “Ben vengano queste indagini - dice - così la politica decide a darsi delle regole”. Parla di quello che le contestano. "La contestazione più grande riguarda il pagamento del personale. I gruppi quando si costituiscono devono avere il personale, che viene assunto o tra il quello interno dell'Ars o all'esterno. E' difficile pensare che io abbia assunto persone, o che abbia preparato buste paga. La prima cosa che ho fatto, da presidente del Gruppo Misto, è stata proprio quella di scegliere il consulente del lavoro, ma non ho scelto mica un mio amico. L'avrò visto due volte in vita mia…”. Quella dei soldi dati ai dipendenti dei gruppi è la parte più corposa dell’elenco delle spese messe nel fascicolo dalla procura di Palermo. Ma quello che viene fuori dalla conferenza stampa di ieri è una concezione del fare politica lontana anni luce dalla gente, dai cittadini che il sindaco dice di avere dalla sua. Parla dei 7200 euro che sono stati versati dal conto del gruppo sul suo conto corrente: “sono una parziale restituzione di somme che mi erano dovute e che io avevo anticipato. A ogni capogruppo spetta il 10%". E quei soldi erano residui che sono stati “restituiti” al sindaco. Anziché girarli alle casse regionali. Secondo Giulia Adamo "il deputato non deve fare alcun rendiconto". "Io sono finita sulla gogna perché sono stata troppo pignola e ho rendicontato tutte le spese fatte negli anni. Sono cinquemila euro. Su borse, cravatte e altro si è creata un'ondata di fango". Perché sono tutte spese di rappresentanza. Dalla borsa Louis Vuitton: “Che poi sarà stato un borsello, una borsa del genere non può costare soltanto 440 euro. L’abbiamo regalata a una signora che ha messo a disposizione il suo palazzo nobiliare per un’iniziativa politica”. Tutto normale, tutte spese di rappresentanza. Confondendo e mescolando gruppo con partito. E’ questa la giustificazione singolare: che le attività del partito siano da mettere sul conto del gruppo, perché sarebbero un’unica cosa. “Allora a che servono questi soldi se non per fare anche attività politica?”, si chiede. Ma non c’è solo la borsa. C’è anche la coppa d’argento al figlio dell’assessore Nino Strano. C’è anche un regalo di nozze a un dipendente. Ma perché, si chiede il cittadino (che Giulia Adamo dà per scontato essere con lei), questi regali li dobbiamo pagare noi siciliani? “Perché funzionava così. Le spese di rappresentanza fatte da me, compresa la borsa regalata alla signora, sono tutte legittime. Oggi c'è una sensibilità diversa su questo tema, ma cinque anni fa era diverso. E comunque non meritavo questa ondata di fango mediatico, per come ho lavorato. Ma sopravviverò". E sulle cene dice che, in realtà, era soltanto una. Da 2500 euro per inaugurare la nascita del gruppo. Tutto normale. Tutto legittimo, ci mancherebbe. Ma il cittadino, continua a chiederselo, perchè con i miei soldi? Il problema non è questo. Non sono i soldi usati per comprare regali “di rappresentanza”. Non sono le cene, anzi, la cena, nemmeno la borsa, né la stufetta. Perchè, dice Adamo, “in questi giorni ho ricevuto solo solidarietà. Togliendo il grosso delle spese per i dipendenti, mi si contestano spese di rappresentanza di appena 5480. Il paese reale queste cose le capisce”. Capisce, secondo Adamo, che sono bazzecole davanti agli scandali del Lazio, della Liguria, del Piemonte. “E’ vero, la politica deve cambiare”. Ma il problema è un altro, però. “E’ la stampa. E' per questo che organizzerò a Marsala un convegno su stampa, politica e informazione". E, già che ci siamo, su come distruggere quella libera, di informazione. Parla di fango buttato addosso. “Sul viaggio fatto con Toni Scilla ho letto delle cose incredibili. Siamo stati a Bruxelles a tentare di sbloccare 50 milioni di euro per i danni che gli agricoltori hanno subito con la peronospera”.
Dal fango al petrolio. Non il suo. Non il carburante distribuito dall’azienda di famiglia. Nemmeno la delibera che rischia di far chiudere 18 benzinai a Marsala. Quello in fondo al Mediterraneo. Con il rischio trivellazioni. La stampa invece di parlare delle inchieste dovrebbe parlare soltanto delle trivellazioni. O della Piccola Parigi del Sud: Marsala. Gongola davanti ai pochi giornalisti arrivati a Palermo, Giulia Adamo, ricordando le nove pagine del mensile turistico Bell’Italia. E’ soddisfatta, dimenticando che nascono anche dai 5 mila euro di pubblicità fatta dal Comune sul mensile. “Sono stata brava. La città è stata brava”.