Era finito sotto processo, con l’accusa di lesioni colpose gravissime, per aver urtato con l’auto un anziano che stava salendo in bicicletta. Provocandone la rovinosa caduta sull’asfalto. Conseguenza: trauma cranico, frattura della mandibola, frattura scomposta dell'omero sinistro e la lesione del malleolo tibiale sinistro. Adesso, però, l’automobilista, il marsalese Antonino Gandolfo, è stato assolto dal giudice di pace Alberigo Pellecchia. Con la sua Mercedes, Gandolfo aveva urtato la bicicletta di Pietro La Rocca (77enne all’epoca dei fatti). L’incidente avvenne il 13 giugno 2007 sulla strada provinciale per Petrosino, all’altezza dell’incrocio con la strada che conduce all’ex lido Signorino. Nel corso del processo, durato tre anni, hanno testimoniato i vigili urbani che effettuarono i rilievi, alcuni testimoni dell'incidente e Luigi Simonetto, consulente di infortunistica stradale incaricato dalla parte civile. I difensori dell'imputato, gli avvocati Giovanni Galfano e Paolo Paladino, hanno poi evidenziato ‘’la contraddittorietà della ricostruzione operata dall’accusa’’. Galfano ha, inoltre, spiegato che La Rocca era sulla banchina e solo ‘’per una tragica coincidenza è scivolato e ha urtato l'auto che si approssimava all'incrocio’’.
Processo a ladri di cavi di rame. Un tecnico dell’Enel e un appuntato dei carabinieri sono stati ascoltati, in Tribunale, nell’ultima udienza del processo che vede tre persone imputate per furto di rame, ricettazione, riciclaggio e interruzione di pubblico servizio. Alla sbarra sono Francesco Marino, di 56 anni, Roberto Jovino, di 44, e Vito Roccia, di 31. La banda fu sgominata con l’operazione ‘’Cuprum’’ (maggio 2013). Secondo l’accusa, i tre sarebbero responsabili di numerosi furti di rame, ai danni di impianti elettrici dell’illuminazione pubblica nei territori di Marsala (contrade Spagnola e Casazze), Erice e Valderice. Il tecnico dell’Enel ascoltato dai giudici è stato Fabio Cammarata, che ha spiegato che i cavi dell’Enel sono diversi da tutti gli altri cavi elettrici in quanto sono rivestiti da una guaina particolare contrassegnata dal marchio dell’azienda. Un marchio che è ben visibile per tutta la lunghezza del cavo. L’appuntato dei CC (Tumbarello) ha, invece, deposto su uno dei furti contestati ai tre imputati. Confermando quanto dichiarato, nella precedente udienza, dal maresciallo Michele Genovese del nucleo operativo della Compagnia di Marsala e dal comandante della stazione di San Filippo, Francesco Vesuvio. Nove furono, il 23 maggio 2013, le misure cautelari (4 arresti in carcere, uno ai domiciliari e quattro obblighi di presentazione alla pg) eseguite dai carabinieri a conclusione di un’indagine sui numerosi furti di cavi di rame. I provvedimenti cautelari, emessi dal gip del Tribunale di Marsala su richiesta della Procura, furono eseguiti a Marsala, Trapani, Carini e Palermo. L’indagine nacque dall’arresto di due membri della banda eseguito a Marsala il 27 marzo 2013. I furti di cavi di rame avevano avuto come conseguenza il totale black out in diverse zone della provincia. Tredici gli episodi cristallizzati nelle intercettazioni. Furti, evidenziò il procuratore Alberto Di Pisa, che hanno ‘’provocato gravi disagi alla popolazione, a causa delle interruzione di pubblici servizi’’. Non solo con black out elettrici, ma anche con interruzione delle comunicazioni telefoniche e dell’erogazione idrica. ‘’Per questo – dichiarò il capitano Carmine Gebiola – diversi sindaci hanno invitato le forze dell’ordine ad effettuare maggiori controlli’’.