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09/03/2014 07:00:00

In memoria di Don Andrea Parrinello: il racconto di Gaspare Palermo

Torna puntuale, ancora per qualche domenica, il ricordo settimanale di Don Andrea Parrinello, il grande personaggio sportivo che dal dopoguerra fino agli anni 70 ha rappresentato il principale punto di riferimento per tutti i giovani marsalesi che si sono avvicinati al mondo del calcio creando un vivaio di giovani calciatori che si sono affermati sia nei tornei giovanili che in molte squadre dilettanti e professioniste. Il nuovo racconto ci viene fornito dal comitato nato appositamente e formato da Salvatore Lo Grasso, Emanuele Parisi, Totuccio Cardinale e Rino Bonomo, che continua a ricordarlo con una raccolta di testimonianze che il nostro sito si è impegnato a pubblicare. Eccovi, dunque, anche per questa domenica, il nuovo: quello di Gaspare Palermo.

Episodio raccontato da Gaspare Palermo nato a Marsala il 18.04.1946  Allenatore-Dirigente dell’Olimpia dal 1968 al 1973.

Il mio ricordo di don Andrea, o Don Andria come lo chiamavamo noi, e' datato negli 68/73 e non e' come giocatore ma come allenatore dirigente dell'allora Olimpia Calcio.
Pur essendo abbastanza bravo ho giocato molto poco nei campionati giovanili di allora . Purtroppo  i miei genitori non mi permettevano di giocare perché già in quegli anni avevo necessità di portare le lenti da vista e non potevo rischiare di romperle e di farmi anche male. Inoltre in quel periodo sul cartellino, oltre la firma del ragazzo, era necessaria anche quella di un genitore che io, come ho già detto, non potevo ottenere. Quindi diciamo che ho smesso presto di giocare. Poiché il calcio mi e' sempre piaciuto ho fatto l’allenatore,  anche  perché,' in quel periodo non c'era bisogno di alcun titolo o frequenza di particolari corsi. Era sufficiente passione e molta buona volontà. Ho cominciato ad allenare i ragazzi quando avevo 17 anni  con la squadra Gramsci, poi diventata Libertas Vanoni, per due anni. Quindi ho conosciuto L’Olimpia e Don Andrea  da avversari. Lo vedevo quasi sempre arrivare al campo sportivo di Porta nuova con il suo solito basco e  in motorino. Apriva lo spogliatoio e, mentre aspettava i suoi ragazzi che arrivavano man mano, cominciava a sbrigare dei lavori come preparare le scarpe, magliette, tute, riscaldare l’acqua per la doccia, preparare asciugamani saponette etc. L’impressione che avevo di quell’uomo era  di una persona molto antipatica, dell’Olimpia una squadra di privilegiati favoriti dagli arbitri  durante le partite. All’epoca, firmando il cartellino,  i ragazzi erano vincolati solo per un anno quindi, alla fine del campionato, potevano liberamente passare alle squadre più forti. Ciò è quello  che si è verificato per due anni di seguito e, poiché io mi ero stancato di perdere i  soggetti migliori, ho deciso di smettere. Non so come Don Andrea abbia saputo della mia decisione, sta di fatto che ha mandato qualcuno a casa mia per riferirmi che voleva parlarmi. Ero indeciso se andare o meno anche perché, come ho detto prima, Don Andrea mi era antipatico. Comunque sono andato. Ebbene ho conosciuto una persona completamente diversa da quella  che credevo fosse. E’ venuto subito incontro dandomi la mano e mettendomi immediatamente a mio agio. Si è rivolto a me come ad una persona adulta e  preparata. Immaginate quanto ne sia rimasto lusingato!. Ero soltanto un ragazzo  poco più di vent’anni. In poche parole mi ha detto che aveva bisogno di una persona che gli dava un mano e che, sarei stato  libero di comportarmi come meglio credevo. Insomma  avevo tutta la massima libertà e indipendenza.  Ho accettato la proposta con grandissimo piacere. Sono rimasto all’Olimpia  tre o quattro anni durante i quali non è mai venuto meno ad un solo impegno di quanto, durante il primo incontro, avevamo stabilito. Spesso ero io a chiedergli consiglio, quando pensavo di averne bisogno, e lui me lo dava. Qualche volta mi dava dei suggerimenti con arte diplomatica, cioè lasciando liberamente a me la scelta di metterli in pratica o meno. Non era affatto una persona antipatica e superba, forse un poco burbera ma piena di umanità e affetto verso chi gli stava vicino: giocatori, dirigenti,allenatori che fossero.  Durante lo svolgimento delle gare lo ricordo sempre teso e preoccupato. Non voleva essere disturbato. Se qualcuno, per un motivo qualsiasi, lo distoglieva si incavolava di brutto. Quando poi si calmava  sorridendo  diceva che la persona che cercava di distoglierlo era mandata dal nemico per fargli perdere la partita. Era particolarmente contento quando  partecipavo alle  riunioni della dirigenza. Fu proprio durante una riunione che mi mostrò il suo entusiasmo ed è esploso di contentezza. Cioè quando gli proposi che se qualche ragazzo andava male a scuola e aveva bisogno di ripetizioni ero pronto a dargliele gratuitamente. Ha prontamente informato i genitori dei ragazzi dicendo loro che un professore, suo amico, poteva aiutare i loro figli  con eventuali problemi di apprendimento a scuola. Effettivamente qualcuno di bisogno ne aveva e anche tanto. Si teneva informato se davvero alcuni ragazzi venivano a seguire le lezioni, perché in caso contrario non permetteva che si allenassero. E’ stata grande la sua contentezza quando, alle fine dell’anno scolastico, ha saputo che quei ragazzi erano  stati promossi. Per lui la promozione è stata molto più importante  che vincere un campionato. Quando, ancora giovane, sono andato via da Marsala per un periodo di tempo mi faceva scrivere da uno dei ragazzi della squadra juniores per tenermi informato sull'andamento dei ragazzi che avevo allenato. A distanza di poco tempo ho saputo che Don Andrea, purtroppo, era morto. Concludo questo mio breve racconto ringraziando Don Andrea per avermi insegnato a dare senza pretendere nulla.

 

Verona, lì 17.12.2013

                                                                                                                            Gaspare Palermo