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07/05/2014 06:32:00

Carabinieri ‘’violenti’’ a Pantelleria, testimonia una delle vittime

‘’In caserma abbiamo subito minacce e preso legnate’’. E’ stata una notte da incubo quella di cui ha parlato, in Tribunale, a Marsala, il 33enne pantesco Massimo Barbera, ascoltato nel processo per le violenze che sarebbero state commesse, nel 2011, nella caserma di Pantelleria, su persone fermate per controlli. Alla sbarra degli imputati sono il maresciallo Claudio Milito, accusato di aver avuto ‘’mano pesante’’ assieme a Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis e Stefano Ferrante. Di omessa denuncia, invece, sono accusati il capitano Dario Solito, ex comandante della Compagnia di Marsala, da cui dipende Pantelleria, e il maresciallo Giuseppe Liccardi, che all’epoca dei fatti era comandante della stazione dell’isola. Per Milito, Salerno, Bellanova, De Santis e Ferrante fu disposto il divieto di dimora a Pantelleria. La Procura aveva addirittura chiesto l’arresto. Massimo Barbera, parte civile insieme a Giacomo Brignone e a Vito Sammartano (quest’ultimo è il cuoco marsalese dalla cui denuncia scaturì l’indagine condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura), ha dichiarato che la notte del 10 luglio 2011 si recò in caserma per capire come mai il Sammartano, dopo essere stato fermato a un posto di blocco ed essere risultato positivo, seppur di poco, all’alcoltest, a distanza di un’ora e mezza non era stato ancora rilasciato. ‘’Milito – ha detto Barbera rispondendo alle domande del pm Antonella Trainito – mi prese per il collo e mi tirò dentro, dove c’era Vito che chiedeva ‘’perché mi fate stare ancora qua dentro?’’. Milito gli rispondeva: ‘’Stai zitto. Qua comando io’’. Al che Vito disse: ‘’Ma voi dovete difendere la gente. Il popolo è sovrano’’. E allora Milito iniziò a colpirlo con calci e pugni. Io mi avvicinai, ma il maresciallo mi diede uno schiaffone, facendomi uscire sangue dal naso. In caserma con Milito c’erano altri tre carabinieri, tra cui anche il Salerno, che ci aveva fermati al posto di blocco. Sammartano continuava a dire: ‘’Non è giusto quello che state facendo’’, ma a ciò seguivano minacce, con Milito che ripeteva: ‘’Qua comando io’’. Io dissi che li avrei denunciati, ma il maresciallo mi rispose che mi avrebbe querelato e che io mi ero fatto male cadendo da solo. Poi, Sammartano, che si rifiutava di fermare il verbale, più volte cambiato, fu chiuso in cella. Un carabiniere gli diceva: ‘’Ancora non ti sono bastate le legnate?’’. Io ero disperato piangevo. In mattinata ci hanno fatto uscire’’. A Barbera è stato, quindi, mostrato un album con le foto dei carabinieri all’epoca in servizio a Pantelleria. Il teste ne ha indicato tre come autori delle violenze: Milito, Salerno e Bellanova. Nel corso dell’inchiesta condotta dalla sezione di pg delle Fiamme Gialle sono emersi anche altri episodi dello stesso genere, tanto che la Procura diretta da Alberto Di Pisa ha individuato una decina di ‘’parti lese’’. All’inizio del processo, su richiesta di uno dei legali delle parti lese, il Tribunale (presidente del collegio è Sergio Gulotta) ha dichiarato il ministero della Difesa ‘’responsabile civile’’. Vito Sammartano, 42 anni, cuoco, che d’estate si trasferisce a Pantelleria per motivi di lavoro, agli inquirenti dichiarò: ‘’Sono stato fermato ad un posto di blocco e condotto in caserma verso le 4 del mattino – ha raccontato Sammartano - e dopo l’alcoltest, a cui, seppur di poco, sono risultato positivo, sono stato massacrato di botte’’. Le accuse a vario titolo contestate agli imputati vanno dalle lesioni al sequestro di persona, dal falso in verbalizzazioni all’omissione di atti d’ufficio e di denuncia e favoreggiamento. Prossima udienza il 26 maggio, quando sarà ascoltato il luogotenente Antonio Lubrano, capo della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, che ha diretto l’indagine.