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10/05/2014 09:30:00

Arrestata dai carabinieri una cancelliera del Tribunale di Marsala per concussione

 Una cancelliera del Tribunale di Marsala, B.A.M.,  è stata arrestata dai carabinieri per concussione. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe abusato dei poteri derivanti dalla sua funzione. In un caso, incaricata della redazione dell'inventario dell'eredità di 2 fratelli (uno minore), avrebbe preteso e ottenuto il pagamento di una somma di denaro dalla sorella maggiore dietro la minaccia di non adempiere al suo compito. La cancelliera avrebbe tentato di farsi consegnare del denaro anche da un avvocato che assisteva una vedova. 

In pratica, chiedeva mazzette per non ritardare l'inventario dei beni degli eredi. CI reati ipotizzati sono concussione e tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilita'. Il provvedimento e' stato emesso dal gip di Marsala Annalisa Amato. Due i casi contestati al pubblico ufficiale che secondo gli inquirenti avrebbe abusato dei poteri derivanti dalla sua funzione. In una circostanza, la donna, incaricata della redazione della inventario dei beni ereditati da due fratelli, di cui uno minore, avrebbe preteso e ottenuto il pagamento di una somma di denaro dalla sorella maggiore dietro la minaccia di non adempiere al suo compito. La cancelliera avrebbe tentato di farsi consegnare del denaro anche da un avvocato che assisteva una vedova, madre di due minori, per effettuare la inventario dei beni che la donna aveva ereditato dal marito deceduto. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Alberto Di Pisa e dal pm Antonella Trainito.

Questo il comunicato dei carabinieri: 

I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Marsala, nella serata odierna, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Marsala, Dott.ssa Annalisa Amato, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di B.A.M., cancelliere presso il Tribunale Civile di Marsala.
I reati contestati all’esito delle indagini dei militari dell’Arma, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Marsala Dott. Alberto Girolamo Di Pisa coadiuvato dal sostituto procuratore Dott.ssa Antonella Trainito, e dei quali il G.I.P. ha ritenuto sussistere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagata sono quelli di concussione (art. 317 C.P.) e di tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater C.P.) nei confronti di due utenti della cancelleria.
Nel primo caso il cancelliere, abusando della qualità e dei poteri connessi alla propria funzione di pubblico ufficiale, dopo essere stata incaricata dal Giudice Tutelare di redigere l’inventario dei beni ereditari di due fratelli, di cui uno minore, aveva costretto l’erede maggiorenne - tutore del fratello minore - a consegnarle in via ufficiosa ed abusiva una somma di danaro ed, al contempo, a sottoscrivere un atto nel quale l’istante attestava di non avere corrisposto alcuna somma di denaro per la redazione del predetto inventario. Le indagini hanno acclarato come l’indagata, in un primo momento, aveva trattenuto presso la cancelleria il fascicolo contenente l’istanza con la quale la parte offesa chiedeva di essere nominata tutore del di lei fratello minore, per oltre 5 mesi, senza trasmetterlo al Giudice tutelare; successivamente, una volta incaricata della redazione dell’inventario dei beni ereditari in quel procedimento, aveva preteso ed ottenuto dalla denunciante il pagamento di una somma di danaro con la minaccia che, in caso contrario, non avrebbe redatto l’inventario e rappresentando alla donna che, trattandosi di un compito particolarmente complesso, la sua rinuncia a quell’incarico avrebbe provocato per lei un ulteriore indeterminato ritardo, irrimediabilmente pregiudizievole dei diritti suoi e del suo pupillo.
In un’altra occasione, invece, abusando ancora della sua funzione di preposto alla redazione degli inventari presso la Cancelleria del Tribunale di Marsala, aveva tentato di indurre un avvocato, che assisteva una vedova, madre di due minori, nel procedimento di accettazione dell’eredità del proprio defunto marito, a corrisponderle, in via ufficiosa ed abusiva, una somma in denaro contante, affinché esso funzionario redigesse l’inventario di quell’asse ereditario, non riuscendo nell’intento per la mancata adesione del professionista.