Inizio di anno scolastico turbolento a Marettimo, a causa di tagli penalizzanti che minacciano il diritto allo studio degli alunni della più lontana delle Egadi.
Il problema riguarda nel dettaglio la scuola media e le sue tre classi, frequentate rispettivamente da 3 alunni al primo anno, e 2 sia per la seconda che la terza classe, dove le ore sono state complessivaente ridotte da 54 a 36 secondo questo schema: le ore di matematica ridotte da 18 a 12, quelle di italiano da 18 a 15 e quelle di inglese da 18 a 9, ossia addirittura dimezzate.
A invocare attenzione per questa situazione è il vice sindaco e assessore alle frazioni, Enzo Bevilacqua, che ha ascoltato anche le istanze dei genitori, comprensibilmente sul piede di guerra a causa di un problema che penalizza l’isola ancora di più.
"Abbiamo già investito del problema il Provveditore agli studi di Trapani – evidenzia Bevilacqua - ma senza riscontro. Riteniamo che nelle isole minori non sia possibile e opportuno applicare la legge dei grandi numeri, viste le già note condizioni di svantaggio in cui vive la cittadinanza che, altrimenti e giustamente ricorre alla minaccia di abbandonare il territorio che verrebbe ulteriormente penalizzato. Ci aspettiamo che dalle istituzioni arrivino, oltre che i soliti messaggi di solidarietà, anche concreti appoggi per trovare una soluzione definitiva. Inoltre – continua - temiamo che l’approfondimento dei tre programmi didattici non possa essere svolto in modo esauriente con appena 36 ore assegnate, compromettendo il diritto allo studio. E non capiamo il motivo per cui è stato abolito il sistema d’incentivi che fino a qualche anno fa, riconoscendo i maggiori disagi, attribuiva un punteggio doppio alle insegnanti che accettavano l’incarico nelle isole".
Sulla stessa linea la rappresentante dei genitori di Marettimo, Chiara Negri, che dice: "Siamo disposti a tutti pur di far sentire la nostra voce e le nostre esigenze. A non mandare per protesta i nostri figli a scuola, ad andare a Palermo, a Roma, ovunque sia il caso di protestare. Vogliamo per i nostri figli gli stessi diritti di quelli di ogni studente d’Italia".