Sotto il difficile cielo dell’arte contemporanea, una fulgida e fugace realtà, figlia di una galassia irradiante, capace di abbagliare una volta emisferica notturna priva di bagliori lunari, ha prospettato al pubblico nuovi itinerari critico-espressivi, alla velocità di una cometa passeggera, l’istituzione fiorentina La Strozzina.
Centro di Cultura Contemporanea, la Strozzina, nato nel 2007, ha acquistato agilmente lo status, per oltre un lustro, di epicentro esplorativo e di ricerca figurativa di livello internazionale, costantemente e spontaneamente ritmato da un calendario vitale degli eventi dell’arte che si sono imposti nel panorama espressivo odierno globale di qualità.
La Strozzina ha avuto il grande merito, in primo luogo, di sfuggire ogni autoreferenzialità e di riconoscere il Rinascimento, tradizionale Arcadia dei natali artistici fiorentini, terreno privilegiato della ricerca espositiva attuale, non un punto di arrivo, ma un privilegiato, robusto nastro di partenza.
In questa stagione incerta in cui ancora le sorti future della Strozzina non é dato sapere e se la chiusura odierna debba intendersi, dunque, quale pausa di riflessione, sosta forzata o brusca frattura, il quadriportico di Palazzo Strozzi a Firenze, sede d’elezione del centro, accoglie con fiducia la presenza fino al 16 Novembre 2014, dell’istallazione ‘site specific’ di Franco Menicagli, “A chi non piace guardare il cielo”?
L’istallazione, composta da tre pilastri formati da colonne di vecchie mattonelle, completati da listelli in legno, fascette da imballaggio e materiali esplicitamente di ordinaria povertà quotidiana, disegna nello spazio il fluttuare dinamico nell’ambiente di geometrie spontanee rese come sussurri.
Le ceramiche enfatizzano il loro potenziale effimero, transitorio e tagliente in uno spazio rigoroso e possente quale è il cortile di Palazzo Strozzi e sottolineano il contrasto voluto delle due armonie divergenti: il ritmo delle colonne del portico alternato alle esuberanze kitsch delle terraglie della quotidianità, accumulate come foto e fotogrammi di una vecchia Superotto.
Piastrelle, irriverenti del buono e del cattivo gusto, rimandano ad interni d’altri tempi, spazi gestatori di rimembranze, di aspettative sociali e revanche, calpestii di ogni giorno.
Protese verso l’alto le colonne di Menicagli per un tempo contingentato, svettanti da più secoli i cippi del palazzo gentilizio, sono coralmente, amplificati elasticamente verso il cielo aperto, verso orizzonti di stelle intelligibili, oscurate o irraggiate da destini sorprendenti, quali quelli che la disarmonia improvvisa quotidiana dell’esistenza ci protende.
Vi restano pochi giorni per una piccola grande esibizione e una devota preghiera: che la Stozzina non cessi di vivere.
Che le stelle non stiano a guardare, parlino e illuminino, “ad libitum”, il cielo dell’arte contemporanea nel mondo.
Francesca Pellegrino