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04/02/2015 18:13:00

Il calciomercato della grande crisi e l'oltraggio di Ferrero alla Samp

 Il calciomercato si è chiuso senza botti. Chi ha aspettato le ultime ore nella speranza di trovare in saldo qualche elemento utile a rafforzare la propria squadra o almeno a puntellarne i punti deboli, a tappare le falle, è rimasto a mani vuote. Le poche cose buone le ha fatte chi, avendone le disponibilità e cercando di anticipare la concorrenza, si è mosso per tempo. E’ stato più che mai il <mercato dei tempi della crisi>, andato avanti a via di prestiti o di cessioni a pagamento dilazionato negli anni o in qualche caso addirittura gratuiti, segnato anche dalla drammatica crisi in cui versa il Parma.
La squadra emiliana, che lo scorso anno si era sentita – a torto – defraudata della qualificazione all’Europa League, in grande crisi economica, è finita in mano ad un gruppo di cui non si conosce con certezza il capo-cordata (il chiacchierato petroliere albanese Taçi?) né la reale consistenza finanziaria, con la conseguenza che i giocatori più significativi (Cassano in testa) sono andati via o stanno per farlo, con prospettive inimmaginabili per il futuro del calcio a Parma e per la stessa regolarità del campionato. Se la maggior parte dei giocatori metteranno in mora la società e saranno svincolati d’autorità, il Parma infatti potrebbe addirittura non concludere il campionato (ed i punti di chi lo ha battuto potrebbero essere addirittura azzerati). Provocando un autentico sconquasso che la Lega deve cercare in qualsiasi modo di evitare.
Un mercato sotto tono, dicevamo, in cui si sono mossi meglio il Napoli (con Gabbiadini e Strinic inseriti in un complesso ben solido e completo: Benitez ora deve solo ritrovare l’indispensabile equilibrio di gioco). Ha fatto bene il Milan, che però ha lavorato solo in attacco (Destro e Cerci) ed in difesa (Paletta, Antonelli e Bocchetti) ma non a centrocampo, che aveva, e continua ad avere, estremo bisogno di un creatore di gioco da affiancare a De Jong.
Anche l’Inter ha operato discretamente, con Santon, Brozovic, Shaquiri e Podolski, ma Mancini sembra non aver maturato ancora, dopo due mesi di lavoro, un’idea tattica accettabile, e procede a tentoni fra i resti della gestione Mazzarri.
Non si è praticamente mossa la Juventus (Sturaro è un elemento che serve per il futuro, De Ceglie e Matri servono ad integrare più numericamente che qualitativamente i ranghi che ad accrescere le potenzialità, già notevoli, c’è da dire, della squadra di Allegri, capolista in solitario del campionato).
Positivo il mercato della Fiorentina che alla perdita annunciata ed irrinunciabile di Quadrado ha supplito con i ritorni in Italia di Gilardino e Diamanti che possono dare equilibrio alla squadra. Il Torino infine con Maxi Lopez ha completato il reparto offensivo, ma non ha trovato quell’uomo d’ordine di cui aveva bisogno per il centrocampo, specie dopo il mancato inserimento di Sanchez Mino.
Le cose da pazzi sono successe alla Sampdoria, coi colpi del suo imprevedibile e folkloristico presidente Ferrero. Ha ceduto cinque giocatori – fra cui capitan Gastaldello, Kristicic e Sansone, ed ha acquistato Muriel, Correa, Coda, Acquah e sopratto il declinante Eto’o. Ma ha operato da dilettante allo sbaraglio, mettendo su una sceneggiata da avanspettacolo – la disgustosa passerella di Eto’o a Marassi pochi minuti prima che la squadra affrontasse la delicata partita col Palermo. Un gesto privo della minima etica sportiva, un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti della squadra. Che gliel’ha fatta subito pagare: solo così si può spiegare il clamoroso 1-5 di Torino. Per giunta con lo strascico della lite del lunedì fra Eto’o stesso e Mihaijlovic. Che non ha certo gradito tutto quello che è successo ed il fatto di dover rimettere in piedi una squadra che aveva meritoriamente portato al terzo posto.
L’irresponsabilità di Ferrero ha trasformato la Sampdoria in una polveriera che rischia di esplodere da un momento all’altro. Sicuramente non è così che si guida una squadra di calcio. Ferrero non ha capito che, presiedendo la Sampdoria, non ha a che fare – con tutto il rispetto – con ballerine d’avanspettacolo. Il calcio ha ancora una base di serietà ed una sua morale. Talvolta violata, ma che ancora esiste. Per fortuna.