Nuovo caso ai cantieri navali. Questa volta nel ciclone finisce la controversa asta fallimentare dei beni mobili. Ebbene, il collettivo dei lavoratori denuncia che l'imprenditore D'Angelo si è riappropriato dei beni mobili rientrati nel fallimento della Satin, la sua società che era concessioanria dell'area demaniale. Una cosa davvero singolare: "Lo stesso imprenditore fallito, che ha determinato il nostro licenziamento e la chiusura dei Cantieri Navali, adesso si è riappropriato dei beni mobili con i quali giornalmente abbiamo lavorato per tanti anni. I beni mobili rientrati nel fallimento delle società di Giuseppe D'Angelo (la Satin e la Cnt) erano stati messi in vendita con un asta all'incanto. Durante le fasi preliminari c'erano state diverse offerte. Anche noi, come Cooperativa Bacino di Carenaggio, avevamo presentato un'offerta ma ad aggiudicarsele il 4 dicembre era stata la Corimac. Da allora, il giudice fallimentare, ha ricevuto delle offerte dalla Ustica Lines dei Morace e dal Cantiere Navale Drepanum dei Ricevuto".
A rilanciare era stata l'Ustica Lines che aveva presentato un offerta di 300 mila euro. Sulla base di questa nuova proposta è stata disposta l'asta fallimentare alla quale hanno partecipato Liliana e Giuseppe D'Angelo per la New Satin, Anne Marie Morace per la Ustica Lines, Paolo Ricevuto per il Cantiere Navale Drepanum ed un rappresentante della Corimac. Ad aggiudicarsi i beni, per l'ammontare di 410 mila euro, è stato proprio D'Angelo.
"A colpirci particolarmente, - continua la nota - è stato l'immobilismo degli altri partecipanti. All'asta era presente un rappresentante della Corimac che non ha presentato nessuna offerta, nonostante inizialmente sembrasse molto interessata ai beni. Soltanto la Ustica Lines ha presentato delle offerte, ma ad aggiudicarseli è stato lo stesso protagonista del fallimento creato da se: Giuseppe D'Angelo e la sua New Satin".