Il mondo del calcio è sempre in fermento. Ai risultati – scontati e imprevisti che siano – si alternano scandali sempre più disgustosi, al punto da far intervenire addirittura il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Che, fra una riforma faticosamente annunciata ed uno scippo ai pensionati (facile bersaglio di tutti i taglieggiamenti possibili) rinfaccia al mondo del calcio i problemi di sicurezza che invece sono di pertinenza dello Stato. La violenza che regna nei nostri impianti più obsoleti e l’insicurezza che vi si respira, in gran parte non deriva dalle società (che non hanno strumenti legali e concreti per combattere i violenti, compito cui sono preposti gli organi di polizia e soprattutto la magistratura, che sempre più dà l’impressione di sottovalutare il problema, quasi considerasse dequalificante occuparsene). Le società certamente devono modificare certe frequentazioni, tagliare certi rapporti pericolosi, ma non hanno né i titoli né gli strumenti per eliminare la criminalità. Mediti il signor Renzi, prima di lanciare accuse ad un mondo che forse non conosce come il fatto che sia stato un arbitro dovrebbe consentirgli.
A sconvolgere la pace apparente è deflagrato un altro scandalo odioso: quello delle affermazioni del presidente della Lega Dilettanti che ha definito il calcio femminile <quattro lesbiche>. Odioso sia per la discriminazione sessuale, ma anche – come ha fatto intelligentemente fatto notare martedì scorso a Coverciano il c.t. della Nazionale donne, Antonio Cabrini – per quel <quattro>, che farebbe pensare ad un movimento inconsistente e trascurabile, anche se non ha purtroppo la forza e la consistenza che meriterebbe. Davanti a certe affermazioni, come ha sottolineato anche il Presidente del CONI, c’è una sola via d’uscita: le dimissioni.
Agghiacciante anche il nuovo scandalo delle scommesse esploso nel mondo della Serie C e della Serie D per colpa di presunte infiltrazioni della malavita organizzata. I magistrati di Catanzaro sono partiti con cinquanta arresti e tante perquisizioni definite molto interessanti. Speriamo che anche stavolta si riesca a fare piazza pulita, anche se i campionati minori sono molto difficili da monitorare e più deboli davanti alle forze eversive.
Tutto questo marcio non deve far passare in secondo piano le gesta delle nostre squadre di vertice: la Juventus, dopo aver vinto a spasso il suo quarto campionato consecutivo, ha mostrato di avere ancora tanta voglia di vincere qualificandosi dopo dodici anni per la finale di Champions League ai danni del Real Madrid del suo ex allenatore Carlo Ancelotti e conquistando la Coppa Italia ai danni della Lazio.
Allegri ha confermato la propria intelligenza – e la propria fortuna, peraltro confessata – rinunciando a quella difesa a quattro che aveva concesso ben quattordici tiri verso la porta bianconera al Real Madrid e facendo presumere di voler tornare alla ben più solida e collaudata difesa a tre anche in vista della finale di Berlino contro il temibilissimo Barcelona di Messi e c.
Dopo l’eliminazione in semifinale di una Fiorentina troppo inferiore al Siviglia e di un Napoli troppo presuntuoso nel doppio confronto con il Dnipro, alla Juve sono affidate le speranze e le ambizioni di tutto il calcio italiano. Per una sera sarebbe il caso che si coprissero i campanili e ci si ricordasse di essere innanzitutto italiani. E di sperare in quella tripletta che finora solo l’Inter di Mourinho era riuscita a centrare. La Juve che Allegri ha ereditato da Conte e che ha saputo magistralmente guidare e fare ulteriormente crescere, potrebbe riuscirci. Deve solo essere ancora più brava (e fortunata) a Berlino, nei 90’ che possono catapultarla nella storia.
Salvatore Lo Presti