Abbinare bellezza e comunicazione. Da questo connubio prende le mosse il nuovo Piano pastorale 2015-2016, le cui linee guida sono state illustrate dal Vescovo, al termine della celebrazione in onore di San Vito martire, nell’omonima chiesa a Mazara del Vallo. La comunicazione, dunque, che chiama in causa la «questione dei linguaggi», la sfida di «abitare il villaggio digitale» per conoscere un mondo che caratterizza e condiziona la vita di tutti i giorni.
Non si può rimanere indifferenti davanti alle nuove sfide imposte da un mondo sempre più globalizzato, «per questo – ha detto il Vescovo – bisogna comunicare il Vangelo su tutte le piazze che il villaggio globale appronta». C’è, dunque, la necessità di abbattere tutti i muri per costruire, invece, ponti. «L’attenzione all’universo digitale non sminuisce il valore e la centralità della persona» ha detto il Vescovo, «la confidenza col mondo digitale deve vederci protagonisti e testimoni di un umanesimo capace di rafforzare e arricchire le relazioni sociali».
Ma c’è la necessità che l’uomo impari a guardare il mondo con occhi nuovi nella luce del Cristo Risorto, ecco perché la via di Dio deve incrociare le vie dell’uomo. L’incontro – come conoscenza del mondo – avviene così attraverso alcune vie che sono le vie che Dio ci indica in Cristo Gesù: quella della creazione, della religione (il dialogo è la forma più espressiva e costruttiva del rapporto tra le diverse religioni), dell’arte («occorre dare spazio alla poesia, letteratura in genere, musica, arti figurative, scegliendo tra le diverse proposte quelle che più risultano attuabili nelle varie realtà parrocchiali»), dell’etica («non norme soffocanti ma percorsi di libertà per l’uomo ispirati a valori alti, attraverso una condotta virtuosa»); e, infine, della testimonianza, intesa non come impegno ecclesiale o di tecnica di spiritualità ma di vita vissuta nella formazione e aiuto a vivere la famiglia, la professione, il servizio, le relazioni sociali, il tempo libero, la crescita culturale, l’attenzione al disagio.
È un percorso di bellezza il nuovo Piano pastorale, «altamente impegnativo ma, per ciò stesso, entusiasmante e performante». E lo stesso Vescovo che ha preso a riferimento la metafora delle arti plastiche: prima che il blocco di marmo diventi capolavoro perfetto e immortale occorre che perda molte delle sue parti con incisioni di scalpello e colpi di martello, via via sempre più tenui e delicati. «È il lavoro che attende la nostra Chiesa – ha detto – se vuole fare l’esperienza del bello, proponendosi come testimone di bellezza e sapiente comunicatrice di essa, additandola ai fratelli come via luminosa che porta a Dio. E questo vuole essere il nostro contributo alla elaborazione di un modello di uomo nuovo, ispirato a quel grande “sì” che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza».