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14/08/2015 06:00:00

Castelvetrano. Matteo Messina Denaro, Saverio Lodato e l’antimafia dell’etichetta

 Statisticamente a Castelvetrano arrestano 10 fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro all’anno.

Cerchio che si stringe. Terra bruciata.

La primula rossa è il punto di riferimento di tutte le famiglie mafiose del trapanese. È latitante dal 93, anche se da anni “stiamo per prenderlo”, “siamo ad un passo”, “adesso tocca a lui” ed altre ottimistiche o propagandistiche posizioni, se si pensa ai due grossi punti di forza che da sempre accompagnano la sua latitanza: le coperture istituzionali e il consenso del territorio.

Sembra però che il problema di Castelvetrano, più che combattere un sistema che si intreccia con pezzi di politica, massoneria ed imprenditoria, sia invece quello di difendersi dall’etichetta.

Istituzioni ed informazione locale, vuoi per ingenuo ottimismo, vuoi per pavida comodità, negli anni hanno fatto in modo che Matteo Messina Denaro diventasse solo un’arma dei giornalisti che infangano la città. Un pregiudizio che vede tutti i castelvetranesi mafiosi, così come tutti i casalesi camorristi o tutti i genovesi avari.

 

Ma i fiancheggiatori arrestati non sono affatto persone che vivono ai margini. Anzi, è quasi sempre gente molto in vista, perfettamente inserita nella società: commercianti, professionisti, imprenditori, insegnanti, ex consiglieri comunali. I cui parenti ed amici non si sono quasi mai sognati di prenderne le distanze.

Ecco perché l’attento giornalista e scrittore, Saverio Lodato, in un suo brillante articolo si è chiesto se “a Castelvetrano vi abiti qualche persona per bene”. Alla luce anche dei patrimoni sequestrati e di capitali miliardari.

Un passaggio provocatorio, che solo un provincialismo ottuso avrebbe potuto interpretare come un’accusa nei confronti di tutti i cittadini. Come se tutti fossero a vario titolo sodali del capomafia.

 

Ma siccome l’unica antimafia in grado di attecchire su larga scala è quella contro l’etichetta, apriti cielo.

È bastato poco perché i furbetti della distrazione di massa facessero passare il messaggio che il giornalista avesse irrispettosamente tentato di infangare la dignità di un’intera comunità. Ecco allora che il nemico del territorio non è la mafia, ma Saverio Lodato.

Anche perché, in verità, nella percezione della maggior parte dei castelvetranesi, tra i nemici del territorio la mafia sembra essere agli ultimi posti, preceduta semmai dall’Agenzia delle Entrate, dalla Guardia di Finanza, dalla politica (soprattutto quella che non mantiene le promesse di concessioni edilizie e posti di lavoro personali).

Una volta riusciti a convincere la maggior parte della gente che “tale Saverio Lodato” (così come lo ha chiamato il sindaco Felice Errante) dovrebbe chiedere scusa, il gioco è fatto.

Gli unici a non avere l’esigenza di reagire all’etichetta, perché hanno capito il senso della parole di Lodato, sono quei pochi che si informano e che sanno le cose. E che purtroppo scompaiono, travolti dall’orda dei feriti nell’orgoglio, in una città dalle reazioni apicali scomposte di un sentire ambiguo, che reagisce spesso in modo schizofrenico.

 

Come quell’amichevole di calcio tra la Folgore di Castelvetrano e Marsala, in memoria di Paolo Forte, ex dirigente rossonero, condannato nel 1996 per favoreggiamento alla mafia. Una partita recentemente annullata dal sindaco Errante, prima che lo facesse la Questura, da cui era già partita la richiesta. Secondo le indagini dell'epoca, il superboss latitante, che di Forte fu padrino di cresima, per potersi spostare tranquillamente utilizzò anche una carta d'identità valida per l'espatrio intestata proprio al figlioccio.

Il comunicato stampa diffuso dal primo cittadino è strano: da un lato definisce l’iniziativa “una scelta infelice” e dall’altro inveisce contro i giornalisti che mortificano il territorio e ne offendono la reputazione.

Insomma, un annullamento “obtorto collo” che sembra avere poco a che fare con certi titoli di testate locali on line: “Il Sindaco fa annullare il memorial Paolo Forte. Dura presa di posizione di Errante”. Infatti la dura presa di posizione non riguarda l’inopportunità del memorial, ma della “campagna mediatica” negativa per l’immagine della città.

Insomma, la frase di Lodato e il memorial annullato fanno parte della stessa “presa di posizione”, peraltro condivisa da molti, al punto che qualcuno ha pure suggerito al sindaco di denunciare Lodato per diffamazione alla città di Castelvetrano.

 

Posizioni non nuove, di una cronica allergia ai giornalisti.

 

Egidio Morici