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23/09/2015 07:43:00

Messina Denaro, domani in onda inchiesta di RaiNews24, oggi riprende il processo Eden 2

 Con l'ultima operazione Ermes, che ha portato all'arresto di 11 esponenti di vertice delle famiglie di Cosa nostra trapanese, gli investigatori hanno colpito il sistema di comunicazione del latitante Matteo Messina Denaro. Il centro di smistamento dei pizzini si trovava in un casolare, nelle campagne tra Mazara del Vallo, Salemi e Castelvetrano. Mario Forenza è andato in quei luoghi. Lo speciale che andrà in onda giovedì, alle 10.15, nella rubrica "Di Mattina" su RaiNews24.

EDEN 2. Riprende questo pomeriggio a Marsala il processo Eden 2. E' la seconda udienza. Nella prima ci sono state la richiesta delle prove da ammettere al dibattimento (testi e documenti), la modifica del capo d’imputazione per una delle persone alla sbarra (Andrea Pulizzi) e una testimonianza. Si tratta del il processo a tre persone coinvolte nell’operazione antimafia “Eden 2”, che lo scorso 19 novembre ha operato un ulteriore giro di vite intorno al clan del boss latitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro. Alla sbarra sono i castelvetranesi Vito Tummarello, di 54 anni, e Luciano Pasini, di 27, nonché il marsalese Andrea Pulizzi, di 50. Tummarello e Pasini devono rispondere di una rapina messa a segno nel novembre 2013 ai danni di una agenzia della “Tnt” a Campobello di Mazara. Secondo l’accusa, la rapina avrebbe avuto come basista il Pasini, dipendente dell’azienda. "Regista", invece, sarebbe stato il nipote del boss Messina Denaro, il 37enne palermitano Girolamo “Luca” Bellomo, che davanti al Gup di Palermo ha chiesto il processo con rito abbreviato. In merito alla rapina, ha deposto il responsabile amministrativo della AG Trasporti, Caudullo, che ha raccontato: “In sette o otto si sonn introdotti vestiti da poliziotti, ma con passamontagna. Hanno chiuso gli impiegati in un gabbiotto e hanno svaligiato un camion”. Tummarello è, inoltre, accusato anche di estorsione in danno del titolare di un ristorante-pizzeria di Castelvetrano, Giovanbattista Ligambi, costretto a sborsare, pare, il denaro dovuto per aver rilevato il locale. Il marsalese Andrea Pulizzi (che non è imputato per associazione mafiosa) è invece accusato di essersi introdotto nel sistema informatico della Motorizzazione, di cui è funzionario, per “finalità estranee a quelle d’istituto”. In particolare, secondo l’accusa, avrebbe fornito (“In buona fede” spiega l’avvocato difensore Stefano Pallegrino) dati che potevano essere utilizzati per favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro. Nel corso della prima udienza, comunque, la sua posizione si è alleggerita. Sulla base, infatti, di documentazione fornita dall’avvocato Stefano Pellegrino, il pm della Dda Maurizio Agnello ha chiesto la modifica del capo d’imputazione. Inizialmente, infatti, Pulizzi era accusato di avere fornito i dati a Francesco Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro. Adesso, invece, l’accusa gli contesta di avere fornito quei dati ad alcune persone che a loro volta li hanno girati a Guttadauro. Gli altri avvocati difensori sono Giuseppe Ferro di Gibellina (per Tummarello) e Giuseppe Incandela (per Pasini). Libera si è costituita parte civile. A rappresentare l’associazione di don Ciotti è l’avvocato Domenico Grassa. Davanti al gup di Palermo, invece, lo scorso 20 maggio, oltre a Bellomo, hanno chiesto il processo con rito abbreviato anche Ruggero Battaglia, palermitano, 39 anni, i castelvetranesi Rosario e Leonardo Cacioppo, 34 e 38 anni, Giuseppe Fontana (detto Rocky), 58 anni, Calogero “Lillo” Giambalvo, 39 anni, ex consigliere comunale di Articolo 4 a Castelvetrano, Salvatore Marsiglia, 39 anni, Giuseppe Nicolaci, 32 anni, tutti e due di Palermo, Salvatore Vitale, palermitano, 37 anni, tutti soggetti in atto detenuti. Rito abbreviato anche per due collaboratori di giustizia, i palermitani, Salvatore Lo Piparo e Benito Morsicato 43 e 37 anni. Indagati a piede libero sono Marco Giordano, palermitano, 33 anni, Giovanni Ligambi, castelvetranese, 47 anni. Le accuse a vario titolo contestate nell’indagine “Eden 2” sono associazione mafiosa, rapina pluriaggravata, estorsione, sequestro di persona, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose.