A Trapani l'Autorità portuale non esiste più. E' stata accorpata con quella di Palermo, nell'ambito della riorganizzazione voluta dal governo Renzi. Nel recente decreto approvato dal Consiglio dei ministri sulla “riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali”, il ministro alle Infrastrutture Delrio ha deciso la riduzione delle Autorità da 24 a 15. Per quanto riguarda la Sicilia, sono tre i nuovi organismi che verranno fuori dalla riforma. Il primo, è l'Autorità portuale del Mare di Sicilia orientale costituita dai porti di Augusta (sede dell'Autorità) e Catania; il secondo è quello della Sicilia occidentale che prevede Palermo come sede di un'Autorità che comprende anche i porti di Termini Imerese, Porto Empedocle e Trapani; il terzo è l'Autorità di sistema portuale dello Stretto, con Gioia Tauro sede di un'Autorità che comprende Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Messina, Milazzo,Tremestieri.
Una scelta annunciata da tempo, che comunque scatena polemiche con gli attacchi di Antonio D'Alì, senatore di Forza Italia, e Mimmo Fazio, deputato regionale del Gruppo Misto ed ex Sindaco della città, al Pd e alle forze di maggioranza.
Il senatore Riccardo Nencini, vice ministro dei Trasporti, e il deputato regionale socialista Nino Oddo fanno sentire la loro voce in merito alla riforma dei porti varata dal Governo Nazionale:
“Trapani non era centro di autorità portuale né avrebbe potuto diventarlo con nessuna riforma portuale (l’orientamento, già durante il Ministero Lupi, era quello di accorpare le autorità portuali, non aumentarle). Posizione, questa, manifestata in più occasioni. Altra cosa è proteggere e valorizzare l’identità di un porto significativo per la Sicilia. Per raggiungere questo obiettivo, è indispensabile la condivisione della Regione. Noi faremo volentieri la nostra parte. L’impegno per lo sviluppo della portualità trapanese dunque continua ed il Partito Socialista Italiano conferma anche per il futuro il proprio sostegno agli operatori del settore portuale della città di Trapani”.
Ma in realtà sono proprio Oddo e Nencini a contraddirsi. L'ottobre scorso il deputato regionale on. Nino Oddo ha accompagnato una
delegazione di operatori portuali trapanesi a Roma per incontrare il vice ministro Nencini. Al centro del confronto la bozza di riforma delle autorità
portuali italiane che prevederebbe l’accorpamento del porto di Trapani con quello di Palermo. “Il vice ministro Nencini- disse Oddo - ha ribadito l’impegno, già preso in occasione di una sua visita a Trapani un anno fa, a difesa dell’autonomia dell’infrastruttura trapanese. Il vice ministro ha fatto una valutazione sulla situazione sottolineando come la norma riguardi l'accorpamento delle autorità portuali esistenti. Pertanto non ha escluso il depennamento dalla bozza di riforma dell’ipotesi di fusione tra l’autorità portuale di Palermo e il porto di Trapani. Infatti Trapani ha un proprio status e delle caratteristiche proprie, pertanto non si capisce perché dovrebbe rientrare in questa riperimetrazione”. In quell'occasione in una nota Oddo ribadì l’impegno suo e del rappresentante del Governo Nazionale "per cercare di mantenere l’autonomia dello scalo trapanese". Ed era appena tre mesi fa...
I nuovi chiarimenti comunque non sembrano bastare. Il Senatore Antonio d'Alì torna a parlare della proposta del Governo nazionale riguardante il riordino delle autorità portuali. «Piuttosto che immaginare, certamente per questioni politiche, improbabili aggregazioni con l'autorità portuale di Palermo (che è strettamente legata alla costa tirrenica e non a quella di Trapani) – dichiara - il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, dovrebbe spiegarci perché il Porto di Trapani è oggetto di continue trascuratezze da parte del Governo.
Abbiamo infatti in sospeso diversi cantieri e questioni che elenco:
«Sarebbe inoltre utile sapere – prosegue d'Alì - quali sono stati gli esiti della liquidazione dell'autorità portuale di Trapani, se risponde a verità il fatto che ha portato un risultato attivo di quasi 4 milioni di euro e se non è legittimo che questa cifra venga spesa per lavori al Porto, principalmente per l'escavo dei fondali. Per non parlare poi dello stato di abbandono di tante altre strutture vistosamente incomplete. Ne potremmo citare tante. Come peraltro sarebbe utile capire perché non vengano mai rimossi i relitti. Questioni che estendo anche agli illustri esponenti del territorio che fanno capo alla maggioranza di Governo i quali dicono di essersi adoperati in tal senso e che, invece, hanno fatto ben poco».