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06/02/2016 06:30:00

"I soldi o spacco tutto". Estorsione al Punto Snai, marsalese a processo

 “O mi date i soldi o sfascio tutto”. Parola più, parola meno. E per essere più convincente, con un cestino di metallo avrebbe mandato in frantumi i vetri di due slot machine. Protagonista della vicenda approdata alle aule di giustizia il 53enne marsalese Marco Zizzo, fratello maggiore del 51enne pregiudicato Francesco Zizzo, recentemente condannato per i furti ai danni di persone che pochi secondi prima avevano prelevato denaro contante al bancomat. A Marco Zizzo, adesso rinviato a giudizio dal gup Riccardo Alcamo, vengono invece contestati i reati di estorsione, violenza privata e danneggiamento. Secondo l’accusa, tra il 2009 e il 2010, Marco Zizzo avrebbe estorto denaro a due dipendenti del punto Snai di via dello Sbarco, angolo via Verdi, costringendoli anche, tra settembre e ottobre 2010, a staccare il monitor di una delle “slot machine”, in modo da farle sembrare non funzionanti agli altri clienti. L’accusa più grave, naturalmente, è quella di estorsione (pena prevista dal codice penale: da 5 a 10 anni di carcere), contestata in relazione a due episodi. Uno del febbraio 2009, l’altro del novembre 2010. Nel primo caso, Zizzo avrebbe costretto uno dei due dipendenti del punto Snai “minacciati”, Salvatore Lo Grasso (l’altro è Bruno Claudio Manfrè), a consegnarli 200 euro, nel secondo caso 500 euro. Nel decreto che dispone il giudizio si legge che in quel centro scommesse Marco Zizzo “si recava quotidianamente da circa quattro anni per giocare alle slot machine” e che se Lo Grasso e Manfrè “non avessero aderito alle sue richieste di denaro, avrebbe distrutto tutte le macchinette per poi appropriarsi dei soldi contenuti nei cassetti”. Con queste minacce, Lo Grasso fu, quindi, sarebbe stato costretto a pagare. E sempre per il timore di subire tali danneggiamenti e furti, i due dipendenti sarebbero stati costretti “ad aprire quotidianamente gli apparecchi, al fine di controllarne il contatore interno, così procurandosi l’ingiusto profitto consistente nella possibilità di scegliere, tra le sei slot machine in sala, quella che gli avrebbe garantito maggiori probabilità di vincita”. Ad un certo punto, però, i dipendenti, per i quali Zizzo sarebbe diventato un autentico incubo, si rifiutarono di obbedire e decisero di sporgere denuncia ai carabinieri. A difendere Marco Zizzo è l’avvocato Antonino Rallo, che dichiara: “Sembra inverosimile che un soggetto, amico delle persone offese, possa estorcere quotidianamente, per circa 4 anni, denaro ai dipendenti senza che nessuno abbia mai visto niente o notato alcunché”.