Anche l’avvocato Valentina Caimi ha confermato, in Tribunale, le accuse mosse in precedenza nel procedimento che per concussione e falso ideologico vede imputata la 63enne mazarese Anna Maria Ballatore, cancelliere della sezione civile. “Mi chiese un regalo per redigere l’inventario dei beni” ha ribadito la Caimi. In una precedente udienza, aveva confermato le accuse l’avvocato Tiziana Maria Paternò. Per altri due testi d’accusa, gli avvocati Antonella Caruso e Salvatore Casamichele, si è deciso di acquisire i verbali delle deposizioni già rese. Alla Ballatore - che nel maggio 2014 fu posta agli arresti domiciliari dai carabinieri - si contesta di avere abusato della qualità e dei poteri connessi alla sua funzione di pubblico ufficiale. In un caso, dopo essere stata incaricata dal giudice tutelare di redigere l’inventario dei beni ereditari di due fratelli, di cui uno minore, avrebbe costretto l’erede maggiorenne, una donna, tutore del minore, a consegnare una somma di danaro (pare, alcune centinaia di euro) e a sottoscrivere un atto nel quale attestava di non avere corrisposto alcuna somma di denaro, mentre in un’altra occasione avrebbe tentato di indurre un avvocato, che assisteva una vedova, madre di due minori, nel procedimento di accettazione dell’eredità del proprio defunto marito, a corrisponderle una somma di denaro contante sempre per redigere l’inventario dei beni ereditari. Nel primo caso, in particolare, veniva spiegato nella nota diffusa dai carabinieri dopo l’arresto, “le indagini hanno acclarato come l’indagata, in un primo momento, aveva trattenuto presso la cancelleria il fascicolo contenente l’istanza con la quale la parte offesa chiedeva di essere nominata tutore del di lei fratello minore, per oltre 5 mesi, senza trasmetterlo al Giudice tutelare; successivamente, una volta incaricata della redazione dell’inventario dei beni ereditari in quel procedimento, aveva preteso ed ottenuto dalla denunciante il pagamento di una somma di danaro con la minaccia che, in caso contrario, non avrebbe redatto l’inventario e rappresentando alla donna che, trattandosi di un compito particolarmente complesso, la sua rinuncia a quell’incarico avrebbe provocato per lei un ulteriore indeterminato ritardo, irrimediabilmente pregiudizievole dei diritti suoi e del suo pupillo”. L’inchiesta, scattata dopo una denuncia, è stata coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito. Quattro le parti civili: Sara Bonafede e gli avvocati Riccardo Marceca, Antonella Caruso e Smeralda Rubino. A difendere la cancelliera finita sotto processo sono gli avvocati Stefano Pellegrino, Daniela Ferrari e Salvatore Errera. Per l’ipotesi di concussione ad opera di un pubblico funzionario il codice penale prevede una condanna da sei a dodici anni di carcere.