Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
16/04/2016 15:30:00

Messina Denaro, confisca dei beni per il cognato Guttadauro e i nipoti

 Beni per un valore di circa un milione di euro sono stati confiscati dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani a Filippo Guttadauro e ai figli Francesco e Maria, rispettivamente cognato e nipoti del boss latitante Matteo Messina Denaro. La confisca riguarda un bene immobile, rapporti bancari e società. Il provvedimento si inquadra nell'ambito del procedimento di prevenzione avviato dal questore di Trapani nel 2013 anche nei confronti dei titolari del gruppo imprenditoriale Niceta di Palermo, che opera tra l'altro nel settore della commercializzazione di abbigliamento, calzature, preziosi e pelletteria. Secondo gli investigatori i Niceta avrebbero rappresentato occultamente, in provincia di Trapani, gli interessi economici di esponenti di primo piano del mandamento mafioso di Castelvetrano. In particolare attraverso il trasferimento fraudolento di attività economiche da parte di Filippo Guttadauro e dei figli agli imprenditori palermitani con l'attribuzione fittizia di società e relativi punti vendita presso il centro commerciale "Belicittà" di Giuseppe Grigoli. Quest'ultimo è stato condannato per mafia perchè ritenuto uomo di fiducia e "cassiere" di Matteo Messina Denaro. Nei confronti degli imprenditori Massimo, Piero e Olimpia Niceta è stato instaurato un analogo procedimento dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.

NEW YORK. Alcuni mesi fa i poliziotti di New York, per conto della Procura di Palermo, sono entrati in un appartamento alla ricerca di una cassaforte indicata dal collaboratore di giustizia Giuseppe Tuzzolino. All'interno vi sarebbero dovute essere delle fotografie recenti, contenute in un hard disk, del superlatitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro. Grazie alle indicazioni del pentito trovano quel locale, ed anche la cassaforte, ma di quel dispositovo non vi è traccia. E' questo uno dei nuovi misteri che va ad arricchire la storia di “Diabolik”, ricercato ormai da oltre vent'anni.
Tuzzolino, finito al centro di un inchiesta giudiziaria del 2013, ha iniziato la propria collaborazione con la giustizia nel 2015 e finché le sue dichiarazioni hanno trattato delle cosche agrigentine da parte dei pm non vi sarebbero particolari dubbi. Diversamente verrebbero valutate le sue rivelazioni sugli intrecci mafia-massoneria, coinvolgendo anche personaggi della burocrazia siciliana ed anche magistrati, e sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. Informazioni che sono al vaglio dei magistrati che indagano sul boss di Castelvetrano. Oltre ad aver detto tempo addietro di aver visto il figlio di don Ciccio alcuni anni fa seduto al tavolo di un ristorante di Castelevetrano, oggi livesicilia.it riporta questa nuova indicazione dell'archietto riguardo a delle fotografie di Messina Denaro, scattate all'estero, nascoste nella cassaforte di un lussuoso appartamento a New York che lui stesso aveva affittato per cinquemila euro al mese. Una circostanza che è stata verificata. Nel frattempo però è accaduto che l'immobile sulla Quinta Strada è stato occupato da nuovi inquilini ed ora, all'interno della cassaforte suddetta, non vi è alcun hard disk. Oltre a ricordare i dubbi che vengono sollevati nei confronti del pentito, sempre livesicilia.it aggiunge un dettaglio inquietante. L'arrivo, la scorsa estate, di un anonimo con delle minacce di morte indirizzate a Tuzzolino, al procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato (che coordina le indagini sulla ricerca di Messina Denaro), al procuratore di Trapani, Marcello Viola, e ai finanzieri che avevano raccolto le prime confidenze dell'architetto. Un fatto su cui ora indaga la Procura di Caltanissetta e che a prescindere resta indicativo del “peso” che le dichiarazioni dell'architetto potrebbero avere.