Tanta commozione ieri ai funerali del maresciallo capo Silvio Mirarchi, ucciso martedì scorso mentre si trovava in servizio nella periferia di Marsala. Una Chiesa Madre gremita, e una folla ad omaggiare il carabiniere, di origini calabresi, ma trapiantato a Marsala. Ad abbracciare la sua famiglia. Le forze dell’ordine in questi giorni si sono strette attorno alla piccola stazione di Ciavolo, in cui operava Mirarchi.
"Una purezza di cuore tradotta in integrità e fedeltà", ha detto l'ordinario militare per l'Italia, monsignor Santo Marcianò, nell'omelia. "Da una parte Silvio - ha aggiunto - è stato disposto a morire per i giusti, affinché tanti innocenti, soprattutto giovani e ragazzi, fossero protetti dai lacci di quei mercanti di morte; dall'altra è stato pronto a 'morire per gli empi', per assicurare questi mercanti di morte alla giustizia e, assieme, alla possibilità di recupero, di redenzione. È un messaggio di pace, questo; nascosto tra le pieghe del servizio umile e forte. Un servizio che vuole confermare l'Italia nella 'vocazione alla pace' della quale il presidente della Repubblica ha parlato qualche giorno fa, ricordando peraltro 'i militari che hanno perso la vita, in Italia e all'estero per difenderla".
Erano presenti tutti i sindaci della provincia di Trapani, i deputati regionali, la Procura della Repubblica e il Tribunale, il Procuratore di Trapani Marcello Viola, il nuovo procuratore di Marsala Vincenzo Pantaleo. In città anche il Ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha dichiarato: "Non ci daremo tregua fin quando non avremo catturati gli assassini del maresciallo Mirarchi".
Presente anche il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette:
“Siamo addolorati per quello che è successo. Il nostro Silvio Mirarchi è caduto nell’adempimento del dovere. La presenza di tutta la cittadinanza è motivo di conforto per la famiglia, ma anche per noi, per tutti i Carabinieri. Per la famiglia è una attestazione di affetto importante. Siamo qui per rendere onore al sacrificio di un nostro eroe”.
Intanto emergono nuovi particolari sui fatti di martedì sera. Il maresciallo Mirarchi e un collega erano impegnati in un servizio di osservazione, in contrada Sant’Anna. Notando la presenza di più persone che al buio si comportavano in maniera sospetta, decidevano di avvicinarsi agli stessi al fine di verificare cosa stessero facendo. Secondo la ricostruzione della Procura di Marsala i due militari “giunti a circa 60 metri dai soggetti, accendevano le torce in dotazione e si qualificavano come Carabinieri, provocando una repentina reazione a fuoco che determinava prima il ferimento e poi la morte del Maresciallo Mirarchi”.
“Ulteriori dati investigativi raccolti consentono di delineare il coinvolgimento nella vicenda di un gruppo organizzato di criminali, i quali erano intenti ad asportare la canapa afgana coltivata all’interno di alcune serre di contrada Ventrischi di Marsala e che, vistisi scoperti, non hanno esitato a reagire con le armi”, continua la nota della Procura.
Le attività sinora svolte, poi, non consentono di ipotizzare un collegamento tra quanto è successo in contrada Ventrischi ed il ritrovamento effettuato circa 10 giorni fa sempre dalla Compagnia Carabinieri di Marsala in contrada Ferla di Mazara del Vallo di un’altra piantagione di canapa indiana. “Tra le due contrade c’è una distanza di circa 10 km. Su quest’ultimo episodio ci sono ancora indagini in corso” conclude il rapporto della Procura.