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07/06/2016 09:57:00

Processo per diffamazione al giornalista Rino Giacalone, oggi prevista la sentenza

 Potrebbe essere emessa oggi la sentenza nel processo che si tiene a Trapani nei confronti del giornalista Rino Giacalone, querelato dai familiari del defunto boss mafioso di Mazara del Vallo, Mariano Agate, per avere offeso il loro congiunto nella chiosa finale di un suo articolo.

Mariano Agate,  boss di Mazara del Vallo, è stato condannato all'ergastolo per la strage di Capaci.
Nel 1985 è stato condannato all'ergastolo per sette omicidi, tra cui quelli del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto e del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari. Per quest'ultimo omicidio fu assolto in Cassazione nel 1993.
Secondo il collaboratore di giustizia Salvatore Contorno, alla fine degli anni settanta Agate gestiva una raffineria di eroina nei pressi di Mazara del Vallo in collegamento con il mafioso Francesco Mafara (legato al boss Stefano Bontate, che inoltrava la droganegli Stati Uniti.
Nel 1986 Agate risultò nell'elenco degli iscritti alla loggia massonica segreta Iside 2 di Trapani, in cui comparivano anche il mafioso Mariano Asaro e l'onorevole Francesco Canino.
Agate era considerato uno degli uomini di riferimento di Totò Riina. Arrestato nel 1990, nel 2004, nonostante si trovasse già in regime di carcere duro, è stato coinvolto in un'indagine per aver fatto arrivare ordini al figlio Epifanio.
Scarcerato a marzo 2013 per gravi motivi di salute, è deceduto nella sua abitazione di Mazara del Vallo il 3 aprile 2013 all'età di 73 anni. Il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, ha negato le esequie private, dopo che il questore aveva vietato quelle pubbliche.

Agate, è stato  apostrofato da Giacalone in suo articolo come “un gran bel pezzo di merda”. Giacalone si difende sostenendo che l'offesa non è gratuita ma è "una delle frasi più efficaci utilizzata da Peppino Impastato e in genere dal mondo della antimafia per definire l’organizzazione mafiosa come una grande “montagna di merda” e i suoi appartenenti dei “pezzi di merda”.