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09/06/2016 06:50:00

Omicidio del Maresciallo Mirarchi. Indagini senza sosta. Il malumore dei carabinieri

Si indaga senza sosta a Marsala sull’omicidio del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi, ucciso in un agguato la scorsa settimana. Sono in campo anche i Ros che stanno incrociando i tabulati telefonici di tutti i cellulari che erano nella zona, per avere qualche elemento utile. Sono stai perquisiti molti magazzini e casolari della zona, e ci sono posti di blocco sparsi un po' dappertutto. Ma ci sono molti nodi da sciogliere, e la sensazione è che non tutto sia stato detto su questo omicidio, e che anzi ci sono cose che non sono state mai del tutto chiarite. Mirarchi,53 anni, era vice comandante della piccola stazione di Ciavolo, a Marsala. Di origini calabresi, il maresciallo, viveva a Marsala da molti anni, assieme alla famiglia.
Sabato si sono tenuti a Marsala i funerali solenni, con la presenza di molte autorità, dal Comandante Generale dell’Arma, Tullio Del Sette, al Ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Sono stati giorni di cordoglio e stupore per quello che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha definito “brutale agguato”.

Il maresciallo Mirarchi e un collega erano impegnati in un servizio di osservazione la sera del 31 maggio scorso. Notando la presenza di più persone che al buio si comportavano in maniera sospetta, decidevano di avvicinarsi  per verificare cosa stessero facendo. Secondo la ricostruzione della Procura di Marsala i due militari “giunti a circa 60 metri dai soggetti, accendevano le torce in dotazione e si qualificavano come Carabinieri, provocando una repentina reazione a fuoco che determinava prima il ferimento e poi la morte del Maresciallo Mirarchi”.
“Ulteriori dati investigativi raccolti consentono di delineare il coinvolgimento nella vicenda di un gruppo organizzato di criminali, i quali erano intenti ad asportare la canapa afgana coltivata all’interno di alcune serre di contrada Ventrischi di Marsala e che, vistisi scoperti, non hanno esitato a reagire con le armi”, continua la nota della Procura.
Le attività sinora svolte, poi, non consentono di ipotizzare un collegamento tra quanto è successo in contrada Ventrischi ed il ritrovamento effettuato circa 10 giorni fa sempre dalla Compagnia Carabinieri di Marsala in contrada Ferla di Mazara del Vallo di un’altra piantagione di canapa indiana.Tra le due contrade c’è una distanza di circa 10 km. Su quest’ultimo episodio ci sono ancora indagini in corso”. Queste le informazioni fin qui fornite dalla Procura.

Ma emergono nuovi particolari emergono su quella sera. Il maresciallo Mirarchi e il suo commilitone non si trovavano nella zona di Sant’Anna in un appostamento antidroga. Sarebbero stati invece impegnati in una indagine per individuare dei ladri che più volte avevano rubato ortaggi nella zona.
Circostanze che hanno creato un certo malumore nell’arma, non solo per la tragica fine del maresciallo Mirarchi, ma anche per come è stato gestito il servizio quella notte.
Il segretario generale del S.u.p.u. , il "Sindacato Unitario Personale in Uniforme, Giuseppe Pino, parla di “grave negligenza dei superiori, che hanno disposto un servizio, senza prendere le dovute cautele. Un appiattamento in abito simulato notturno si fa in rispetto delle norme di comportamento operativo, che prevedono in seconda linea il pronto intervento di quelli in uniforme”.
Il giorno dopo l’agguato i Carabinieri del comando provinciale hanno arrestato Francesco D’Arrigo, di Partinico, indicato come gestore della serra in cui venivano coltivate sei mila piante di marijuana. I carabinieri la sera prima hanno convocato in caserma il proprietario delle serre, Giovanni Abate. Poi sono scattate le manette a D’Arrigo. La sua versione potrebbe essere importante per arrivare agli assassini di Mirarchi. Per giorni è stata battuta la zona dell’omicidio in cerca di ulteriori indizi.
Una morte tragica, che si poteva evitare, la definiscono i colleghi. Ma anche “la cartina di tornasole di una situazione che da tempo il Silp Cgil denuncia ovvero l’abbassamento, cioè, dei livelli di guardia e del controllo del territorio – dice Vito Alagna, segretario generale del Silp Cgil Sicilia – le cause di tutto ciò sono da ricercare nel mancato ascolto, nella poca attenzione da parte della politica, di un Esecutivo che dovrebbe prendere le decisioni utili affinché lo Stato sia davvero presente ed efficiente sul territorio, ma non lo fa”.
Alagna lo scorso ottobre ha coinvolto gli altri sindacati in una “azione di denuncia comune presso il Prefetto sulla carenza di organico al Commissariato di Marsala. Ma- rileva- con le ultime assegnazioni neppure un nuovo agente è stato trasferito a Marsala”.
Il segretario del Silp evidenzia la necessità di assegnare “giovani risorse per avere il controllo completo del territorio. Auspichiamo che i vertici del Dipartimento della pubblica sicurezza e il Governo nazionale diano risposte in tempi rapidi. Non è accettabile- aggiunge- che in Italia nel 2016, a Marsala, un collega carabiniere muoia perché colpito alle spalle da un soggetto armato assoldato dalle organizzazioni criminali per difendere piantagioni illegali di droga”. Alagna conclude dicendo: “Siamo seriamente preoccupati, perché in Sicilia parecchi altri sono gli uffici gravemente carenti e nelle medesime condizioni del Commissariato di Marsala, i cui operatori si trovano a dovere gestire situazioni difficile con le sole proprie forze e nella speranza che arrivino i rinforzi”.
Sono stati giorni di lutto per tutta l’Arma dei Carabinieri. A Trapani non si è celebrata l’annuale festa dell’Arma e Lunedì sera si è dunque tenuta alla Cattedrale San Lorenzo una messa solenne in suffragio, officiata dal vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, insieme al vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero. "Non ci fermeremo - ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Stefano Russo, commosso - fino a quando gli assassini del maresciallo Mirarchi non saranno assicurati alla giustizia".