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17/06/2016 07:29:00

Fuoco e inferno in Sicilia. Incendi anche in provincia di Trapani. Scirocco, criminali ...

13,00 - Dopo 24 ore la Sicilia brucia ancora anche se la Protezione civile parla di "situazione sotto controllo" e ha diffuso un avviso che haabbassato il livello di pericolosità nel palermitano - ieri l'area più colpita - da 'alta' a 'media', con un livello di allerta sceso da 'attenzione' a 'preallerta'. Canadair ancora in azione su Monte Pellegrino, il promontorio che sovrasta Palermo, devastato ieri dalle fiamme. Alcuni roghi sono ancora attivi a Monreale e a San Martino delle Scale.

In provincia di Palermo, alcuni focolari si registrano ancora nella zona di Cefalù, mentre ieri sera un grosso incendio a Gratteri ha costretto all'evacuazione di circa 200 persone che sono state ospitate nella palestra della scuola. Nel messinese alcuni focolari sono ancora attivi a Naso, S.Agata di Militello e Capo d'Orlando, mentre in provincia di Trapani un canadair è in azione a Castellammare del Golfo, in contrada Bocca della Carrubba. In provincia di Ragusa, è stato spento questa mattina l'incendio che dalle 15 di ieri ha colpito Chiaramonte Gulfi. Sono ancora in corso invece le operazioni di bonifica dei territori circostanti.

07,00 - La Sicilia ieri è stata attaccata dai criminali e dal fuoco.  Bruciano centinaia di ettari in provincia di Palermo. Evacuate alcune scuole e abitazioni. Una sessantina di persone sono rimaste intossicati e decine i ricoveri negli ospedali. Chiuso un lungo tratto di autostrada fra Palermo e Messina e la strada statale 113.

Gli incendi hanno interessato il territorio di Palermo, ma anche le province di Trapani, Messina ed Agrigento. 500 interventi sono stati effettuati per incendi  boschivi nelle ultime 36 ore. Impegnati oltre 250 vigili del fuoco, in stretto coordinamento operativo con le prefetture, i sindaci dei comuni interessati, con costituzione direttamente sulle aree operative di posti di coordinamento avanzato.

Su tutta la Sicilia hanno operato 7 Canadair dei vigili del fuoco, impiegati in particolare su Militello Rosmarino (ME), Favara e Burgio (AG), Cefalù, Bisacquino e nei pressi del monte Pellegrino (PA), Castellammare del Golfo dove le fiamme si sono propagate ieri sera e hanno lambito alcune abitazioni nella zona del fiume San Bartolomeo. 

 

 

 


 

“Non serve un’arca di scienza – dice il presidente della commissione antimafia all'Ars, Nello Musumeci - per capire che buona parte degli incendi in corso sia di origine dolosa e ad opera di piromani asserviti ad organizzazioni criminali. E non serve essere particolarmente esperti per capire che la dimensione del danno poteva essere assai contenuta se i sentieri tagliafuoco della Forestale regionale fossero stati realizzati in tempi ragionevoli. Ci troviamo di fronte a gravi omissioni degli apparati politici e burocratici regionali, che nessuna demagogia potrà minimizzare”.  Mentre Giuseppe Antoci, il presidente del vicino Parco dei Nebrodi (anche lì incendi su incendi nei boschi), scampato un mese fa a un agguato mafioso, parla di «gesti criminali, ma quale autocombustione. I responsabili non avranno scampo».

 

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano annuncia una mobilitazione di «tutte le strutture del Viminale», mentre le Procure di Palermo e Termini Imerese preannunciano indagini sull’eventuale natura dolosa degli incendi.

 

E' incredibile come con 23.000 forestali la Sicilia si scopra così vulnerabile.

Il capo della Protezione civile in Sicilia, Calogero Foti, ha convocato tutti gli operatori, tra cui vigili del fuoco e Corpo forestale, per affrontare e risolvere il problema della mancanza di un sistema informativo unico. Ognuno al momento opera su piattaforme informatiche differenti, senza alcun scambio d’informazioni: “E’ un problema serio – dichiara l’assessore all’Ambiente della Regione siciliana, Maurizio Croce – Ognuno di questi operatori lavora su piattaforme informatiche diverse, per cui non c’è dialogo tra loro“.

Questa la ricostruzione della giornata che fa Il Manifesto oggi in edicola

Un disegno criminale con interessi molteplici, come quello di qualche giorno fa a Pantelleria: dagli speculatori di terreni agricoli da lottizzare ai delinquenti che si mischiano ai forestali stagionali per dare fuoco in zone nevralgiche con lo scopo di ottenere chiamate di lavoro. E ancora: frange spregiudicate pronte a lucrare su eventuali aiuti di Stato e comitati d’affari sul riutilizzo dei terreni. Sono alcune delle ipotesi fatte a caldo da investigatori ma anche da amministratori e operatori dell’antincendio che hanno lottato tra le fiamme delle decine di roghi che hanno trasformato la Sicilia in un inferno. Un giornata dantesca, con le autostrade Palermo-Messina e Palermo-Mazara del Vallo chiuse per ore, famiglie bloccate in palazzine avvolte dal fuoco poi sgomberate, contadini che con i secchi cercavano di salvare raccolti, allevatori con in spalla il bestiame, bambini evacuati dalle scuole e trasferiti in ospedale con principi di intossicazione. Il vento di scirocco che ha soffiato fino a 60 nodi ha allargato in modo spaventoso i fronti dei roghi, con le temperature che hanno raggiunto i 46 gradi.

L’allarme, di livello alto, era stato lanciato mercoledì alle 16.25 dalla Protezione civile. Ma ben poco s’è potuto fare. Non esiste in Sicilia una «regia unica»”: vigili del fuoco, corpo forestale e protezione civile operano su piattaforme informatiche differenti. Ognuno, insomma, lavora in proprio. «Non c’è dialogo», denuncia Maurizio Croce, assessore all’Ambiente nell’isola. E così l’alert è stato solo per pochi addetti ai lavori. Eppure le previsioni meteo, da giorni, indicavano temperature alte in Sicilia e venti forti. La Protezione civile ha cercato di coordinare gli interventi, ma i mezzi non bastavano. In una ventina di zone dell’isola è stato chiesto l’intervento dei Canadair, ma i mezzi non hanno potuto sorvolare per diverse ore le aree in fiamme per il forte vento. A Palermo, sommersa da una cappa di fumo denso sprigionata dai fronti di fuoco sul Montepellegrino che sovrasta la città, il panico è stato generale. E in mancanza dei pompieri, tutti impegnati nelle zone colpite e delle autobotti limitate, abitanti, carabinieri e poliziotti si sono dati da fare con i secchi d’acqua e le pompe per innaffiare i giardini, come è successo nell’area dell’ex chimica Arenella, dove le fiamme hanno avvolto alcuni capannoni.