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17/06/2016 06:30:00

Salemi. Nella città garibaldina una sola loggia e con pochi massoni. Ecco chi sono

Erano settantacinque nel 1860 i Massoni della Salemi garibaldina. I Muratori rimasti fedeli oggi sono meno di una decina. Una fede in declino!

I loro nomi sono in un rapporto che la Questura ha inviato al Prefetto, qualche mese addietro. La Loggia che opererebbe nella cittadina arabo-normanna si chiama ”Giordano Bruno”. Un nome accattivante ed allusivo. Tutto parte da un’indagine condotta dalla Digos di Trapani sotto la supervisione del procuratore di Trapani Marcello Viola e dai suoi sostituti. Si è voluto verificare se vi è, e quanta, “ influenza o condizionamento sul territorio trapanese ad opera di una parte della massoneria". L’inchiesta ha accertato l’esistenza di ben 19 logge nella città capoluogo e in provincia. Una provincia dai forti connotati massonici. Nostalgia di Nunzio Nasi?

Tutto ufficiale, come si vede, e tuttavia la decisione da parte del nostro giornale di rendere pubblici i nomi ha sollecitato un vespaio di polemiche spesso contraddittorie e prive di logica.

Se infatti si parte dall’assunto che massoneria equivale a legalità e giustizia, non si capisce perché chi vi aderisce ci resta male o minaccia quando l’opinione pubblica viene a conoscenza della sua militanza, chiamiamola così, in una loggia.

Ovviamente dall’elenco stilato dalla Questura mancano quelle coperte. Se così non fosse saremmo in presenza di un ossimoro.

Non crediamo, in ogni caso, che le logge coperte siano scomparse come d’incanto o per un ravvedimento da parte di chi ha avuto il gusto di fondarle e gestirle. Oltre che strano, sarebbe poco credibile. Anche se siamo convinti che gli intrecci tra politica e malaffare avvengano “legalmente” , grazie ad una lunga filiera di complicità. Un appalto truccato, rimane legale fino a quando non viene scoperto l’imbroglio.

Per quanto riguarda le Logge non clandestine, stando sempre agli elenchi ufficiali, il primato spetterebbe a Castelvetrano.

Ben sei logge. A dimostrazione che in quella città l’ansia di operare per il bene della collettività supera ogni più rosea previsione. Mentre, a sorpresa ma, a pensarci bene, non tanto, fanalino di coda risulterebbe essere la garibaldina Città di Salemi, sia come numero di logge ( solo una) sia come aderenti ( appena che 3: è stata necessaria integrare il numero con elementi non autoctoni, altri 9 nominativi sono sparpagliati in altre logge della provincia, 2 dei quali sono anagraficamente di Salemi). Confermando così anche in questo ambito le caratteristiche di una comunità diventata ormai “apatica” e culturalmente “sottomessa” alla vicina Castelvetrano, patria di quel Frà Pantaleo, il garibaldino monaco cappuccino che per seguire il Generale dovette aderire alla loggia salemitana che per raggiungerla occorreva salire “ i gradini di quella strada stretta che conduce alla Madrice”, come scrive il salemitano Salvatore Catania nel romanzo storico “Gli Illusi” ( tema ricorrente quello dell’illusione e della delusione nella letteratura siciliana) e guidata dal venerabile dottor Carlo Verderame, tanto amico di Francesco Crispi.

La Loggia era assolutamente coperta e si riuniva, per gli incontri straordinari, come lo fu alla vigilia dell’arrivo in città di Garibaldi, nel negozio di un “erbivendolo”

Altri tempi, altri uomini, altro spessore! Altro tipo di erba, verrebbe da dire.

Ma torniamo ai giorni correnti. Una sola loggia a Salemi, si diceva. No solo. Ma, ad una lettura sommaria, si percepisce l’idea di una cosa rabberciata, simile a quelle liste elettorali che si presentano incomplete nelle competizioni comunali, ad onor di firma. Giusto una testimonianza e per darsi un tono.

Dei tredici componenti il sodalizio, dieci sono infatti venuti a “dare una mano” da altre città.

I salemitani aderenti alla Loggia “Giordano Bruno” sono solo in tre. Come i Re Magi.

Altri sei dello stesso “ideale massonico” hanno preferito altre logge che opererebbero nella vicina Castelvetrano. A conferma di quanto sostenevamo prima. Che , cioè, i ruoli oggi si sono invertiti. E che a tirare la volata sarebbe la cittadina dei Templi. Evento inimmaginabile, fino a qualche anno! E antistorico. Non sarebbe male ogni tanto andare a vedere da dove proveniamo. Un baluginio della Storia non guasterebbe. Alicia contro Selinunte, alleata di Segesta. Salemi fino al Settecento “l’Atene del Vallo di Mazara”. Salemi geograficamente, politicamente e culturalmente mai appartenuta alla “Valle del Belice”. Anzi crediamo che gli inizi del declino coincidono proprio quando si accettò acriticamente di farne parte. Ma anche, infine, come alleanze mafiose, gli orizzonti si aprivano su altre opposte direzioni.

Sono lontani ormai i tempi gloriosi di quando la Loggia di Salemi prima dell’arrivo di Garibaldi aveva avuto contatti persino con Francesco Crispi, il futuro presedente del Consiglio dell’Italia unitaria. A tessere la tela per facilitare, dopo lo sbarco a Marsala, l’avanzata “inarrestabile” dei Mille, ci pensò Giuseppe La Farina un altro famoso massone che soggiornò a lungo, prima dell’impresa, nell’unico albergo esistente a Salemi nella piazza San Francesco ( oggi Piazza Libertà).

Si deve all’opera dei “Confratelli” Nicola e Pietro Favuzza, Simone e Gaspare Favara, Domenico e Vincenzo Mistretta, nella cui proprietà, fattoria di Rampigallo, trovarono ospitalità e furono ristorati i garibaldini dopo lo sbarco di Marsala, se per un giorno Salemi fu capitale d’Italia!

Si direbbe che ai Gattopardi di ieri si siano sostituiti i “Calogero Sedara”, di lampedusiana memoria.

Non ce ne vogliano i “Confratelli” di oggi, ma la differenza è fin troppo evidente.

I Franchi Muratori di allora, al di là del giudizio storico, qualcosa di importante lo compirono per passare alla Storia!

Se portò o no benefici al popolo siciliano, è tema da affrontare in altra sede.

Non ci risulta invece che da parte di questi odierni massoni salemitani un gesto, una iniziativa, un impegno di corposa consistenza, degni di essere affidati agli annali della storia patria, ci sia stata.

La donazione del sangue all’Avis, l’avere diretto per anni un liceo, avere iniettata un’endovena o scattata una radiografia rientrano tra le imprese che possano tramandare ai posteri ?

Vuoi mettere quando i cugini Salvo potevano vantare di appartenere all‘ Opus Dei!

Ci commenta a caldo qualcuno che di cose salemitane, e non solo, se ne intende. “Si sbagliava allora, certamente, ma si sbagliava da professionisti”, chiosa.

Nel caso che stiamo trattando invece viene difficile immaginare un radiologo, un infermiere e un direttore amministravo di una Asl insieme in una loggia. Che tutto sommato sono figure professionalmente non rilevanti. Di cosa discuteranno? Dei destini della sanità regionale? Del modo come fare meglio una puntura, una lastra o una endovena? Di come pagare puntualmente una fattura? E a chi riferiranno le decisioni eventualmente prese? Se è vero che il tutto gira attorno alla sanità, pubblica o privata, a naso, sembra difficile che costoro rappresentino il potere, più volte denunciato ma mai debellato, gestore del grande businnes sanitario.

Sono ben altre le centrali, secondo noi, da dovere essere messe sotto osservatorio. Che magari rimangono sempre le medesime. Basterebbe seguire la pista dei flussi finanziari più o meno anomali e le ostentazioni di opulenze spesso di cattivo gusto.

Oppure quando qualcuno viene beccato con le dita nella marmellata, chiedersi con quali proventi vengono pagate le super parcelle dei soliti “principi del foro” anche quando si tratta di sequestri di beni e capitali.

Alla Loggia salemitana “Giordano Bruno”, oltre al preside in pensione Salvatore Angelo ( a meno che non si tratti di omonimia), c’è un industriale della pasta e di prodotti dolciari (Stramondo) Vito Lo Castro (di questi era nota, se non ricordiamo male, l’iscrizione all’Ordine dei Cavalieri di Malta e anche qualche ambizione politica, sfumata nel nulla per questioni di correnti all’interno di un movimento centrista). Ora lo troviamo iscritto, oltre che in quella di Salemi, anche in altre due logge con sedi a Castelvetrano. E Giuseppe Masaracchia, un giovane avvocato figlio di un architetto. Come si vede, nessun politico, nessun consigliere comunale o personaggio di primo piano, come per le altre logge sparse in Provincia. C'è però Paolo Ruggirello, che è cugino dell'omonimo deputato regionale del Pd

Anzi, viene da sottolineare la nota dissonante, rispetto all’ambiente dominante, lo caratterizzata dalla scelta del nome della Loggia .

La figura del filosofo frate domenicano, Giordano Bruno, arso vivo in Piazza Campo de’ Fiori, contrasta platealmente con la tanto decantata religiosità dei salemitani, plasticamente testimoniata dalla presenza, tra chiese e conventi, di oltre 45 monumenti ed edifici religiosi. Ma anche dal culto delirante praticato nei confronti della Madonna, a cui nessun politico si è sottratto. La cui “devozione” viene ritualmente e pubblicamente ostentata nel corso dell’annuale grande processione, e da parte di qualcuno anche con sversamento di copiose lacrime!

L’esiguità degli inscritti autoctoni dimostrerebbe che anche sul fronte massonico si soffre degli stessi mali che affliggono l’intera città? Lo specchio obliquo che riflette la decadenza in cui sembra essere precipitata la comunità e che appare sempre più inarrestabile? O la proverbiale furbizia tramandata dagli antenati che vuole che tutto venga fatto di nascosto e sotto copertura, come quando si rimaneva in trepida attesa dell’Eroe dei due Mondi?

Ai tre salemitani della “Giordano Bruno” si devono aggiungere altri due salemitani: il radiologo Francesco Scaturro , figlio di un ex dipendente comunale, aderente alla Loggia Demetra di Castelvetrano e Mario Igino Maniscalco, informatore scientifico, iscritto alla Loggia “Philadelphion” di Mazara del Vallo.

 

Poi c'è Virtuoso Enrico Salvatore, nato a Caracas, residente a Campobello, ma noto a Salemi in quanto figlio di salemitani e per avere lavorato presso il nosocomio salemitano Vittorio Emanuele. E' iscritto alla Loggia “Italo Letizia 345” che opera a Castelvetrano.

Alla loggia “Centro sociologico Italiano Provincia di Trapani che ha sede a Castelvetrano ci sono i salemitani: Drago Giovanni, nato a Salemi il 14. 03 1974, Lo Castro Vito, nato a Salemi il 03.10.1969, Angelo Salvatore, nato a Salemi il 04.10.1940, Masaracchia Giuseppe, nato a Salemi il 13.10.1984, Sernesi Gianfranco, nato a Salemi il 12 .07.1964, Marchese Annamaria, nata a Salemi il 26.02 1972. Questi ultimi due sono salemitani solo per l'anagrafe.

Drago, Castro e Marchese risultano iscritti anche alla Loggia “Oriente” di Castelvetrano. La Marchese è iscritta anche alla Hypsas”, aderente al Grand Orient de France.

Fin qui il nostro sommario resoconto.

Ma non si dimentichi però che in queste amene terre, non sempre ciò che appare, è!

E se capovolgessimo quanto amava dire l’agrigentino Pirandello?

Macché finzioni! Realtà, realtà!

 

Franco Ciro Lo Re