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18/06/2016 10:56:00

Processo sui rifiuti "illegali" a Marsala. La difesa: "Eternit? No, era mozzarella..."

 Quelli ripresi nelle intercettazioni video effettuate alla Sicilfert non sarebbero stati rifiuti in terracotta, né amianto, ma… mozzarella. E’ quanto emerso, in Tribunale, a Marsala, nel corso del controesame difensivo del maresciallo dei carabinieri del Noe di Roma Dario Cavallo, ascoltato per la seconda volta nel processo scaturito dall’indagine Dda sul sistema, secondo l’accusa “illegale”, di raccolta e smaltimento dei rifiuti gestito dall’Ato Tp1. Il sottufficiale, lo scorso 2 maggio, aveva risposto alle domande del pm Carlo Marzella, affermando che “alla Sicilfert venivano scaricati anche rifiuti non differenziati e rsu, come emerso da intercettazioni telefoniche e video-riprese”. Nel processo sono imputati l’ex direttore dell’Ato Tp1, Salvatore Alestra, l’ex direttore dell’area Sud dell’Aimeri Ambiente, Orazio Colimberti, entrambi accusati di corruzione, il capo impianto del cantiere di Trapani, Salvatore Reina, nonché Michele Foderà, amministratore di fatto della “Sicilfert” di Marsala, Pietro Foderà, socio e responsabile dei conferimenti alla Sicilfert, e Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stessa azienda, che nello stabilimento di contrada Maimone trasforma i rifiuti in fertilizzanti. Alestra, secondo l’accusa, non avrebbe denunciato i “disservizi” di Aimeri per ottenere favori da Colimberti, mentre agli altri è contestato il conferimento e il traffico “illecito” di oltre 47 mila tonnellate di rifiuti. Nell’ultima udienza, gli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida, difensori di Pietro Foderá e della Sicilfert, hanno contestato al maresciallo Cavallo di non avere dato atto anche nell'informativa al pm dei “numerosi respingimenti da parte della Sicilfert di carichi di rifiuti non conformi ai rispettivi codici”. Ma quello che è più clamoroso, evidenziano i legali, è che “dalle foto estrapolate dalla difesa dalle videoriprese delle due telecamere installate alla Sicilfert e orientate sul piazzale degli scarichi emerge che non si trattava di scarichi di manufatti di terracotta né verosimilmente di amianto, come dal maresciallo riferito in sede di esame del pm, dovendo invece prendere atto dall'ingrandimento delle foto che si trattava di un quantitativo di mozzarella”. Sempre su domande degli avvocati Tranchida, l’investigatore ha ammesso che dalle intercettazioni telefoniche emerge che alla Sicilfert era stato impartito l'ordine di non accettare carichi di rifiuti difformi. Le telecamere, inoltre, non hanno inquadrato le aree dove si svolge la selezione e il compostaggio dei rifiuti. Domande all’investigatore sono state poste anche dall’avvocato Valentina Castellucci, difensore di Colimberti. “Abbiamo fatto emergere – dice il legale – come a monte vi sia una criticità nella differenziazione dei rifiuti a casa dei cittadini e che l’Aimeri ha svolto il servizio in maniera diligente”. Colpa dei cittadini, dunque, secondo l’avvocatessa palermitana, che non hanno differenziato bene. Si tenta, insomma, di scaricare su altri le responsabilità contestate dall’accusa. Ma, si sa, è questo il ruolo degli avvocati difensori. Alla prossima udienza, l’11 luglio, dovrebbero essere ascoltati altri due testi citati dal pm Marzella.