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24/06/2016 07:00:00

Marsala. Il muro crollato alle Cantine Florio. Chieste due condanne

  La condanna a 18 mesi di reclusione è stata invocata dal pm per i due imputati del processo relativo al crollo del muro di cinta dello stabilimento vinicolo Florio e dell’impalcatura metallica montata all’esterno. Sotto le macerie, il 15 luglio 2010, rimase Vincenzo Pipitone, all’epoca insegnante tecnico-pratico all’Istituto commerciale “Garibaldi” di Marsala. L’uomo rimase miracolosamente vivo, ma per le gravi lesioni alla colonna vertebrale rimarrà sulla sedia a rotelle per tutta la vita. Imputati, per disastro colposo e lesioni personali gravissime e permanenti, sono Giuseppe Maurizio Angileri, di 40, dipendente della “Duca di Salaparuta”, coordinatore della sicurezza, e Marcello Lombardo, di 32 anni, responsabile del cantiere per l’impresa “Gam Costruzioni”. Il processo si svolge davanti al giudice monocratico Vito Marcello Saladino. Il dibattimento era, però, iniziato davanti al giudice Riccardo Alcamo, innanzi al quale, all’inizio del 2015, due operai (Carlo Merlo e Giovanni Sammartano), che il 15 luglio 2010 erano a lavoro nel cantiere allestito per la demolizione di alcune strutture interne al muro di cinta, dichiararono: “Alcuni giorni prima, erano state tagliate, con martelletti pneumatici e altri attrezzi, le travi che sostenevano il telaio del ponteggio. Eravamo dentro lo stabilimento, poi abbiamo sentito un boato e siamo usciti”. Sulla consistenza e stabilità del ponteggio, i due operai di fatto confermarono quanto detto in una precedente udienza da un tecnico per la sicurezza dell’Asp, Francesco Vallone, che in aula disse: “Il ponteggio non era ben puntellato. Era ancorato solo in quattro punti, anziché dieci. Il piano di sicurezza diceva di vietare l’avvicinamento di persone, ma questo non è stato riscontrato’’. Vincenzo Pipitone è parte civile. A rappresentarlo è l’avvocato Carlo Ferracane che, sulla base di una legge del 2008 e di una sentenza del 2015 della Cassazione, ha chiesto che venga dichiarata la responsabilità anche della ditta committente dei lavori (“crollo prevedibile”). In fase di udienza preliminare, decise di patteggiare la pena (condanna a un anno e due mesi di reclusione con pena sospesa), il 42enne Stefano Gioacchino Catalano, sub-appaltante e manovratore della pala meccanica con cui si stava procedendo alla demolizione di parti interne attigue al muro crollato sulla strada.