Lo Sport Club Marsala 1912 di giorni bui ne ha vissuti tanti nella sua storia ultracentenaria. Ma come questo 8 luglio mai. Venerdì pomeriggio, accorgersi dalla lettura dell’elenco diramato dalla FIGC delle diciannove società che avevano chiesto nei termini il ripescaggio in Serie D (promesso a più riprese e garantito dal presidente Bonafede) che non vi era compreso il nome dello Sport Club Marsala è stato come un fortissimo pugno nello stomaco per i tifosi del Marsala e per tutta la Cittadinanza.
Eppure i tifosi marsalesi più informati erano già preparati perché nella giornata di giovedì era trapelata la notizia dell’ennesimo voltafaccia, dell’ultimo ridicolo e grottesco mancato rispetto degli accordi che aveva fatto saltare la formalizzazione – davanti ad un legale – della trattativa, ormai definitivamente conclusa, per la cessione a Luigi Vinci di una congrua quota del pacchetto azionario della società, <condicio sine qua non> perché l’imprenditore mettesse a disposizione la cifra da versare in extremis alla FIGC per iscriversi al torneo di Eccellenza ed essere inseriti nella graduatoria per l’assegnazione dei posti vacanti nell’organico della Serie D 2016/17.
A far saltare l’accordo faticosamente raggiunto da Matteo Gerardi e Giuseppe Bonafede, l’opposizione del socio-azionista Giuseppe Occhipinti, proprietario del 15,28% del pacchetto azionario dello Sport Club Marsala. Tutti gli altri azionisti (Giuseppe Gerardi col 5,56%, Salvatore Mannone col 15.28%, Salvatore Stabile col 15,28%, le cui quote – insieme con quella di Occhipinti, raggiungevano quel 51,4% che sarebbe dovuto passare a Luigi Vinci, erano pronti a firmare). Fra l’altro Vinci aveva proposto di anticipare i soldi necessari a titolo di prestito, da restituire in caso di mancata cessione della quota di maggioranza del pacchetto azionario.
Giuseppe Occhipinti, a differenza degli altri soci – come hanno testimoniato gli altri protagonisti della trattativa e come ha confermato lui stesso, dopo aver accusato gli altri interessati di strani <complotti>, intervenendo ad una trasmissione radiofonica – non si è presentato dall’avvocato che aveva formulato la lettera ed ha subordinato la sua accettazione al versamento, in cambio della sua quota, di un corrispettivo di 30.000 euro. Ora il signor Occhipinti, che nella vita fa il consulente fiscale, dovrebbe sapere benissimo che in una società con forte esposizione debitoria, una quota azionaria ha un valore negativo, che si quantifica in una parte, proporzionale alla quota, dei debiti della società. Anche se avesse immesso – cosa che probabilmente ha fatto, non abbiamo motivo di dubitarne - del denaro nella società durante il periodo di gestione, ciò non impedisce che la sua quota resti passiva. Non si capisce (o si capisce benissimo….) a che titolo e con quale scopo abbia fatto saltare la trattativa, precludendo allo Sport Club Marsala 1912 la possibilità di essere ripescato in Serie D e mettendo in dubbio la conseguente iscrizione al prossimo campionato di Eccellenza e con essa la sopravvivenza stessa della società.
Posizione che nessuno degli altri soci ha assunto, come si evince dai termini della trattativa. Pretendere, unico fra i detentori di quote dello Sport Club Marsala 1912, un corrispettivo in cambio della sua percentuale di azioni ci sembra moralmente discutibile, anche se tutto sommato legittimo (in quanto, se devo vendere un bene, come proprietario ho il diritto di fissarne il prezzo). Nel caso di una società sportiva però, assumere una posizione in netto dissenso con quelle degli altri soci e pregiudizievole per il futuro della società stessa, non ci sembra il massimo dello stile. Fra l’altro, Occhipinti avrebbe anche potuto conservare la propria quota se si fosse reperito un altro azionista disposto a cedere la propria per raggiungere quel 51% legittimamente preteso da Luigi Vinci. Probabilmente Occhipinti deve essersi reso conto di non essere più in sintonia con gli altri soci del club.
Anche il Sindaco Di Girolamo, l’Assessore allo Sport Cerniglia e il presidente del Consiglio Comunale Sturiano, si sono detti amareggiati per la soluzione della vicenda. Ma dirlo dopo non basta. Noi – vista la piega che avevano preso le cose - avevamo sollecitato una presa di posizione energica, in modo da indirizzare la trattativa verso una soluzione positiva della trattativa. Non lo hanno fatto con la necessaria energia, o hanno sottovalutato il problema. O anche loro sono stati presi alla sprovvista dall’intransigenza di Giuseppe Occhipinti. Piangere dopo è inutile e sa di fallimento. Anche da parte delle istituzioni.
Il fatto è che per la testardaggine di qualche membro del Gruppo Gerardi (al riguardo, va comunque sottolineata la energica azione del pur dimissionario Matteo Gerardi – che non ha quote ma ha la delega del fratello Giuseppe - per cercare di trovare una soluzione dignitosa) Marsala ha perso una straordinaria occasione per conservare la categoria (quella Serie D persa per un punto) e la possibilità di continuare comunque l’attività calcistica con un gruppo solido ed omogeneo sulla plancia di comando.
Luigi Vinci le ha tentate tutte: ha fatto le sue offerte, poi ha accettato <in toto> le richieste della controparte, ma si è sempre sentito dire di no da qualcuno. C’è chi ha criticato il fatto che Vinci avesse chiesto una penale come garanzia che la sua accettazione della richiesta andasse a buon fine. Beh, la richiesta di Vinci era più che legittima, visto che la cessione delle quote gli era stata più volte promessa e poi sempre negata. E visto come sono andate a finire le cose non aveva certo torto.
E lo stesso Bonafede – capo di una fantomatica cordata dai contorni estremamente nebulosi che poneva come condizione la permanenza in Serie D, dimissioni a parte, non è mai riuscito – come lui stesso ha dichiarato – ad entrare in possesso di una quota, neppure di minoranza, del pacchetto azionario.
La società presieduta (?) da Bonafede ora deve chiarire i propri progetti e le prospettive del Club: se ha i mezzi per iscrivere lo Sport Club Marsala 1912 al campionato di Eccellenza (il che rappresenta già una macroscopica e dolorosissima sconfitta), come – e con quali persone - intende continuare l’attività e con quali progetti. Che fine farà la squadra (che ha già contato le prime defezioni, come quella di capitan Riccobono) e come verrà allestita, a chi sarà affidata. E deve assumersi, come gruppo o a livello individuale, le responsabilità di aver fatto fallire in maniera clownesca una trattativa già conclusa e che avrebbe consentito alla società una prosecuzione dignitosa e la sopravvivenza del calcio a Marsala.
Questi sono interrogativi che non possono restare più senza risposta. I tifosi e la cittadinanza tutta ne hanno pieno diritto.
Salvatore Lo Presti