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20/07/2016 06:20:00

Mafia, chi è Domenico Scimonelli. L’uomo bancomat di Messina Denaro

Fra le tante intuizioni innovative nella lotta alla mafia apportate da Giovanni Falcone c’è senza dubbio, quella che lui racchiudeva così, in una frase: Segui i soldi e troverai la mafia. Da allora, seguendo quelle linee guida lasciate dal giudice morto nella strage di Capaci, si continua con l’attacco ai patrimoni dei mafiosi, ormai ritenuto uno dei sistemi migliori per indebolire la rete criminale e soprattutto togliere la linfa vitale ai boss. Da anni, gli inquirenti che danno la caccia a Matteo Messina Denaro stanno attaccando il patrimonio illecito di imprenditori prestanome del boss castelvetranese che hanno accumulato e reinvestito i proventi delle attività criminali in attività come la grande distribuzione, è il caso di Giuseppe Grigoli con i supermercati Despar e la 6GDO, che ha subìto un sequestro di oltre 700 milioni di euro, e i grandi appalti edilizi con Rosario Cascio a cui sono stati sequestrati beni mobili e immobili per 550 milioni di euro. Tra gli altri imprenditori vicini a Messina Denaro c’è anche Vito Tarantolo, imprenditore edile ritenuto contiguo a Cosa Nostra, a cui è stato confiscato dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani un patrimonio 20 milioni di euro.

L’ultimo provvedimento eseguito lunedì scorso dagli agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Trapani e della Finanza riguarda l’imprenditore Giovanni Domenico Scimonelli, provedimento che ha portato al sequestro di beni per 3 milioni di euro. Scimonelli 49 anni, nato in Svizzera, a Locarno, ma residente a Partanna, è considerato “uomo d’onore” della città del Belìce e principale anello di comunicazione della primula rossa di Castelvetrano. Per gli inquirenti, infatti, è una delle persone più vicine a Matteo Messina Denaro in questi ultimi anni e suo braccio finanziario, motivo per cui si ritiene sia una delle pedine fondamentali per poter dare una svolta alle indagini per la cattura del boss. Gia' coinvolto in fatti di mafia nel 1997 con l'operazione "Progetto Belice", è stato arrestato nell’ambito dell’operazione "Ermes" dell’Agosto del 2015. Scimonelli, perfettamente inserito nel tessuto sociale ed economico del Belice, titolare di diversi supermercati Despar, è stato premiato al Vinitaly qualche anno fa, e ha contribuito alla creazione di un consorzio vitivinicolo. Ha fatto parte, inoltre, del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana di Angelo Sandri.

Per gli inquirenti ha avuto un ruolo ben preciso: essere l’uomo dei bancomat di Messina Denaro, andando in giro per l’Italia, tra Roma e Milano, ma anche in Svizzera, a Lugano, dove era solito creare delle società fittizie tramite le quali aveva a disposizione diverse carte di credito. E’ sotto processo davanti al gup di Palermo perchè ritenuto il mandante dell’omicidio di Salvatore Lombardo, un pregiudicato di Partanna che è stato ucciso con due fucilate, davanti il bar “Smart Cafè”, il 21 maggio del 2009, per aver rubato un camion di merce dal suo supermercato. Di questa vicenda ne ha reso testimonianza ai magistrati il pentito Attilio Piero Fogazza, esecutore materiale dell’omicidio assieme al salemitano Nicolò Nicolosi, che ha deciso di collaborare con la giustizia, confermando nei suoi verbali la presenza di Scimonelli sulla scena dell'omicidio Lombardo. Fogazza ha raccontato ciò che ha saputo da Scimonelli sui suoi rapporti di amicizia e gli incontri con Messina Denaro:

"Nel 2008, Scimonelli mi disse che con Matteo Messina Denaro erano amici d'infanzia, andavano insieme a Triscina e ne conosceva la famiglia. Nel 2010, mi disse di averlo incontrato al porto vecchio di Mazara. Mi raccontò: 'Mi sono visto cù siccu (soprannome del boss castelvetranese, ndr). E’ nervoso perché cominciano a mancare i soldi e non può pagare chi è in carcere. Poi, alla Despar ci fu un ammanco di 150 mila euro. Io sapevo che li aveva dati a Messina Denaro. Nel 2012, Scimonelli mi chiese un’auto in prestito, come faceva quando nei suoi movimenti non voleva dare nell’occhio. Io gli diedi una Punto. Tornò con l’auto, le scarpe e i jeans tutti sporchi di fango. Gli ho chiesto: ma dove sei stato? E lui mi rispose che aveva incontrato Matteo Messina Denaro lungo la strada vecchia tra Mazara e Salemi. Un giorno, al bar, su un giornale c’era la foto di Messina Denaro e lui mi disse: E quando lo prendono? E’ completamente cambiato”.

 

Per Scimonelli, dopo la condanna del 2 maggio scorso a 17 anni di carcere nel processo scaturito dall’operazione Ermes, è stato disposto il sequestro di quindici conti correnti in Italia e quattro societa': l'azienda individuale, il complesso aziendale Superal srl che gestisce un supermercato a Partanna, Occhiodisole srl, Esse Immobiliare srl che gestisce altri due punti vendita Despar. Adesso queste società passeranno alla gestione dello Stato attraverso gli amministratori giudiziari.
'E' sempre piu' terra bruciata attorno a Messina Denaro e stavolta abbiamo colpito uno dei suoi canali finanziari piu' floridi'. Le parole di Manfredi Lo Presti, dirigente della Divisione Anticrimine della Polizia di Trapani. 'Secondo le nostre indagini - continua Lo Presti - Scimonelli era il raccordo tra la compagine mafiosa e il latitante, agendo attraverso l'imposizione di tangenti nei confronti di imprenditori che si aggiudicavano le gare d'appalto. E' presente una notevole sperequazione nei conti di Scimonelli, condizione che ci ha convinti del nostro operato'.
Ancora una volta, dunque, si assesta un duro colpo al potere economico di Messina Denaro, ancora una volta si stringe il cerchio attorno al boss invisibile di Castelvetrano.