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23/07/2016 06:50:00

Trapani e i morti in mare: "Non sappiamo più dove seppellirli". Quest'anno già 3000 morti

 "Non sappiamo più dove seppellire i morti in mare che recuperiamo". Lo dice il Prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, accogliendo ieri nel Molo Ronciglio, al porto, l'ennesima nave carica di vittime del Mediterraneo e di disperati. Ieri, in particolare, è giunta la nave Aquarius di Medici senza Frontiere e Sos Mediterranee con 209 migranti e 22 cadaveri. Falco sottolinea "la grande disponibilità mostrata da tutti i comuni della provincia di Trapani. Complessivamente i comuni hanno messo a disposizione decine di loculi per le sepolture".
Tuttavia le tombe sono ancora insufficienti: alle 22 salme di oggi, se ne aggiungono infatti altre 35 provenienti da Catania e che giungeranno a Trapani a giorni, che fanno parte dei 700 morti nell'ultima strage avvenuta nel Canale di Sicilia. "Attualmente siamo alla ricerca
- aggiunge il prefetto - di una ventina di loculi". 

La procura di Trapani ha aperto un fascicolo sulla tragedia del mare, condotta dal sostituto procuratore Andrea Tarondo presente stamane in banchina: la polizia sul posto ha identificato e preso i dati anche dell'equipaggio della nave e del personale delle due Ong.

“È uno stillicidio” ha detto il Presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca. “Noi continueremo a fare la nostra parte, mettendo al centro la vita umana, ma non è mai abbastanza. Ringrazio i volontari e le volontarie della CRI per il loro enorme sforzo anche se non smetteremo mai di urlare che occorrono vie legali per risparmiare quante più vite possibili”.

Dall'inizio dell'anno, tremila morti. Sono ormai a quota tremila, i migranti e rifugiati morti mentre cercavano di raggiungere l'Europa via mare dall'inizio dell'anno. Nel 2016 - ha riferito oggi a Ginevra l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) - il numero stimato di decessi è di 2.977, ma si tratta di un dato che non include il recupero di quasi due dozzine di cadaveri nelle ultime 48 ore che si ritiene siano in rotta verso l'Italia e la soglia dei 3.000 potrebbe essere raggiunta nelle prossime ore o giorni.

"Mangiava biscotti e sognava di fare il pilota". L’altra notte - racconta Eugenio Venturo, coordinatore della CRI - facevo servizio in ambulatorio ed è entrato un bambino di 6 anni, mangiava biscotti e mi spiegava quanto gli sarebbe piaciuto volare su quegli aerei che continuavano a girare e girare sulla sua testa. Il suo gommone era alla deriva da chissà quanto tempo, stava lentamente affondando (metà degli uomini erano bagnati e sotto shock) e lui teneva gli occhi piantati al cielo pensando che da grande avrebbe voluto fare il pilota. Mangiava biscotti e quando cadeva qualche briciola, chiedeva scusa, puliva con la mano e ricominciava a volare spalancando le braccia. Rideva e volava”.

Le tante storie raccolte. Si raccolgono tante storie durante la traversata in mare verso l’Italia. Due su cinque, alla domanda dove sia la Sicilia, rispondono “Italia”. Nei loro occhi c’è speranza, ma anche la consapevolezza che sono ancora in viaggio e che non è ancora finita. “Quando li tiri su da quei gommoni, tutto passa per la testa, tranne la domanda se è giusto lasciarli lì” prosegue Venturo. “Qui a bordo è tutto così chiaro”. La Croce Rossa Italiana è sulla nave Phoenix dai primi di giugno, impegnata nella cura e nell’assistenza sanitaria a persone migranti soccorse nel Mar Mediterraneo. Un’attività che la CRI ha voluto aggiungere, alla sua già capillare ed efficace attività di assistenza allo sbarco e nei centri di accoglienza, per allargare il suo intervento e per evitare un’ulteriore perdita di vite umane.