Altri tre mesi di sospensione del procedimento penale per poter pagare, attraverso l’amministratore giudiziario delle aziende sequestrate, tutte le tasse evase. E’ quanto hanno chiesto gli avvocati difensori di Michele Licata al gup Riccardo Alcamo. Così, il noto imprenditore del settore ristorazione-alberghiero potrebbe godere di un notevole sconto di pena. Secondo Procura e Guardia di finanza, Michele Licata sarebbe il “deus ex machina” della colossale evasione fiscale, nonché della truffa allo Stato. Secondo l’accusa, tra il 2006 e il 2013, sarebbero state evase imposte per circa 7/8 milioni di euro, mentre i finanziamenti pubblici “illecitamente” ottenuti sarebbero oltre 4 milioni di euro. Oltre che per l’erede di Mariano Licata, nel procedimento sono coinvolte anche le figlie Valentina e Clara Maria. Sulla richiesta della difesa (avvocati Salvatore Pino, Carlo Ferracane e Gioacchino Sbacchi), il giudice Riccardo Alcamo il prossimo 28 settembre. Una prima sospensione dell’udienza preliminare per consentire all’amministrazione giudiziaria di iniziare a versare all’Agenzia delle Entrate le tasse evase era stata chiesta dalla difesa al gup Francesco Parrinello a fine gennaio. Al giudice Parrinello è poi subentrato, in maggio, il collega Alcamo perché il primo si è dichiarato “incompetente” a proseguire nel giudizio avendo condannato, ai primi di marzo, sei persone accusate di aver emesso quelle false fatture che a Licata hanno consentito di evadere tasse per milioni di euro. Condanne per false fatture in concorso con Michele Licata che mettono, di fatto, l’imprenditore con le spalle al muro.